Gerald Durrell, il nume di Corfù è tornato sull’isola

di LUCA ZANINI da Corfù (Grecia) A cent’anni dalla nascita e trenta dalla morte arriva l’autobiografia. La località greca si prepara a celebrare lo scrittore britannico che l’ha resa meta turistica. E Adelphi ripropone la sua opera

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«Voi occorre qualcuno che parli vostra lingua… loro bastardi… se voi scusi la parola… trufferebbero le loro madri. Scusi un minuto e li sistemo». Con questo virgolettato Gerald Durrell fa entrare prepotentemente nella trama di La mia famiglia e altri animali il personaggio di Spiro l’Americano: un greco che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti ed era poi tornato in patria, nella sua isola, un lustro prima di accogliere i Durrell a Corfù.

A cento anni dalla nascita dello scrittore — che nel romanzo autobiografico raccontò l’esperienza del trasferimento in Grecia con madre, due fratelli e sorella —, il nipote diretto di quello Spiro, oggi vice sindaco di Corfù con delega al Turismo sostenibile, prepara le celebrazioni per ricordare l’autore che tanto ha cambiato il volto dell’isola. «Nonno fu il mentore e la guida dei Durrell. E mio padre, che era amico e quasi coetaneo di Gerald — dice Spyridon (Spiro per gli amici) Chalikiopoulos, 62 anni, erede del personaggio romanzato —, raccontava di come lo scrittore, al primo ritorno sull’isola dopo anni, fosse sconvolto per quanto il turismo l’aveva cambiata; una crescita di presenze legata anche al successo dei suoi libri che raccontavano Corfù». E rivela: «Pochi giorni fa sono stato a cena con Lee, la seconda moglie di Gerald, che vive ancora qui; abbiamo cominciato a definire parte delle manifestazioni con cui lo ricorderemo».

Nel frattempo a Londra, dove il secondogenito dei Durrell, Leslie, aveva trovato lavoro come concierge di un hotel dopo le peregrinazioni seguite all’addio a Corfù, è uscito l’ultimo libro — postumo — di Gerald: un’autobiografia nelle librerie britanniche dal 5 dicembre, con lieve anticipo sul 7 gennaio, il centenario della sua nascita. Il volume Io e altri animali parte dalle memorie che Gerry scrisse prima di diventare troppo malato per completarle, a partire da un viaggio in Australia del 1969. Lo ha curato la vedova Lee McGeorge Durrell ed ha una prefazione della Principessa Anna.

Le prevendite erano iniziate da mesi su Amazon con Penguin. La notizia aveva messo in allerta i curatori editoriali della Adelphi, che in Italia pubblicò La mia famiglia e altri animali nel 1975 e in seguito portò nel suo catalogo la maggior parte delle opere di Gerald. «Durrell è per noi un autore di punta. Ha sempre venduto tanto e tutti i suoi titoli sono stati rieditati. Per questo abbiamo acquisito i diritti del nuovo libro per l’Italia. Uscirà nel 2025 — dice Giusi de Luca, direttore commerciale Adelphi —. A novembre abbiamo rilanciato Incontri con animali. Poi ci sarà la riedizione corposa de La mia famiglia e altri animali, per il 7 gennaio». A mezzo secolo dalla prima italiana, si contano ben 36 ristampe del testo che fu tradotto da Adriana Motti, la giornalista che ci svelò Il giovane Holden di Salinger, ma anche La guerra dei mondi di Wells: «Quello sugli anni a Corfù è un libro straordinario, anche se tutti i suoi titoli hanno sempre venduto molto. Ma La mia famiglia e altri animali — riprende de Luca — è tra i titoli di punta dei nostri tascabili, forse anche grazie al fatto che è stato adottato come libro di testo dalle scuole superiori». È uno dei nove titoli più longevi della casa editrice milanese: vende ancora 10 mila copie l’anno; e oltre 11 mila dopo il revival seguito alla messa in onda su Itv e poi su Netflix Uk, Amazon Prime Video e Disney+ della serie tivù The Durrells (2016-2019), nonostante non fosse visibile in Italia. Serie che peraltro ha contribuito al rilancio turistico di Corfù dopo la crisi legata alla pandemia.

