Home / Politica / La sfida sui candidati che agita i due fronti

La sfida sui candidati che agita i due fronti

//?#

Ritenere che il «tramonto», eufemismo del presidente del Senato, il meloniano Ignazio La Russa, del terzo mandato chiuda la questione delle candidature alle Regionali suona un po’ ottimistico. In realtà, la bocciatura del tentativo estremo della Lega di riproporlo, facendoselo respingere col no di FI e l’astensione di FdI, apre la vera partita: nella maggioranza di governo e nelle opposizioni. Per la prima, si tratta di ridefinire gli equilibri interni negli enti locali. A sinistra, di rendere le nomenklature omogenee alla politica della segretaria Elly Schlein. 

Il partito di Matteo Salvini al Nord è irritato con gli alleati, in particolare con il vicepremier e capo di FI, Antonio Tajani. Ma sotto ristagna qualche diffidenza nei confronti dello stesso leader del Carroccio. È sospettato di non avere fatto la voce grossa per difendere l’anima «nordista» della Lega, privilegiando personaggi come l’ex generale Roberto Vannacci. Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, parla esplicitamente di «schiaffo in faccia a quelle comunità che con il voto vorrebbero confermare amministratori apprezzati». 

La reazione, tuttavia, elude il tema di fondo emerso dalle elezioni politiche dell’autunno 2022: FdI ha ormai dovunque oltre il doppio dei voti del Carroccio, e FI sta riacquistando consensi. Le posizioni di potere della Lega in Veneto, Lombardia, Piemonte sembrano dunque fotografare rapporti di forza del passato. E gli alleati puntano a ricalibrare a proprio vantaggio la situazione. L’esclusione di Luca Zaia dalla competizione porterà quasi certamente a una candidatura più gradita e in linea con Palazzo Chigi.

Quanto al centrosinistra, le tensioni interne alla coalizione di Giorgia Meloni mettono un po’ in ombra quelle presenti in particolare nel Pd. Eppure ce ne sono, e vistose. Basta registrare la proposta di un «breve rinvio» delle elezioni previste in autunno, avanzata dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca: un predestinato all’esclusione, ma forte di un radicamento regionale in grado di creare problemi al candidato che sarà scelto da Schlein, probabilmente d’intesa col M5S. Il controverso slittamento al 2026 sarebbe motivato dall’esigenza di non bloccare alcune opere pubbliche già avviate: un problema che appare condiviso dai leghisti. Per Massimiliano Fedriga, la spaccatura che ieri si è prodotta nella Conferenza delle Regioni da lui guidata non nasce dai contraccolpi del «no» al terzo mandato. Eppure si indovina un asse tra Lega e De Luca per tentare di prolungare le legislature locali. Ma c’è chi teme che un rinvio venga usato per liberarsi di candidati sgraditi. Non a caso Eugenio Giani, governatore Pd della Toscana, poco in linea con la segretaria Schlein, annuncia che nella regione si voterà comunque a ottobre

La newsletter Diario Politico

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter “Diario Politico”. E’ dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.

26 giugno 2025

26 giugno 2025

Fonte Originale