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Lea Massari, la diva che mollò tutto a 57 anni per dedicarsi ai suoi cani

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Discreta e riservata, Lea Massari, una delle attrici più belle e misteriose del nostro cinema, è morta in silenzio lunedì e la notizia è stata resa pubblica dopo i funerali nella cattedrale di Sutri e la sepoltura nella cappella di famiglia.
A 57 anni se ne era già andata dal mondo dello spettacolo, dedicandosi ai suoi amati animali, un complesso di colpa per essere stata cacciatrice da giovane col padre, in tempi non sospetti.

Non era un’attrice con vizi e virtù italiane, il suo sguardo fu da subito più ampio: aveva vissuto a Parigi, stimata da registi francesi come Sautet (Le cose della vita), Deville, Clement e Louis Malle, regista del famoso e incestuoso Soffio al cuore, lavorando con partner come Belmondo, Trintignant, Montand.
Poi, dopo una vita un poco nomade, si trasferì in Sardegna col marito Carlo Bianchini da cui divorziò nel 2004, tornando romana, con villa nella campagna di Orvieto.

Nata il 30 giugno 1933 come Anna Maria Massatani, ribattezzata Lea in onore del fidanzato morto prima delle nozze, ha vissuto da europea in Spagna, Francia, in Svizzera e fu il costumista di Fellini, Piero Gherardi, che l’avvicinò al cinema: ma il suo eterno rimpianto fu quando per 8 e mezzo Fellini le preferì, nel ruolo della moglie, Anouk Aimèe.

Il primo a intuire il mistero dei suoi occhi felini è Mario Monicelli che la fa debuttare come ragazza sarda appassionata con lunghe trecce e scialle nero in Proibito (1954), dalla Deledda. Poi la giovane conquista il pubblico con le dolcezze neorealistiche di Castellani dell’Italia povera e illusa dei Sogni nel cassetto, cronaca nelle ristrettezze universitarie di Pavia (con un finale che non piaceva al produttore Rizzoli). E poi una vera storia italiana, il trionfo del compromesso nel match degli ideali col potere, quella del capolavoro di Risi, Una vita difficile con Alberto Sordi, dove Lea è la moglie del giornalista partigiano impegnato Magnozzi (famosa la cena a casa dei nobili mentre la radio proclama la Repubblica) che prima lo salva poi non resiste ai richiami viareggini del boom.

La sua carriera incrocia teatro e tv, sempre al meglio, ma nel 1960, l’anno magico del nostro cinema, è Antonioni che la lancia sul set burrascoso de L’avventura, con la Vitti e Ferzetti, dove Lea scompare dopo mezz’ora di film ma la sua presenza resta un condizionante fantasma della storia.
Bella e scontrosa, non maggiorata né mondana, donna ricca di tutte le contraddizioni e le istanze moderne in anticipo sui tempi, Massari recita con la grande famiglia del cinema italiano anni 60-70, con Nanni Loy, Valerio Zurlini (il fulgido melò La prima notte di quiete), i Taviani, Giuseppe Bertolucci (la madre della figlia terrorista in Segreti segreti), con il politico Rosi insieme a Volontè (Luisa Levi in Cristo si è fermato a Eboli) e nel mitico Colosso di Rodi di Leone.
Nel 1960 Arnoldo Foà la vuole con sé per Due in altalena, bella commedia intimista americana di William Gibson a due voci complesse, prima che l’attrice stregasse Garinei e (soprattutto) Giovannini che la scelsero come Rosetta del loro best seller Rugantino accanto a Manfredi e Fabrizi, addì 1962. E nella sua esperienza teatrale non manca un Brecht d’annata, Il cerchio di gesso del Caucaso, diretta da Squarzina nel 1974 e Sarah Barnum diretta da Georges Wilson.

Attivissima in tv, sia in prosa (dal sofisticato Incantesimo di Philip Barry a Edipo Re con Gassman a Quaderno proibito di De Cespedes), premiata con David (I sogni muoiono all’alba di Montanelli, Una vita difficile) e Nastri (La prima notte di quiete, Cristo si è fermato a Eboli), Massari per la grande platea tv è nota per romanzi sceneggiati di classe. Come la tolstoiana Anna Karenina girata a Trieste e la monaca di Monza nei Promessi sposi di Bolchi del 1967, oltre ai Fratelli Karamazov e Capitan Fracassa, classici. Il suo prematuro ritiro, prima di dedicarsi alla protezione degli animali lontana dal genere umano e dal mondo delle finzioni, avviene al cinema con Viaggio d’amore di Fabbri e in tv con Una donna spezzata di Leto, da Simone de Beauvoir, un altro tassello nell’intensa dinamica culturale di un’attrice sempre inquieta, che riusciva a esplorare con i suoi occhi aspetti nascosti dell’animo femminile e che visse con indomito coraggio.

26 giugno 2025

26 giugno 2025

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