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Michelstädter, 12 voci più una

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Doveva essere principalmente un bell’esperimento di traduzione poliglotta, invece è diventato un libro originale, questo Carlo Michelstädter. Antologia poetica multilingue (Mimesis edizioni), che raccoglie «15 poesie in 12 lingue» del poeta e filosofo goriziano morto suicida nel 1910, a 23 anni. Le 12 lingue in cui sono state tradotte le poesie di Carlo Michelstädter (tra le quali il greco antico, l’ebraico, il latino, il friulano) sono elencate in copertina, però se si va a contarle ci si accorge che non sono 12, ma 13. L’ultima voce, la sorpresa, visto che è la prima volta che accade una cosa del genere, è quella di un dialetto pugliese, il «dialetto altamurano». È come se d’incanto il Friuli-Venezia Giulia avesse scoperto la Puglia e, attraverso questo volume, il Carso si fosse rispecchiato nell’altopiano delle Murge, al quale peraltro è morfologicamente identico.

L’antologia di poesie di Michelstädter è un progetto dell’Istituto per gli incontri culturali mitteleuropei ed è curata da Suzana Glavaš, docente di lingua croata all’Università L’Orientale di Napoli, con la collaborazione di Elena Guerra e Antonella Gallarotti. Il libro è stato presentato a Gorizia, quest’anno capitale europea della Cultura insieme con la slovena Nova Gorica. Ma cosa c’entra Altamura, che non è capitale di nulla? Qualcosa c’entra, se allarghiamo lo sguardo al mare Adriatico, che sommergeva sia il Carso sia le Murge. Lo scrive Eugenio Ivetic in Storia dell’Adriatico (il Mulino): «Il rinvenimento nella grotta di Lamalunga, ad Altamura, di uno scheletro umano completo di 200-150 mila anni fa, tra i più antichi del genere in Europa, dimostra che la presenza umana nell’area adriatica è più remota dell’Adriatico stesso». E poiché l’Adriatico fa parte del mare Mediterraneo, anzi è «il Mediterraneo del Mediterraneo» (sempre Ivetic), Glavaš sceglie l’albanese e il dialetto altamurano nella polifonia delle traduzioni delle 15 poesie perché «riflettono l’idea di unità mitteleuromediterranea di Carlo Michelstädter». La traduzione della poesia, però, scrive Glavaš, «è arte, oltre che musicalità e alta filologia, e deve svelare il mistero di un incontro animico e ricreare le onde vibrazionali dell’autore». Ma non avrebbe mai pensato, Glavaš, di poter incrociare un giorno qualcuno in grado di «riprodurre l’eco originale dei versi di Michelstädter» addirittura in dialetto altamurano.

È stato a Napoli, alcuni anni fa, nella sinagoga del quartiere Chiaia. Dove Glavaš era andata per donare un vecchio pianoforte al tempio e ha incontrato un tipo singolare che veniva da Altamura, Donato Laborante, settant’anni, in arte Emar Orante, comparsa «speciale» in tanti pluripremiati film d’autore e cantastorie di professione (così è scritto anche sulla sua carta di identità). Emar dice a Suzana di essere lì perché è nato a Claustro Giudecca, nel quartiere ebraico di Altamura che Federico II di Svevia, fondatore della città, aveva concepito a protezione degli ebrei lì residenti. Le racconta di aver raggiunto Napoli dopo aver fatto tappa a Venezia e a Casarsa della Delizia, in Friuli, dov’era andato in pellegrinaggio sulle tombe di due grandi della nostra epoca, Ezra Pound e Pier Paolo Pasolini. E le dice anche di aver tradotto e declamato in dialetto altamurano Supplica a mia madre dello stesso Pasolini, una prova d’attore diventata poi un video «cliccatissimo» sulla Rete (Animado Film, regia di Francesco Russo). Qualche tempo dopo, quando Gavlaš guarda il video di Emar, ne resta folgorata. Trova incredibile la «resa» di Supplica a mia madre in dialetto altamurano. E poiché sta lavorando all’antologia delle poesie di Michelstädter, chiede a Emar Orante di tradurre la sesta delle sette cantiche della poesia «A Senia». Gli spiega che Senia in greco vuol dire straniera e lo ragguaglia su Carlo Michelstädter, che era di famiglia ebraica, irredentista italiano, poeta innamorato della vita al punto da portarsela via con sé nell’aldilà con un colpo di pistola, e proprio il giorno prima di discutere la sua tesi di laurea intitolata La persuasione e la rettorica (oggi un libro, curato da Sergio Campailla per Adelphi).

Donato Laborante alias Emar Orante non se lo fa ripetere due volte. Traduce. E declama. E lo fa nella maniera migliore, esattamente come teorizzato da Glavaš, rendendo in dialetto altamurano lo struggimento di Michelstädter, il quale, scrisse Giovanni Papini, «ha voluto affermare e possedere, nello stesso momento-vigilia della morte, il meglio della sua vita».

Carlo si uccide il 17 ottobre del 1910, mentre vive una storia d’amore con la goriziana Argia Cassini, che gli ispirò sia «A Senia», sia «I figli del mare», considerati i suoi due capolavori. «Il suo gesto è una prova di forza, non di debolezza — ha scritto Vittorio Sgarbi —. In Michelstädter sento la stessa potenza di Michelangelo poeta, che nella difficoltà amorosa trova energia». Ed è proprio questa parola, energia, cioè forza in azione, che Carlo utilizza per rivolgersi alla sua Argia, nome che in greco significa il contrario, quiete: «…dalla tua rinuncia/ rifulgerà il tuo atto vittorioso/ Argia sarà il tuo porto Energia». Ma un mese dopo questi versi, sul frontespizio della sua tesi di laurea mai discussa Carlo scriverà in greco («la lingua in cui scriveva e pensava», dice Campailla) «apesbésthen», «io mi spensi». Poi andrà da Argia, si farà suonare da lei al pianoforte la settima sinfonia di Beethoven, tornerà a casa e si sparerà un colpo alla tempia.

La raccolta

L’Antologia poetica multilingue che raccoglie 15 poesie di Carlo Michelstädter in 12 lingue più il dialetto altamurano, a cura di Suzana Glavaš, Elena Guerra, Antonella Gallarotti, è edita da Mimesis (pp. 260, euro 22). Il volume è un progetto dell’Istituto per gli incontri culturali mitteleuropei di Gorizia Carlo Michelstädter (Gorizia 1887-1910) è stato filosofo, poeta e pittore. Tra le sue opere: Il dialogo della salute (1910) e La persuasione e la rettorica (1910). Donato Laborante, in arte Emar Orante, è autore della versione in altamurano della sesta cantica della poesia «A Senia» di Michelstädter

19 giugno 2025 (modifica il 19 giugno 2025 | 09:19)

19 giugno 2025 (modifica il 19 giugno 2025 | 09:19)

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