Nei giardini della Spianada, la grande piazza di Kerkyra Town che guarda alla Fortezza vecchia veneziana, un bassorilievo in bronzo dello scrittore guarda placido i passanti e la parte storica di questa città per quattro secoli appartenuta a Venezia, che dal 2007 è entrata nell’elenco del Patrimonio mondiale dell’umanità stilato dall’Unesco. Che cosa è rimasto della Corfù che il giovane Gerry vide alla fine degli Anni Trenta (la famiglia vi soggiornò dal 1935 al ’39) e raccontò con irresistibile umorismo nel romanzo edito per la prima volta nel 1956 e in altri due libri, L’isola degli animali (titolo originale: Birds, Beasts and Relatives) e Il giardino degli Dei?. Quanto della Corfù tradizionale è sopravvissuto agli anni del boom economico portato dal turismo di massa, della prima cementificazione, della crisi economica e poi del secondo boom turistico seguito alla pandemia? «In realtà non tantissimo — spiegano Ariti e Nausica Katsarou, sorelle titolari della Corfù Walking & Food Tours — perché per trovarne traccia occorre raggiungere alcuni piccoli villaggi di mezza montagna: Sinarades, Ano Korakiana, al Nord; Kynopiastes al Centro e Chlomos al Centro-sud. Poi in città ci sono i luoghi in cui passarono i Durrell: dal loro primo albergo accanto all’odierno Museo dei Serbi a Corfù, alla splendida Aghios Spiridou, la chiesa dove la madre e la sorella di Gerald — come racconta il libro — vennero spinte dalla folla fino a ritrovarsi a dover baciare la mummia del santo».

Negli Anni Trenta qui c’erano pochi turisti, molto ricchi. Dalla metà degli Anni Settanta i voli charter hanno cambiato il tipo di viaggiatori che sbarcavano sull’isola: «Oggi fra trasporti aerei (1,8 milioni), traghetti e passeggeri delle crociere (800 mila) registriamo circa 3,5 milioni di visitatori l’anno», sottolinea il vice sindaco. Non è facile dunque, alla vigilia del doppio anniversario — il 7 gennaio, 100 anni dalla nascita; il 30 gennaio, trent’anni dalla morte — andare alla ricerca dell’isola amata da Gerald Durrell, a meno che non ci si accontenti di vedere — come fanno tanti americani, canadesi, russi (sì ci sono anche molti russi fan dei Durrell) — quella ricostruita per le scene della serie Itv tratta da La mia famiglia e altri animali. Sono migliaia ogni anno i visitatori anglofili che chiedono di visitare i luoghi del set.

«Per noi ha significato un balzo del 10-15% in più negli affari», ammettono le sorelle Katsarou, che ai fan di Durrell propongono ben due tour del loro splendido programma dedicato alla scoperta della vera Corfù. «Qui dietro, nella vecchia Fortezza, c’è il canale che gli autori della serie hanno usato per girare le scene del porto antico e dello sbarco della famiglia Durrell — dice Ariti — ci sono una taverna, la torrefazione, le case dei pescatori… e poi il Palazzo di San Michele e San Giorgio (oggi sede del Museo di Arte Orientale di Corfù) che nel film viene sfruttato per girare le scene nella banca», dove i Durrell aspettarono il trasferimento dei fondi dall’Inghilterra (e finché furono privi di denaro, fu lo stesso Spiro a pagare tutto per loro). Poi ci sono i vicoli del Campiello, dove «ancora esiste la casa in cui abitava un’amante di Larry (Lawrence Durrell), c’è pure la casa del loro medico, a Tenedo. E fuori città si trovano le ville in cui abitò la famiglia». La prima — la Strawberry Pink Villa — è situata nei pressi della laguna di Chalikiopoulou, verso Perama; la seconda — la Daffodil Yellow Villa — nella zona di Kontokali; la terza — la White House — sorge più a Nord, a Kalami, e divenne nel tempo la residenza di Lawrence Durrell e sua moglie Nancy (che rimasero a vivere a Corfù fino al 1943). Due sono oggi boutique hotel di lusso, con camere da 5-600 euro a notte, e in quella di Kalami c’è anche una trattoria in riva al mare. Ariti e Nausica non si occupano per caso anche dei Durrell: al di là dello spunto per un successo commerciale che fra i tour organizzati è a suo modo unico sull’isola, le due sorelle hanno un legame personale con la storia della non convenzionale famiglia britannica: sono nate e cresciute a Kalami, dove su una parete della villa bianca figurano due lapidi commemorative con le foto in bianco e nero di Lawrence e Gerald. «Da bambine giocavamo sulla spiaggia. E fino a pochi anni fa il villaggio, la baia, erano ancora uguali a quelli in cui è cresciuto nostro padre, che conobbe Gerry quando erano entrambi ragazzini. Oggi l’intera area è irriconoscibile, a causa del moltiplicarsi di ville a alberghi, a parte qualche angolo fortunato».

