
Le autobiografie, il racconto di sé, rappresentano sempre un percorso pieno di insidie. Perché la verità intorno alle cose accadute può avere sempre molti lati, molte letture. Leggere le pagine di Francesco Micheli, uno dei protagonisti della storia finanziaria recente e contemporanea del nostro Paese, consente non solo di attraversare passaggi nodali delle trasformazioni vissute a Milano, dell’economia e della finanza italiane, ma anche di incrociare i personaggi con i quali si è trovato talvolta a fronteggiarsi, talvolta a disegnare operazioni, scalate, investimenti, futuro se si pensa a Fastweb o Genextra. Da Enrico Cuccia a Guido Rossi, da Eugenio Cefis all’agente di cambio Aldo Ravelli, da Gianmario Roveraro a Giorgio Armani, alla musica, il filo rosso che lega tutto, per quel papà musicista, Umberto, che insegna al Conservatorio. Da Liszt a Annamaria Bonomi Bolchini. Dalle grida di Borsa a Palazzo Mezzanotte alla navigazione a bordo di un dinghy con Maurizio Giobbio, a 17 anni, partiti da Piombino verso Panarea. Con un albero più basso della banchina. Quel padre musicista descritto così: «La sua vita è stata un continuo esercizio di grazia, di un mondo che non esisterà mai, ma che potrebbe esistere».
Un libro che è un atto d’amore verso i suoi nipoti, «curiosi di conoscere un nonno che sembra non trovino noioso». Eccolo il racconto, che oscilla continuamente tra le asprezze del mercato finanziario e la poesia di suo nonno Armando, postino, che lo accompagnava, piccolo, a vedere le locomotive. Allo zio che aveva appese alle pareti le foto dei quadri più belli del mondo, una galleria per educare alla bellezza senza averne i mezzi. Tra gli incontri con Roberto Calvi e Michele Sindona e la passione per il Teatro alla Scala. Il suo affetto per Parma, dove è nato, si coglie quando descrive il gusto raffinato dei capannelli fuori dal Teatro Regio. Il capitalista riluttante. Confessioni dal cuore del potere (da venerdì 18 aprile per Solferino) è un viaggio nel tempo e nel modo di muoversi della finanza.
Il racconto di Micheli è molto di più di un’autobiografia, è un pezzo di storia economica e finanziaria recente, ancora molto controversa, vista dall’interno. Dalle grida di Piazza Affari, quando ancora c’erano gli agenti di cambio e il suo maestro Aldo Ravelli, un uomo con la passione per Krusciov e considerato il vero re della Borsa. Il re dei ribassisti, per la verità. Che a lui, giovane ragazzo di bottega, chiedeva in milanese stretto se avesse letto i giornali (vale ancora oggi). Primo passo per capire quello che poteva succedere. A Palazzo Mezzanotte la sua gavetta e nel 1969 il salto. Elenca i mestieri che ha fatto, fattorino, scrutatore Totip, comparsa alla Scala, rivenditore di elettrodomestici Blanka. In fondo è la storia di chi può farcela in un tempo, quello attuale, nel quale tutti dicono che le cose sono impossibili. Il suo destino, racconta, fu un volo a disegnarlo. Il volo nel quale si decise il futuro della Montedison, presenti Cuccia, Cefis e Gritti. Che volle dire ridisegnare gli equilibri del potere. Un po’ come sta accadendo in queste settimane intorno alla stessa Mediobanca e alle Assicurazioni Generali. Il suo rapporto stretto con Cefis, fino alle sue improvvise dimissioni nel 1977. Le frequentazioni di Mario e Carlo d’Urso. A un certo punto Micheli scrive: «Alla mia età posso dire di essere l’unico sopravvissuto alle angherie di Cuccia, il che non è poco». È il 9 giugno del 1982 una cena per decidere il destino dell’Ambrosiano, Florio Fiorini, il finanziere austriaco Karl Kahane, Roberto Calvi e Roberto Rosone. Micheli era stato chiamato da Fiorini, il tentativo era quello di salvare il Banco con la vendita delle attività internazionali. Non se ne fa nulla. Alle 21 Calvi va via e il 18 giugno verrà trovato impiccato al ponte dei Black Friars di Londra. Il tentativo, non riuscito, di convincere Carlo De Benedetti di rilevare il Banco. Storie e trame d’Italia per molti versi rimaste misteriose. Forse è con Micheli che la parola scalata in Borsa diventa familiare, diventa un modo per vivere un mercato da sempre regolato dalla cooptazione, dal consenso. La scalata alla Bi-invest e la frase, diventata un mantra, pronunciata da Giovanni Agnelli: «Bi-Invest humanum, Fondiaria diabolicum». Il riferimento è alla scalata alla Fondiaria da parte della Montedison.
Il libro corre sempre su due piani, quello personale, della famiglia, il racconto delicato di Mimi, la ragazza «uguale a nessuna che ha cambiato la mia vita». Il suo impegno e la ricerca per la cura dell’afasia. Finanza e storia di vita. Per i nipoti. Perciò mentre si scorrono le pagine del libro si ha l’impressione di incontrare l’autore, quasi di sentirlo parlare. Vedere il padre curvo sul pianoforte. «La dannazione del musicista, scrive, è che non potrà mai sapere in che mani finirà il suo lavoro». E poi la fila alla Fiera di Milano per bere gratuitamente il brodo Knorr o il sibilo dello Stuka, la fuga per salvarsi scendendo dal treno che li portava da Parma a Milano. E poi l’incontro con Raul Gardini. La descrizione di una trasformazione, voluta dal primo governo di centrosinistra, a guida di Amintore Fanfani: la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Un’operazione da 1.500 miliardi di allora. Una svolta che secondo Micheli ebbe due conseguenze non positive: all’improvviso gli ex monopolisti privati si trovarono con una ricchezza ingente che, abituati a lavorare in un mondo protetto, non seppero investire. E poi la beffa per i piccoli azionisti che si ritrovarono con delle obbligazioni di scarso valore. Salto di trent’anni, Sviluppo Finanziaria, Interbanca. La sua creatura, Finarte. La Scala, il progetto MiTo. L’avventura tech di e.Biscom e poi Fastweb dopo aver ascoltato Negroponte al Castel dell’Ovo a Napoli. Ma non è compito di una recensione raccontare per intero un libro.
La presentazione al «Corriere» il 16 aprile. E le altre date
La musica, l’arte, la famiglia. E la grande finanza italiana vissuta da vicinissimo. Francesco Micheli ne parlerà oggi a Milano, alla Fondazione «Corriere della Sera», alla presentazione del suo libro Il capitalista riluttante
. Con lui, mercoledì 16 aprile alle 18 nella Sala Buzzati del «Corriere» (via Balzan, 3) interverranno Ferruccio de Bortoli, Luciano Fontana, Stella Pende, Marco Tronchetti Provera. Streaming su «corriere.it» e sul canale YouTube della Fondazione. E poi mercoledì 6 maggio a Parma, al Teatro Regio; giovedì 8 maggio a Roma, alle 18 presso la Mondadori Bookstore Galleria Alberto Sordi, con Gianni Letta, modera Alessandra Sardoni; martedì 20 maggio a Padova con Luca Zaia; domenica 25 maggio al Festival dell’Economia di Trento.
16 aprile 2025 (modifica il 16 aprile 2025 | 08:39)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16 aprile 2025 (modifica il 16 aprile 2025 | 08:39)
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