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Schiaffo di Cirio a Lo Russo su Askatasuna e il mercato del Barattolo: «Sì alle sanzioni, io sono per la legalità»

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Difficile dire se metterà fine ai cinque anni di concordia istituzionale che ha esposto entrambi alle critiche (dentro agli schieramenti) ma anche agli apprezzamenti (soprattutto fuori dai partiti), come quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di certo, nel rapporto (finora al limite dell’idilliaco) tra il presidente Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo il pacchetto di sanzioni economiche contro il Comune varato ieri dalla Regione con il proposito di fermare i piani del primo cittadino su Askatasuna e il mercato del libero scambio apre una crepa. C’è chi parla di «ricatto», chi di «schiaffo», chi di «intimidazione». Da parte sua, il governatore si schermisce: «Non è un provvedimento ad personam o ad communem. Abbiamo sensibilità politiche diverse, com’è normale che sia. Se non c’è legalità, non ci può essere nemmeno solidarietà».

Così, con il via libera del Consiglio regionale alla legge omnibus, nonostante una prima bocciatura del Tar, la Regione torna a mettere spalle al muro Palazzo Civico sul progetto di recupero dell’ex asilo di corso Regina Margherita occupato dal centro sociale Askatasuna, ma anche su un altro vecchio cavallo di battaglia di FdI e Lega: il no al «Barattolo», il mercato del libero scambio soprannominato «suk» dai detrattori. Se l’amministrazione comunale non adempierà al divieto di stabilire patti di collaborazione sui beni immobili occupati e di limitare a 12 giornate l’anno il mercatino di via Carcano, non potrà più contare sui finanziamenti regionali per sport, cultura e rigenerazione urbana.

Cirio si è trovato davanti a un bivio: accogliere le spinte dell’ala più estrema della coalizione, quelle del meloniano Maurizio Marrone e del leghista Fabrizio Ricca, oppure respingerle per onorare la concordia con Lo Russo, ma al contempo mettendo a rischio la tenuta della sua stessa maggioranza. Rispetto alle proposte iniziali, qualche limatura per rendere sul piano pratico il più innocue o inapplicabili possibili le penalità (non potranno riguardare i fondi per assistenza, trasporti e altri servizi essenziali) c’è stata: «Senza sanzioni — afferma Cirio —, le regole non valgono». Ma il messaggio sul piano politico va oltre i codicilli e apre la strada a una presa di distanza netta dalle politiche del sindaco. Non a caso, il governatore fa appello alla «legalità» (anche se il Tar finora ha dato ragione al Comune). E lo stesso fanno i fautori delle misure anti-Lo Russo: «L’illegalità a Torino regna sovrana e c’è la necessità di rimettere ordine in contesti finora lasciati senza controllo», canta vittoria il capogruppo della Lega, Ricca.

Per la numero uno del Pd in Regione, Gianna Pentenero, «è imbarazzante che la Lega parli di autonomia differenziata e poi tolga autonomia alla Città». Alice Ravinale (Avs) parla di «utilizzo intimidatorio del potere legislativo», ma si dice «certa che i giudici bocceranno queste norme». Sarah Disabato (M5S) denuncia un’operazione dettata da «scelte puramente ideologiche pensate per penalizzare i comuni». E Vittoria Nallo (Stati Uniti d’Europa) la definisce la «politica del ricatto: si fa una legge per redarguire chi non è allineato politicamente, togliendo risorse ai cittadini di Torino».


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27 giugno 2025

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