Nausica ci accompagna da un altro discendente di Spiro, Michail (figlio del vice sindaco) che oggi gestisce a Kanoni — la penisola a sud di Corfù Town che ospita anche l’aeroporto diventato internazionale nel 1965 — l’agenzia di viaggi di famiglia, nata grazie ai soldi che il figlio di Spiro ottenne dalla vendita del motore della mitica Dodge (sì, l’auto su cui scarrozzava i Durrell per tutta l’isola, come racconta lo scrittore naturalista, zoologo ed esploratore britannico) distrutta in un bombardamento del 1943. «Anche noi, seppure siamo la più antica agenzia di viaggi dell’isola, abbiamo sfruttato il successo della serie tivù sui Durrell — racconta il bisnipote di Spiro mostrando foto in bianco e nero della famiglia inglese con il bisnonno paterno, alcune a bordo della Dodge — e oggi muoviamo 30 mila clienti l’anno. Anche italiani, sì, ma soprattutto inglesi e anglofoni da tutto il mondo». E nel centro storico c’è perfino un negozio di souvenir legato ai volti e ai luoghi dei Durrell a Corfù, con tanto di tazze, magliette e quaderni brandizzati: è The Durrell Spot, che organizza altri tour sui set della serie, al grido di «Explore Corfù like the Durrells».

In realtà, però, più ci si allontana dalla città e più si corre il rischio di incontrare davvero qualche scorcio della Corfù che fu di Gerald bambino. Per cominciare, una decina di chilometri a settentrione della città, ecco la baia di Gouvia e, poco prima, una strada che porta alla Yellow Villa (qui la Bbc girò un altro film tratto dal libro, nel 2005) che affaccia sulla Kontokali Bay Con la bassa marea si può attivare via spiaggia fin sotto le mura della villa: questo è il mare che Gerry solca con la sua barca «Culandrona», quello in cui una sera, facendo il bagno nell’acqua resa fosforescente dai microorganismi, fa il suo primo incontro con un banco di focene.

Più a Nord, le strade che si inerpicano sulla più alta montagna dell’isola, il Monte Pantokrator (906 metri), partendo da Kalami, serpeggiano tra oliveti che ricordano le scorribande di Gerald da ragazzo, accompagnato dal fido cane Roger. Ma per ritrovare zone antropizzate che non siano state stravolte dallo sviluppo edilizio selvaggio portato dal turismo occorre spostarsi a Nord ovest, alle spalle del divertimentificio di Sidari, verso Livari e Agrafi, tra distese di alberi grigio argento punteggiate dalle sagome scure dei cipressi: quasi un angolo di Toscana in terra greca. Prima però, pochi chilometri oltre Kalami, la strada costiera passa alta sopra l’incontaminato territorio del Parco di Erimitis, che un agguerrito gruppo di ambientalisti sta difendendo da una potenzialmente devastante speculazione edilizia.

