
DAL NOSTRO INVIATO
WASHINGTON – I governi americano e italiano sono già al lavoro sul calendario. Donald Trump verrà in Italia «nel prossimo futuro». Quando? Nell’agenda della Casa Bianca è già fissato un appuntamento istituzionale nel Vecchio Continente: martedì 24 e mercoledì 25 giugno, all’Aia, in Olanda, per il vertice Nato dei Capi di Stato e di governo. Al Corriere risulta che si starebbe esaminando la possibilità di aggiungere una tappa a Roma qualche giorno prima, in modo da avere il tempo per organizzare un summit anche con la presidente della Ue, Ursula von der Leyen. Vero, giugno è ancora lontano e gli europei preferirebbero una scadenza più ravvicinata. Ma, osservano a Washington, non è detto che Trump sia disponibile ad andare in Europa due volte, a poca distanza l’una dall’altra.
Nello stesso tempo l’orizzonte di fine giugno offre qualche vantaggio tattico per il negoziato sui dazi. La moratoria di 90 giorni applicata dagli americani scade ai primi di luglio. Ci aspettano, presumibilmente, settimane intense di trattative. E sembra improbabile che Trump e von der Leyen possano incontrarsi tra uno svolazzare di carte e appunti, senza nulla di definito. Il rischio di un fallimento del vertice sarebbe molto alto. Sembra più logico aspettarsi un incontro per coprire l’ultimo miglio delle trattative e annunciare un accordo complessivo, che a quel punto sia Trump che gli europei potrebbero capitalizzare politicamente. Attenzione, meglio chiarire ancora: al momento sono solo ipotesi.
L’amministrazione, intanto, prepara un’altra misura protezionistica: nuove tasse sulle navi battenti bandiera cinese o costruite in Cina che attraccheranno nei porti americani. Il provvedimento scatterà il prossimo 14 ottobre e ha già suscitato l’aspra reazione di Pechino.
Trump, però, non perde di vista il fronte interno. Il suo consigliere economico, Kevin Hassett, ha detto ai giornalisti che «il presidente e il suo team stanno studiando come licenziare Jerome Powell».
Negli ultimi giorni il presidente della Fed ha criticato duramente la manovra sui dazi voluta da Trump: «Una cosa mai vista prima che rischia di riaccendere l’inflazione e rallentare la crescita economica». Anche per questo Powell ritiene che non sia il momento di tagliare i tassi di interesse.
Trump lo ha attaccato frontalmente, accusandolo prima di incompetenza: «Se ci fosse un presidente della Fed che capisse ciò che sta facendo, dovrebbe abbassare i tassi di interesse». Poi attribuendogli motivazioni politiche: «Non vuole tagliare i tassi per danneggiarmi».
Powell ha già fatto sapere che intende rimanere al suo posto fino alla scadenza del mandato, nel maggio del 2026 e che «la legge impedisce la rimozione dei governatori della banca centrale». La mossa del presidente americano non avrebbe precedenti e segnerebbe una chiara violazione dell’indipendenza della Fed. Ma potrebbe avere anche un impatto traumatico sui mercati finanziari. Anche per questo il segretario al Tesoro, Scott Bessent, come riferisce il New York Times, starebbe cercando di frenare la furia trumpiana.
19 aprile 2025
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