
L’auto cinese ha iniziato la sua scalata al mercato: in Veneto i principali marchi di quattro ruote made in Cina, sommati tutti assieme, superano il 6% delle nuove immatricolazioni registrate nel primo trimestre del 2025. I dati del gruppo automotive di Confcommercio testimoniano l’ascesa del dragone rosso anche in quest’ambito industriale che, per decenni, è stato monopolizzato dai grandi colossi europei e americani, con il Far Est rappresentato soprattutto da Giappone e Corea. Mentre le vendite dei nuovi veicoli calano, il numero complessivo di quelli a marchio cinese immatricolati tra gennaio e marzo è in costante aumento. Anche in termini assoluti il confronto tra i dati del primo trimestre 2024 e 2025 la dice lunga: i volumi complessivi si sono contratti del 2,59% (da 28.829 a 28.082) ma le auto con gli occhi a mandorla sono passate da 957 a 1.843.
Il colosso Saic
L’offerta è molto frastagliata: a farla da padrone è il marchio Mg, fondato in Inghilterra ma oggi di proprietà del colosso Saic. È suo quasi il 40% delle auto cinesi vendute nei primi tre mesi dell’anno nella nostra regione. Seguono Byd e Dr, che pur essendo un’azienda italiana di fatto rifornisce il mercato di vetture cinesi (tra cui le Sportequipe, Evo e Ickx), e poi Jaecoo e Omoda. Più attardate in classifica altre new entry: Leapmotor, Emc e Dfsk.
Insomma c’è l’imbarazzo della scelta, ma secondo gli operatori del settore c’è anche da fare attenzione. «Le auto cinesi si stanno affacciando sempre di più sul mercato europeo – spiega Giorgio Sina, presidente di Confcommercio Auto-Moto – e altrettanto avviene in Italia e in Veneto. Anche escludendo Volvo, che è considerato un marchio storico svedese ma è ormai di proprietà cinese (gruppo Geely), i dati di questi primi mesi dell’anno attestano una quota del 6%: non è moltissimo, ma non è neanche poco». Sina è presidente del gruppo Ferri Auto, con sedi in tutto il Nordest. Oltre a marchi storici come Maserati, Volvo, Hyundai e Kia vende anche auto della «galassia» cinese come Lynk & Co, Ich-X, Sportequipe, Evo, Dr: «In questa nuova frontiera va capito bene cosa scegliere – spiega – ci sono marchi figli di case automobilistiche che hanno una certa credibilità e un buon nome, altri che sono meno conosciuti. Assistiamo a una new entry ogni due mesi e certi prodotti sono ancora tutti da scoprire, ne sappiamo poco, sia in termini di sicurezza e dotazioni tecnologiche, sia di servizi post-vendita e manutenzione. In questo momento la nostra scelta è stata quella di attrezzarci e rappresentare anche marchi cinesi, quelli più strutturati: è sicuramente un fenomeno destinato a crescere». Sulla stessa linea d’onda è anche Ruggero Carraro dell’omonimo gruppo trevigiano che, oltre a Mercedes Benz ha deciso di vendere anche i marchi Omoda e Jaecoo del gruppo Chery: «In questa fase storica – commenta – sarebbe sbagliato non accorgersi che i gruppi più importanti cinesi, stanno entrando in Europa, anche con la produzione. Abbiamo scelto così voluto salire sul treno in corsa, per dare qualcosa in più ai nostri clienti».
La strategia
Vittorino Bisson, titolare dell’omonimo gruppo e presidente provinciale concessionari di Confcommercio Vicenza, mette in luce anche altre peculiarità del fenomeno: «La crescita dei cinesi – fa notare – passa anche da una strategia di proliferazione dei marchi ed è un fatto tutto nuovo. Negli ultimi anni, dopo le stringenti regole sulle emissioni di Co2, molti costruttori europei per ragioni di economicità hanno iniziato ad abbandonare progressivamente alcuni segmenti, come quello delle compatte e delle utilitarie. Si è aperto uno spazio e i marchi orientali hanno iniziato a presidiarlo, sfruttando anche una manodopera a basso costo e maggiore disponibilità di materie prime. Per il futuro – conclude – sarà importante garantire i consumatori sul rapporto qualità prezzo e sui servizi, sperando che questi nuovi competitor spronino anche i nostri storici marchi di casa».
21 aprile 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
21 aprile 2025
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