È uno degli ultimi angoli incontaminati di Corfù ed anche questo è un sito che conserva molte delle caratteristiche naturali dell’isola che visse Gerald Durrell bambino. Spiagge selvagge, insenature, grotte marine, boschi fitti e tre lagune — Vromolimni, Akoli e Savoura — ospitano un compendio di flora e fauna unico: oltre alle minacciate foche monache, al delfino a naso di bottiglia (Tursiops truncatus) e alle lontre, qui ci sono 282 specie floreali e arboree, tra cui 36 varietà di orchidee, nonché 4 rari anfibi, 15 tipi di rettili e 73 specie di uccelli. Riprendendo la strada per Kassiopi — altra rinomata località turistica — si passa non lontano da Agni Bay e la laguna di Antinioti. Le atmosfere descritte dallo scrittore in alcune pagine de La mia famiglia e altri animali si respirano qui e sulle alture di Perithia, a Villa Alexina, un edificio in stile veneziano che per qualche anno ha ospitato la Durrell School of Corfù, e poi la fondazione Gerald Durrell’s Corfù, filiazione del Durrell Wildlife Conservation Trust. Proprio sulla spiaggia di Antiniotissa il piccolo Gerry attracca con due imbarcazioni insieme a tutta la famiglia, al dottor Theodore, mentore e amico, e a una muta di cani, durante una delle sue ultime avventure corfiote. Ed è su questa lingua di sabbia e lungo il retrostante lago di San Spiridione (noto anche come Antinioti Lagoon) che ancora si può ammirare la fioritura di gigli marini descritta nel libro. In luglio l’area è invasa dal loro profumo.

L’intera zona è tuttora uno straordinario biotopo naturale: oltre ai fiori (anche qui sono ben 16 le varietà di orchidee), ci sono più di 60 specie di uccelli migratori e stanziali, tartarughe d’acqua dolce e lontre. Estesa su 400 acri, fu uno dei luoghi di formazione più importanti per il giovane Gerry — all’epoca quasi 14enne — che sarebbe divenuto poi uno dei primi naturalisti a battersi per la conservazione dell’ambiente e a salvare dall’estinzione (facendole riprodurre sulla sua isola-zoo di Jersey per poi reintrodurle in natura) molte specie animali.

Rientrando verso la città vecchia di Corfù, si può far nuovamente sosta nella zona di quello che fu l’Arsenale Veneziano (1778), a Gouvia: qui, nel libro, Gerry riceve il gabbiano dal dorso nero in dono da un detenuto ergastolano dell’isola di Vido «in permesso premio». Poco più all’interno c’è il borgo di Danilia, che un imprenditore fece costruire con le architetture di un antico villaggio sperando di trasformarlo in un resort per matrimoni stile corfiota (poi però lo cedette a un gruppo alberghiero). A Danilia ritroviamo i colori e gli scorci del set dove furono girate molte scene di The Durrells, specie della seconda stagione. E qui fu in parte girato anche il film Solo per i tuoi occhi (1981), con Roger Moore nei panni di James Bond.

Invece in una villa di Kontokali, a poche centinaia di metri dall’originaria Villa Gialla del libro, vennero girate in una villa gemella dell’originaria scene della serie The Durrells del canale Itv (2016). Ma se volete vivere vere atmosfere di un villaggio corfiota, dovete spostarvi verso l’Achilleion, il palazzo fatto costruire dalla principessa Sissi d’Austria: a soli due chilometri, Kynopiastes è un abitato che mantiene abbastanza incorrotte le architetture originarie degli Anni Trenta, nonostante la sua vecchia taverna un po’ vera un po’ «recitata» per le comitive di turisti.

Ancora più a Sud, lo spirito del giovane naturalista Gerry rivive negli antichi Magazzini del sale di Lefkimi, che ospitano oggi uno dei centri di educazione ambientale più interessanti e originali della Grecia. Il Peco (Centro di Educazione Ambientale di Corfù) ha aperto al pubblico nel 1999, dopo che i fondi ottenuti attraverso il programma Interreg dell’Ue hanno permesso al governo locale di rinnovare i magazzini veneziani del XVI secolo, proprio accanto alle favolose saline (spot per i fenicotteri rosa) che si estendono su 105 ettari.

L’eredità di Gerald tornerà a farsi sentire anche nel suo ultimo libro, postumo: «Sono entusiasta che queste nuove storie vedano la luce — ha commentato Lee Durrell — perché Gerry non si limitava a parlare e scrivere di conservazione: la viveva e la respirava. La sua missione era dichiarata: salvare le specie dall’estinzione. Spero che con Io e altri animali riporteremo i lettori al suo lavoro e alla vocazione naturalista che ha ispirato tutta la sua vita».

29 dicembre 2024 (modifica il 29 dicembre 2024 | 15:04)

29 dicembre 2024 (modifica il 29 dicembre 2024 | 15:04)