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La battaglia per la sopravvivenza degli allevatori trentini, in sei anni chiuse 109 stalle: «L’estremismo animalista non ci aiuta»

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È diviso tra «luci e ombre» il bilancio 2024 della Federazione provinciale allevatori, presentato ieri 23 aprile dal presidente Giacomo Broch in occasione dell’assemblea annuale dei soci. A preoccupare il settore zootecnico trentino sono soprattutto i temi legati al cambiamento climatico e alla convivenza con i grandi carnivori. Il vero punto di forza del comparto, invece, è rappresentato dal ricambio generazionale, con ben 200 giovani allevatori attivi all’interno del Junior club della Federazione.

«Abbiamo la fortuna di avere tanti ragazzi a differenza magari di altri settori — anticipa Broch —. Sono più maturi di noi grandi, ma hanno bisogno degli strumenti perché investire in zootecnia è molto costoso». Broch nella sua relazione commenta il bilancio dello scorso anno: «Il 2024 è stato caratterizzato da luci e ombre — dice —. Nonostante le difficoltà, la Federazione è riuscita a chiudere l’esercizio con un utile superiore a 32 mila euro, confermando la solidità della struttura cooperativa». In più, nel 2024 il valore della produzione ha raggiunto 17 milioni e 170 mila euro, a dimostrazione di un «settore in consolidamento» in grado di «mantenere stabile il patrimonio zootecnico provinciale». Tuttavia, il presidente della Federazione sottolinea il problema di una burocrazia «troppo asfissiante», chiedendo parallelamente alle istituzioni «tempi certi» per quanto riguarda la questione delle contribuzioni.

Sostenere il comparto

«Gli allevatori per stare in piedi hanno bisogno di reddito — dice Broch —. Un reddito che viene sicuramente dal latte, ma sarebbe importante anche dare il giusto valore a quello che facciamo per il territorio». Ad ogni modo, Broch rimarca la vicinanza mostrata dalla giunta provinciale e, in particolare, dall’assessora all’agricoltura Giulia Zanotelli. Capaci di «sostenere e accompagnare il comparto in tempi di certo non facili — prosegue il presidente degli allevatori trentini —, caratterizzati nel recente passato dai pesanti aumenti dell’energia e delle materie prime».
A livello lattiero-caseario, sono emersi alcuni dati in riferimento all’andamento del comparto del bovino da latte: negli ultimi sei anni si registra una riduzione delle aziende del 16,1%, passate da 739 a 630, mentre il numero di capi è calato in misura minore, pari all’8,1%.

Il bestiame

«Segnali positivi», invece, per quanto riguarda il mercato del bestiame, dove si ripresentano «prezzi a livelli dignitosi dopo un decennio tutt’altro che esaltante». Un’altra criticità evidenziata è quella legata ai grandi carnivori. La presenza di lupi e orsi in Trentino, infatti, provoca disagi a diversi allevatori mettendo in serio pericolo i rispettivi bestiami: «Come allevatore — afferma Broch — dico che bisognerebbe tornare al punto zero. Faccio parte del “Tavolo grandi carnivori” e secondo me possiamo parlare di convivenza solo dal momento in cui si può intervenire dove c’è il problema». Su questo, il presidente degli allevatori trentini non utilizza mezzi termini: «Senza che ci siano miliardi di ricorsi, dove c’è il branco che continua a fare razzia di animali bisogna poter intervenire: solo così possiamo parlare di convivenza».

Aggiungendo un messaggio a chi difende la presenza dell’orso e del lupo sul territorio: «Anche gli animalisti devono rendersi conto che il loro estremismo non porta da nessuna parte». Un altro nodo da sciogliere è inevitabilmente quello legato al cambiamento climatico in corso, i quali effetti non risparmiano nemmeno gli allevatori: «Stiamo perdendo alcune zone, perché l’agricoltura si sposta verso l’alto e noi ne risentiamo — spiega ancora Broch —. Per noi occorre investire maggiormente nella foraggicoltura moderna, con essiccatoi nei fienili e nelle stalle».


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24 aprile 2025 ( modifica il 24 aprile 2025 | 09:56)

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