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La pagella del Mereghetti: l’amore, i viaggi, la pandemia. Una storia girata in vent’anni (voto 7)

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Cartoline da un recente passato, l’ultimo film del regista di
Still Life
(2006), il cinese Jia Zhang-ke. E una cartolina a un certo momento c’è, quella che ritrae gli ex lavoratori di una miniera che si riuniscono su una gradinata come per mettersi in posa: peccato che dietro alla macchina fotografica che dovrebbe immortalare questo momento non ci sia nessuno.

Un po’ come questa Cina, dove nessuno sembra voler conservare nella memoria i momenti salienti di una trasformazione epocale, nessuno escluso Jia che non vuole dimenticare i cambiamenti subiti dalla sua terra da vent’anni a questa parte.

Per farlo avrebbe voluto dirigere un road movie, il viaggio in automobile di un gruppo di giovani che attraversavano la Cina da nord (il regista vive vicino a Datong, nel settentrione del Paese) verso sud, per arrivare all’isola di Hainan, dove una volta venivano esiliati gli oppositori del regime e che Xi Jinping vorrebbe adesso invece trasformare in un paradiso del gioco, una specie di nuova Macao.

Poi la pandemia ha bloccato il progetto e Jia ha dovuto cambiare i suoi piani, ma non l’obiettivo, che rimane quello di mostrare come è cambiata nel primo quarto del ventunesimo secolo la Cina.

Per farlo ha recuperato immagini e scene che aveva girato in passato, molte con protagonista l’attrice Zhao Tao (che è anche la sua compagna), e ha ridimensionato il viaggio — da Datong alla vallata delle Tre Gole e ritorno — ma non le ambizioni, facendosi guidare come sempre dalle sue scelte di stile, che sono quelle di mostrare gli effetti delle azioni piuttosto che le cause.

Anche a rischio di lasciare lo spettatore come sospeso con i suoi dubbi e le sue domande, per interrogarlo piuttosto che rassicurarlo, e così spingerlo verso terreni in cui non si era mai avventurato.

Non a caso il film inizia con un coro tutto femminile, dove la complicità va di pari passo con il piacere e — stiamo esagerando? — la gioia di vivere. Siamo nel 2001, la Cina si affaccia alla modernizzazione grazie all’apertura di Jiang Zemin verso l’occidente (l’adesione all’organizzazione mondiale del commercio, il Wto, ne è la prova evidente) e tutti sperano di poterne approfittare.

Anche Bin Guao (Li Zhubin) che lascia la moglie Qiao Qiao (Zhao Tao) per fare fortuna dove il governo ha intenzione di costruire la più grande diga del mondo, quella che trasformerà in un lago artificiale la zona delle Tre Gole. Costringendo più di un milione di cinesi a trovarsi un’altra destinazione perché le loro case dovranno finire sotto l’acqua.

E così, dopo che il tempo è passato come ci dice un ex Palazzo operaio della cultura trasformato in una balera per vecchi, con tanto di ballerine compiacenti, Qiao Qiao decide di mettersi in viaggio per ritrovare il marito.

Si sposta da una regione all’altra ma soprattutto da una condizione all’altra, lungo una Cina che ha esultato per la conquista delle Olimpiadi ma che ha dovuto fare i conti con la corruzione e gli inganni, l’aggressività e la solitudine (anche i dialoghi sono ridotti all’osso, basta qualche didascalia a far andare avanti la storia).

Un viaggio che è insieme geografico ed esistenziale, dove i segni del tempo che si notano sui volti dei due protagonisti vanno di pari passo con i segni che la modernizzazione lascia sulla Cina stessa.

Se fino all’incontro alle Tre Gole tra marito e moglie, Jia usa materiale girato in passato, l’ultima parte del film, con il ritorno a Datong questa volta di Bin per trovare Qiao Qiao, è stata girata durante la pandemia.

Si vedono le file per le vaccinazioni, le persone con le mascherine e i due protagonisti fanno i conti con i segni di cambiamento che hanno radicalmente modificato la faccia del Paese, che si tratti di un robot con cui cerca di interloquire la donna o del nuovo idolo dei tiktoker che scopre Bin, un vecchio pronto a ridicolizzarsi davanti a un telefonino perché è così che adesso si guadagna.

E quella che una volta poteva essere definita come una «generazione romantica» si ritrova a fare i conti solo con le proprie ferite e le proprie sconfitte.

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14 aprile 2025

14 aprile 2025

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