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Se non rischiasse di essere soltanto una battuta si potrebbe dire che il libro di Michele Mezza, Connessi a morte (Donzelli), è esplosivo. L’oggetto di indagine dell’autore — che per quarant’anni è stato giornalista in Rai dove ha ideato RaiNews24 e che non è nuovo ad affrontare temi che riguardano, come recita il sottotitolo del volume, «guerra, media e democrazia nella società della cybersecurity» — è, come direbbe il filosofo inglese Thomas Hobbes, lo «stato di natura» che non è la pace bensì la guerra di tutti contro tutti.
Non abbiamo, a volte, la netta sensazione di trovarci in questa situazione in cui la nostra debolezza deriva dalla nostra stessa forza, ossia dai nostri «sistemi di sicurezza»? Considerate due date: 11 settembre 2001 e 17 settembre 2024. All’inizio del terzo millennio abbiamo visto in diretta televisiva gli aerei, dirottati dai terroristi di al-Qaeda di Osama Bin Laden, entrare nelle Torri gemelle di Manhattan che poco dopo venivano giù come castelli di carte. Ventitré anni dopo le esplosioni non sono più né suicide né collettive ma individuali: suona il telefono nelle tasche o nelle mani degli affiliati di Hezbollah in Libano e il nemico — del quale si conosce chi è, cosa fa e dove si trova — salta in aria.
Lo «stato di natura» — la guerra, che in Hobbes è pur sempre un’ipotesi limite — e lo «stato civile» — la pace, che consideriamo la nostra normale e immodificabile situazione di vita — coincidono. Guerra e pace sono diventate nel nostro tempo l’una il rovescio dell’altra: sono connesse. E noi siamo connessi a loro con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza, vulnerabilità, informazione, manipolazione, spionaggio, vita, morte. Connessi a morte lo spiega scendendo nei dettagli, illustrando il passato e anticipando il futuro. Proprio per questo è «esplosivo».
Le guerre cambiano il mondo più della pace. Piaccia o no è così. La Grande guerra ha posto fine alla Belle Époque e ha dato il via al Novecento. La guerra stessa è cambiata. Non più solo terra e mare ma anche il cielo con aerei e «materiali». La Seconda guerra mondiale ha finito l’opera «arruolando» anche la società civile. Con la guerra in Ucraina e il nuovo conflitto in Medio Oriente si è inaugurato un ulteriore campo di combattimento che è per definizione senza limiti: la cybersecurity. Vladimir Putin pensava di fare del governo di Kiev e della popolazione ucraina un sol boccone con un classico blitz. Non aveva fatto i conti non solo con la resistenza ucraina ma anche con la guerra digitale: i dati dei satelliti di Elon Musk che sono stati un supporto utilissimo per dare resistenza alla resistenza ucraina.
Ma se si passa dall’Europa al di là del Mediterraneo si vedrà che la guerra condotta da Israele contro i terroristi di Hamas e di Hezbollah è insieme di resistenza e strategia e iper-tecnologica: la capacità di identificare, localizzare, stanare il nemico — che nel caso di Israele si nasconde il più delle volte sotto terra — consente di eliminarlo individualmente. Non è, forse, stato ucciso, utilizzando un drone, proprio così il leader di Hamas: Yahya Sinwar? «Quel bastone che un ormai sgomento Yahya Sinwar — scrive Michele Mezza — agitava contro il drone che lo riprendeva, nel fatidico pomeriggio del 17 ottobre 2024, nel Sud della martoriata Striscia di Gaza, poco più di un anno dopo il tremendo massacro di civili da lui progettato ed eseguito, rimarrà come emblema della nuova mobile war, la guerra della connettività mobile». Ecco il punto da mettere a fuoco: in questa connettività ci siamo tutti, davvero tutti e in ogni momento del giorno e della notte. Sono proprio le guerre in Ucraina e in Medio Oriente che ci hanno fatto uscire dal Novecento e ci hanno rivelato un mondo nel quale eravamo immersi come dormienti: il mondo della cybersecurity che da «sistema di sicurezza» si è capovolto in «sistema di insicurezza». Ma come è possibile? Non è solo il risultato della potenza della tecnica. Piuttosto, è il paradosso che è insito nel concetto stesso di sicurezza: più siamo sicuri, più siamo insicuri.
30 dicembre 2024 (modifica il 30 dicembre 2024 | 14:38)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30 dicembre 2024 (modifica il 30 dicembre 2024 | 14:38)
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