
Terzo mandato, l’emendamento ribattezzato «emendamento fantasma» dopo le dichiarazioni dei vertici della Lega nei giorni scorsi, è risorto con un ultimo coup de théâtre. Anche se appare evidente che sarà un «emendamento di bandiera» o, per essere più precisi, un tentativo nato già morto. Si dice che il primo a essere sorpreso sia stato proprio il senatore veronese Paolo Tosato che, la mattina di martedì, si è visto calare l’ordine dall’alto di depositare le poche righe in cui si sostituisce, nella norma che fissa il tetto per i presidenti di Regione, «secondo» con «terzo» mandato e in cui si specifica che il nuovo limite «si applica nelle Regioni a statuto ordinario con riferimento ai mandati successivi all’adozione della prima legge regionale intervenuta in materia elettorale» dopo l’entrata in vigore della legge originaria sul limite. Traduciamo: il Veneto ha adottato la norma nazionale nel 2012, quindi la modifica consentirebbe a Luca Zaia di candidarsi nuovamente. Un’aggiunta che è stata prontamente ribattezzata «postilla salva Zaia».
La Russa: «Terzo mandato? È tramontato»
Fin qui la parte formale, trapelata nella mattinata del 24 giugno. A cui è seguita una sventagliata di mitraglia dalle opposizioni, certo, ma anche dagli alleati di FdI e FI. Su tutti, pesano le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa (FdI): «Il terzo mandato? È tramontato» (salvo poi riaggiustare il tiro «magari è un’eclissi»). Non stupisce, poi, la conferma, l’ennesima, della contrarietà di FI con il portavoce Raffaele Nevi che ripete: «La posizione di Forza Italia è sempre la stessa. Voteremo contro l’emendamento presentato dalla Lega».
Zaia, parte in causa, taglia corto: «Non ne so nulla, ne prendo atto, non sto seguendo questa partita. Dopodiché il Parlamento è sempre sovrano e vedremo cosa accadrà». Ma perché la Lega ha cambiato, nuovamente, idea dopo le dichiarazioni del referente degli enti locali Stefano Locatelli («prendiamo atto che FI è contraria, ora il centrodestra scelga i candidati migliori») scegliendo di tentare di far inserire l’emendamento del ddl su consiglieri e assessori regionali? C’è chi giura di uno Zaia furioso con Matteo Salvini per aver mollato il colpo anzitempo. Tosato, che ha presentato il testo in commissione Affari Costituzionali al Senato, sceglie di parlar chiaro: «Abbiamo depositato l’emendamento sul terzo mandato per i governatori perché questa rimane la nostra posizione. Lo presentiamo consapevoli che le posizioni all’interno della maggioranza non sono univoche, che attualmente le possibilità che venga accolto e che trovi i voti sono ancora oggi molto risicate ma noi la nostra battaglia la portiamo avanti fino in fondo per non lasciare nulla di intentato e anche per fare chiarezza sulle varie posizioni» nel centrodestra perché «ce ne sono alcune nette e alcune un po’ più sfumate. Andiamo a vedere in modo chiaro e inequivocabile come si manifesterà il voto in Commissione».
I meloniani sono rimasti alla finestra
In una vicenda che sconfina nel surreale anche per gli addetti ai lavori, Tosato procede senza infingimenti: «La posizione di Antonio Tajani è di totale contrarietà. Abbiamo avuto una sensazione di apertura più che da parte del governo da parte di Fratelli d’Italia, ed è per questo che un po’ lo scenario è cambiato. Vediamo qual è effettivamente la posizione al momento del voto di FdI». Insomma, i meloniani, che astutamente sono rimasti alla finestra di una salomonica «disponibilità alla discussione», vanno stanati. Anche a rischio di spaccare la maggioranza? «Se il parere del governo sarà di remissione del proprio voto all’aula noi non riteniamo, come abbiamo già fatto in passato, di creare nessun problema alla tenuta della maggioranza. Darà libertà di voto e noi lo metteremo al voto. – chiarisce Tosato – Diversa e più delicata sarebbe la situazione in cui il governo dovesse dare parere negativo, in quel caso faremo una riflessione se non sia opportuno ritirarlo».
Le prospettive di voto
L’epilogo (sempre che non sia in agguato l’ennesimo colpo di scena) di questa vicenda viene rimandato a domani quando nella commissione presieduta da Alberto Balboni, FdI, verrà illustrato l’emendamento della discordia e, dice il presidente stesso, «auspicabilmente verrà votato». A palazzo Madama qualcuno ha già fatto i conti: l’ipotesi è che ci saranno i 2 voti contrari di FI, i 6 di FdI fra contrari e astenuti, i 5 contrati di Pd e IV, un voto contrario di Avs e uno della Svp oltre, naturalmente, ai 3 voti a favore della Lega. Sulle barricate i senatori dem: «L’emendamento per consentire a Zaia un quarto mandato è una provocazione che dovrebbe essere dichiarata inammissibile».
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25 giugno 2025
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