
Donald Trump è convinto che Israele e Iran «troveranno presto un accordo». E chiama in causa Vladimir Putin, come possibile «mediatore». Il presidente americano, però, alterna aperture e minacce nei confronti di Teheran: «Se verremo attaccati in qualsiasi modo, in qualsiasi forma dall’Iran, l’intera forza e la potenza delle forze armate americane si scateneranno a livelli mai visti prima».
Trump ha speso gran parte della domenica tra un’intervista alla tv Abc, vari interventi sul suo social «Truth» e, secondo quanto ha riferito egli stesso, una serie di contatti e riunioni sul Medio Oriente.
L’altro ieri, sabato 14 giugno, ha avuto una lunga telefonata con Putin. I due hanno solo accennato alla guerra in Ucraina, dedicando più attenzione allo scontro tra Tel Aviv e Teheran. Trump ha poi riferito alla Abc che «Putin è pronto a interporsi».
Ci sono davvero spazi per una trattativa? Non sembrerebbe ascoltando ciò che ha dichiarato sabato scorso Benjamin Netanyahu: la «campagna contro l’Iran» si intensificherà nei prossimi giorni. Secondo le indiscrezioni dei media americani, si prevede che i bombardamenti contro i reattori nucleari, i laboratori e gli stessi scienziati iraniani dureranno almeno due settimane. Nel frattempo crescono il numero dei morti e, in parallelo, l’impressione che tra i due Paesi stia divampando un conflitto totale.
Trump, però, assicura: «Presto avremo la pace tra Israele e Iran! Ci sono molti contatti e incontri in corso». Fino alla settimana scorsa era ancora aperto un canale di confronto tra Washington e Teheran. Le due delegazioni si sarebbero dovute incontrare ieri in Oman.
Trump pensa che sia ancora possibile convincere gli ayatollah a fermare la corsa verso la bomba atomica. Ma intanto Netanyahu ha strappato la trama politica cui stavano lavorando gli americani. E adesso il numero uno della Casa Bianca dichiara che forse «ciò che è successo potrebbe rendere più veloce un accordo».
Il premier israeliano ha avvertito Trump poco prima di ordinare ai jet di bombardare il territorio iraniano. Il presidente non avrebbe tentato di bloccare l’operazione: «Semaforo giallo», come spiegano fonti militari Usa. Vale a dire: siete un Paese sovrano, decidete voi, ma senza coinvolgerci. Secondo l’agenzia Reuters, Trump avrebbe «opposto il veto» al piano per uccidere l’ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran. Benjamin Netanyahu ha smentito la ricostruzione: «Notizia falsa, come tante altre che stanno girando in questo momento».
Il premier israeliano appare, ancora una volta, determinato e incurante degli appelli alla moderazione in arrivo dalla comunità internazionale praticamente al completo. Si fa, invece, fatica a capire come la diplomazia possa aprirsi un varco tra le due parti.
Trump evoca un ruolo per Putin. Ma quale? Il leader russo ha stretto i rapporti con Teheran, da cui acquista droni e munizioni che poi riversa in Ucraina. Il Cremlino ha fatto sapere che, nei giorni scorsi, Putin «ha avuto conversazioni telefoniche» sia con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian che con lo stesso Netanyahu. Evidentemente, senza alcun risultato. Ed è surreale — come sottolinea tra gli altri il presidente francese Emmanuel Macron — immaginare un uomo che da due anni e mezzo tiene sotto tiro la popolazione ucraina, sollecitare altri Stati a «fermare l’escalation».
Si è fatto avanti anche il turco Recep Tayyip Erdogan, con una telefonata a Trump in cui chiede l’aiuto degli americani per «prevenire un disastro che potrebbe incendiare la regione». Ma in questo caso Erdogan non sembra l’intermediario più adatto: è in pessimi rapporti sia con Netanyahu che con Khamenei.
16 giugno 2025
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