
Il futuro del rapporto Atalanta-Gasperini continua a tener banco, fino a oscurare le imprese calcistiche della squadra. La probabile imminente conquista di un posto in Champions, il traguardo d’inizio stagione considerati gli investimenti del club, passa in secondo piano dopo le dichiarazioni di ogni dopogara.
Domenica, durante l’intervista post Milan alla Domenica Sportiva, il tecnico, senza fare passi indietro rispetto alla sua posizione precedente («Non ci saranno altri rinnovi», che è l’equivalente di «vado via»), ha disegnato un futuro che sembra distante dalla realtà: «L’Atalanta ha pure cambiato proprietà e magari diventerà qualcosa di diverso. Sarà giusto che le cose vadano avanti in un altro modo».
Alcune considerazioni si impongono, sul tema. Primo. È vero che è cambiata la proprietà, ma la gestione del club è saldamente nelle mani dei Percassi. Pagliuca si fida della gestione attuale, anzitutto per la diversa conoscenza dello sport italiano e dei suoi meccanismi. Fosse stato per gli americani, dopo le dichiarazioni di Barcellona («Ho sempre preferito i giocatori allo stadio di proprietà, al centro sportivo e all’Under 23», aveva detto il tecnico) Gasperini sarebbe stato «licenziato» perché non in linea con la politica societaria, che mira esattamente al contrario: non giocatori, ma strutture e vivaio. Per tenere i conti in ordine.
Secondo, la previsione del futuro: l’Atalanta «magari diventerà qualcosa di diverso». E questa è la chiave di tutto: l’Atalanta diventerà qualcosa di diverso? Oppure è il tecnico che, modificando via via i suoi obiettivi, si è così allontanato dai principi del club che ora lo vede distante, cambiato? Gasperini è cresciuto fino a vincere l’Europa League, ha chiesto di confermare i big e inserirne altri per un nuovo passo avanti, poi è partito Koopmeiners.
Ma se l’Atalanta smettesse di cedere i vari Koopmeiners per 50 milioni allora sì che cambierebbe la sua politica. A Bergamo da 118 anni si fa calcio con i bilanci in regola: l’Atalanta diventerà qualcosa di diverso quando smetterà di rispettare questo principio. L’Atalanta cambierà quando a 50 milioni preferirà gli acquisti alle vendite. Quando di regola preferirà i Cuadrado a 36 anni (1988) agli Okoli (2001, da titolare a scomparso), Bonfanti (2003) e Palestra (2005); figli del vivaio che han perso tempo senza avere spazio.
Scelte di Gasperini. Di un tecnico che — pensateci — rispetto agli anni scorsi non è più interessato a far giocare i figli del vivaio (i giovani), ma vuole giocatori pronti, esperti, per i risultati subito. Questo fa concludere che forse non è l’Atalanta a voler diventare qualcosa di diverso, ma Gasperini che è già diventato qualcosa di diverso. Nel suo impercettibile ma inesorabile cambiamento, il mister vede il club sempre più lontano, ma non si rende conto che è lui ad allontanarsi dall’Atalanta, non il contrario. L’Atalanta è ben ferma nei suoi principi e — per fortuna del mondo nerazzurro — non si muoverà da lì. È Gasp ad aver preso altre vie. A fine stagione o dimostrerà il contrario, o ne dovremo tutti prendere atto.
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23 aprile 2025
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