Cuba, è rivoluzione in strada: addio alla tassa del 500% sulle auto importate

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In teoria, potrebbe essere l’inizio della fine per le scintillanti decappottabili americane Anni 50, simbolo dell’essenza cubana con milioni di chilometri alle spalle. Sull’isola le chiamano “almendròn”, ovvero grosse mandorle, robuste come il guscio del frutto. Cuba ha deciso di voltare pagina, abolendo quella che la tassazione più alta al mondo per l’importazione di auto: oscillava tra il 350% e il 500% del valore del modello. Tanto per capirsi, una Toyota Corolla con allestimento medio che negli Stati Uniti ha un prezzo di 25 mila dollari, per un cubano veniva appesantita da 87.500 dollari di tasse e per una Land Rover Defender da 100 mila dollari bisognava aggiungerne altri 500 mila. Un follia totale, a cui il Governo di Manuel Marrero Cruz, ha posto rimedio dal primo gennaio 2025 con una nuova regolamentazione.

Elettriche favorite

Ad eccezione dei veicoli di lusso (dove c’è una tassazione massima del 200%, comunque di molto inferiore al passato) e ai Suv (al 100% massimo), le auto termiche saranno soggette a una tassazione fino al 30% in base al segmento di appartenenza mentre per le elettriche e le auto a basso consumo di carburante non si andrà oltre il 10%. Una vera rivoluzione che il Ministro dei Trasporti – Eduardo Rodríguez Dávila – ha sottolineato riconoscendo che sinora il Governo aveva fatto un errore clamoroso: «Da oggi per un’auto di 10 mila dollari, il prezzo di vendita al compratore sarà di poco inferiore ai 16 mila, calcolando la nuova tassa d’importazione e le altre previste dallo Stato», ha detto. L’importazione di veicoli elettrici e della loro infrastruttura di ricarica è ritenuta prioritaria dal Governo, per svecchiare uno dei parchi auto più vecchi del pianeta e movimentare un mercato toccato dalla più grave crisi economica dagli Anni 60.

La crisi dopo l’illusione

Dieci anni fa il presidente americano Barack Obama aveva ristabilito le relazioni diplomatiche con Cuba, ponendo fine a oltre 50 anni di isolamento, eredità della Guerra Fredda, che è stato alla base del divieto di importare qualunque automobile. Per decenni i cubani furono così costretti a riparare le vecchie auto recuperando, con grandi difficoltà, pezzi di ricambio. Poi, tra il 2011 e le 2013, ci fu l’apertura del mercato seguendo l’entusiasmo portato da un’ondata straordinaria di investimenti sull’isola. È seguito un tracollo finanziario provocato da una serie di fattori : l’inasprimento della politica statunitense da parte della prima amministrazione Trump, la cattiva gestione economica dei politici locali e l’effetto devastante della pandemia ha allontanato i turisti e provocato un esodo migratorio di proporzioni epiche.

Le auto sono ancora carissime

Il turismo, un tempo linfa vitale dell’economia cubana, è crollato, diminuendo di quasi il 50% dal 2017, con nuove restrizioni sui visti americani che rendono più difficile visitare l’isola persino per gli europei. Anche per questo, la “rivoluzione” sulle auto non convince e più che la visione di sostenibilità cercando di mandare in archivio il già citato parco auto con 70 anni di anzianità, quella del Governo cubano appare una mossa politica. Che si scontra con il potere d’acquisto bassissimo degli abitanti dell’isola. Secondo Cuba Headlines, lo stipendio mensile medio a Cuba supera di poco i 3.000 pesos, circa 125 dollari: in pratica, solo per l’auto citata dal Ministro dei Trasporti un cubano deve lavorare oltre 10 anni.

7 gennaio 2025 (modifica il 7 gennaio 2025 | 14:51)

7 gennaio 2025 (modifica il 7 gennaio 2025 | 14:51)