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Salernitana impalpabile e imbarazzante a Marassi, per la gara di ritorno con la Sampdoria serve l’impresa

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Un obbrobrio. E, stavolta, sul campo. La Salernitana ha mancato di rispetto alla propria gente, quasi quanto erano riusciti, in precedenza, a fare Lega di Serie B e Figc a tavolino, stravolgendo regolamenti e norme. Al “Ferraris” i granata sono stati capaci di scavarsi mezza fossa da soli, resuscitando una Sampdoria già data per morta e sepolta. Più di cento minuti, nella gara d’andata dei playout della discordia – quelli che prima si dovevano giocare contro il Frosinone nella seconda decade di maggio, poi sono stati tenuti in sospeso per quasi un mese tra ricorsi e forzature, e alla fine si sono disputati a metà giugno – affrontati da una Salernitana senza attributi, personalità, idee, cuore.

Il risultato di Genova – 2-0 – ha inchiodato al muro delle proprie responsabilità una squadra e un allenatore che hanno preparato male la partita e l’hanno interpretata peggio, tra terreno di gioco e panchina. Samp accesa, Salernitana spenta, quando sarebbe dovuto accadere il contrario, non foss’altro per reagire a torti, soprusi e penalizzazioni subiti senza soluzione di continuità. E, invece, gli stessi iniziali undici giocatori e il medesimo allenatore dell’impresa di Cittadella, nell’ultimo impegno della stagione regolare, sono apparsi svuotati, inermi, incapaci di fronteggiare la furia, agonistica ma anche fisica e atletica, di un avversario con gli uomini contati e con la pressione di dover vincere a tutti i costi per sovvertire il pronostico. E sono stati premiati, anche al di là delle proprie qualità tecniche, per l’atteggiamento e per la condotta di gara.

Impalpabile, invece, la prestazione dei granata, tanto che si fa fatica – anche volendo fare un distinguo tra i singoli – a individuare qualcuno che abbia anche lontanamente rasentato la sufficienza, ad eccezione del portiere Christensen e del solito generosissimo Amatucci. Difesa imbarazzante, centrocampo amorfo, attacco evanescente: la cronaca è quella di una disfatta, nient’affatto annunciata, che va anche oltre il punteggio venuto fuori dallo stadio del quartiere Marassi, tutto sommato ancora recuperabile.
S’è rivista, purtroppo, la Salernitana svagata, timida, timorosa, rinunciataria, impacciata, inoffensiva della quasi totalità delle trasferte di quest’altro campionato-calvario. Solito copione, a prescindere da chi sia stato impiegato dall’inizio, da chi sia subentrato in corsa e da chi sia rimasto in panchina: una quarantina di giorni prima, sempre al “Ferraris”, sempre contro la (apparentemente) derelitta Samp, erano finiti all’indice quelli che ora, a sconfitta maturata, s’invocano come salvatori della patria. 

E anche allora le scelte di Marino, sia nella gestione del gruppo che in quella della partita, erano state bocciate. A conferma che i quattro allenatori e le decine di giocatori che si sono alternati in quest’infinita stagione hanno inciso molto meno di quello che potevano e dovevano fare. Ma non è ancora finita, perché – almeno all’Arechi – questa Salernitana double face può pareggiare i conti (basta, e non è poca roba, un successo con almeno due gol di scarto), riscattare l’obbrobrio di Genova e riacciuffare sul campo la Serie B. 


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16 giugno 2025 ( modifica il 16 giugno 2025 | 09:53)

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