
Ora che il dado è stato tratto e che è avviato il progetto congiunto tra Nba, la lega professionistica nord-americana di basket, e Fiba, la Federazione Internazionale, per un campionato europeo, che cosa dobbiamo attenderci, quali saranno i passi successivi? Quali i vantaggi e quali i rischi? E soprattutto: che ne sarà dell’Eurolega attuale dei campionati nazionali? Domande alle quali risponde George Aivazoglou, greco, un passato in Eurosport e Sky, dal 2024 direttore generale della Nba per Europa e Medio Oriente.
Quanto siamo vicini a vedere il via del piano?
«Rimaniamo nella fase esplorativa, ma i progressi sono costanti. Stiamo consultando tutti i potenziali partner, dalla comunità oggi coinvolta nell’Eurolega, al mondo degli investitori globali, a potenziali partner commerciali, ai giocatori: questi contatti assorbiranno molto del tempo nostro e della Fiba nell’immediato futuro».
Ecco una data: 2027. Realistica?
«Prima di definire l’inizio è necessario valutare lo scenario, l’”ecosistema”, i partner. Comunque sì, l’idea è di cominciare nel 2027 o al più tardi nel 2028».
Conferma che in partenza ci saranno 16 squadre?
«Lavoriamo in questa direzione e la maggioranza di queste avranno una licenza permanente. Ma ci saranno opzioni aperte per altri club provenienti dal contenitore del basket europeo: e questa sarà una novità rispetto a quanto succede oggi. Ci sarà un meccanismo che premierà prestazioni e merito: quindi sarà necessario qualificarsi alla nuova manifestazione».
Si dice che in realtà volete più che altro grandi club o squadre di grandi città…
«Le formazioni delle metropoli ci interessano in modo particolare: una delle ragioni per le quali il basket europeo non ha espresso ancora tutto il suo potenziale sta nel fatto che mancano molte grandi città. Prendete l’Italia: ci sono Milano e Bologna, capitali del vostro basket che – confermo – sono ai piani alti dei nostri pensieri, ma non c’è Roma, che è la capitale del Paese. Lo stesso vale per altre Nazioni: a Parigi nessuna squadra ha una licenza fissa, la stessa cosa si verifica in Inghilterra con Londra e Manchester».
Non si rischia di emarginare club importanti e storici?
«Eviteremo di farlo: sappiamo che in tante Nazioni – penso a Grecia, Turchia, Spagna – c’è un entusiasmo diffuso. Siamo così aperti a collaborate con tutte le squadre esistenti, valutando soprattutto quei club di calcio che non hanno una sezione basket ma che sono interessati a svilupparla».
Jordi Bertomeu, ex commissioner dell’Eurolega, in un’intervista al Corriere della Sera ha sostenuto che il progetto Nba-Fiba è una minaccia mortale per il basket europeo.
«Dissento totalmente. Semmai è il contrario: contiamo di sbloccare qualità inespresse e di creare un prodotto di maggior valore per tifosi e investitori».
Quindi respingete l’accusa di puntare a creare una «riserva di caccia» di giocatori da preparare per la Nba?
«Il basket europeo ha una lunga tradizione: la rispetteremo. Non sarà la riserva di caccia di nessuno. L’Nba oggi attrae comunque i migliori talenti dell’Europa – 5 degli ultimi 6 Mvp sono europei – e c’è poi la proposta dei college, non solo americani. Creare una “Pan European League” significa dare vita a un contenitore che convincerà molti giocatori a restare qui più a lungo».
La vostra iniziativa segnerà la fine dell’Eurolega?
«Restiamo aperti e disponibili a una collaborazione, nello spirito di collocare il basket europeo nella giusta posizione».
Un quarto di secolo fa il basket europeo subì già uno scisma, con la nascita dell’Eurolega in contrapposizione alla Fiba: non è rischioso crearne un altro?
«Sono cresciuto in Grecia, ho vissuto quanto accaduto nel 2000: quella frammentazione di quello che ho definito come l’ecosistema del basket continentale è una delle ragioni delle opportunità mancate. Ora vogliamo riallineare tutto, lavorando con chiunque condivida la visione di far crescere questo sport».
I campionati nazionali avrebbero ancora senso? I latini dicevano: ubi maior, minor cessat…
«La risposta è sì, avranno ancora senso. Aggiungo: nel calcio le migliori di ciascun campionato si qualificano per le più importanti manifestazioni europee, Champions League e Europa League. Invece nel basket non è così: se Venezia, per dire, vincesse lo scudetto non necessariamente parteciperebbe all’Eurolega. E la stessa cosa capita in altre Nazioni. Quindi vogliamo riprodurre un modello calcistico: presenza nel campionato europeo e in quello nazionale; e per chi non c’è nel primo, il secondo può offrire la chance di qualificarsi».
L’Eurolega sta guardando al Golfo Persico e in generale al Medio Oriente: lo farete pure voi?
«La Nba è da tempo molto attiva in quell’area, con amichevoli, eventi per i giovani e, l’anno scorso, partite di precampionato ad Abu Dhabi. Continueremo a investire lì, ma nel futuro campionato non avremo squadre in quella zona: sarà una lega puramente europea».
23 aprile 2025 ( modifica il 23 aprile 2025 | 07:03)
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