«Insostituibili i libri di carta»

di SEVERINO COLOMBO L’indagine sull’uso (e l’efficacia) dei testi «tradizionali» e digitali a scuola. Interviste condotte da Epson in 20 Paesi europei tra insegnanti e genitori con figli d’età tra gli 8 e i 16 anni

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Dalla parte della carta. Fosse per insegnanti e genitori in classe si dovrebbero utilizzare più libri di testo e più supporti didattici cartacei: è il risultato di una ricerca a livello europeo. Il 63% è la media dei genitori e il 71% dei docenti che nei venti Paesi del vecchio continente la pensano così, tra quelli che sono stati coinvolti nello studio: vorrebbero il libro e la carta più protagonisti nelle lezioni scolastiche.

La ricerca è stata commissionata da Epson, multinazionale leader nel settore delle stampanti, e il lavoro sul campo è stato condotto tramite la piattaforma in house di Focaldata (con integrazione Api in una rete di panel online). In totale, nei mesi di agosto e settembre 2024, in 20 Paesi europei sono stati intervistati 4.239 insegnanti e 20.690 genitori, con figli di età compresa tra gli 8 e i 16 anni. In Italia la percentuale dei «pro carta» è tra gli insegnanti al 68% in linea con la media europea, mentre, un po’ a sorpresa, scende al 21% tra genitori: segno che mamme e papà italiani a prescindere da tutto sono sostenitori del testo digitale? O che, più probabilmente, il tema non sia sentito come urgente e importante? Quale che sia il motivo significa che i genitori italiani, rispetto ai colleghi di altri Paesi europei, hanno ancora un percorso da fare quanto a informazione e sensibilità sull’argomento della lettura in classe, prima ancora che sul valore didattico e formativo del supporto utilizzato.

Non è solo una questione di atteggiamento più o meno aperto verso le nuove tecnologie nella didattica, la convinzione della maggior parte degli intervistati è che i materiali cartacei favoriscono l’apprendimento e la conservazione delle informazioni, in sostanza: che sulla carta si impara meglio. E a questa conclusione a cui sono giunti anche alcuni recenti studi scientifici. I neuroscienziati del Teachers College della Columbia University hanno dimostrato che c’è un marcato vantaggio nel leggere un testo su carta piuttosto che su uno schermo, in quest’ultimo caso infatti la lettura risulta essere più superficiale.

Davanti a una pagina scritta, stampata, si sta più concentrati che di fronte a uno schermo, a un monitor, dove è più facile distrarsi, divagare, essere meno presenti. Gli studi tendono a dimostrare che la comprensione della lettura sia migliore sulla carta stampata rispetto a quella dal testo digitale: un comportamento noto come paper advantage o screen inferiority effect.

La questione vale non solo per i libri ma anche rispetto a materiali cartacei a supporto e integrazione della didattica: schede, fotocopie, grafici, supporti di lavoro. Secondo la ricerca il 45% dei genitori italiani (e il 54% in Europa) è convinto che l’uso di materiali stampati in classe possa migliorare la capacità di lettura, mentre solo il 9% (stessa percentuale sia in Italia che in Europa) pensa al contrario che siano i libri e i tradizionali materiali cartacei a distrarre gli studenti di oggi e a ridurre il loro livello di attenzione.

Che il tema sia caldo e dibattuto lo dimostrano anche alcuni studi recenti che raccolgono le voci di pedagogisti, esperti di educazione, insegnanti. Il volume a più voci La qualità nelle narrazioni per l’infanzia (Anicia), uscito a ottobre, si apre con la premessa del curatore Cosimo Di Bari, professore associato di Pedagogia generale e sociale all’Università di Firenze, che dentro e fuori dalla scuola «il tema della qualità dei contenuti per l’infanzia non riguarda soltanto i libri» ma anche le «narrazioni multimediali» ovvero film, cartoon, programmi televisivi, e «App ludiche e videogiochi». Se, come osserva la pedagogista Rossella Certini nell’intervento La qualità narrativa, «la bellezza e la qualità della narrazione hanno bisogno di tempo e di distanza per essere comprese nelle loro creatività e nella loro portata evocativa», è altrettanto vero che «la tecnica — prosegue la studiosa — ha semplificato i mezzi di comunicazione e chiede a chi ascolta o legge una storia, uno sforzo creativo e interpretativo sempre più marginale».

Lo stesso Di Bari nel capitolo intitolato La qualità delle App educative rivolte all’infanzia invita ad andare oltre la facile «mitologia» dei nativi digitali secondo la quale «i bambini contemporanei nascerebbero competenti nell’uso della tecnologia», meglio parlare piuttosto di una «confidenza» con la tecnologia, dello sviluppo di «una familiarità che consente di interagire, solo a livello superficiale, senza avere una reale competenza».

La questione libro di carta vs libro digitale è affrontata anche nel volume Quale letteratura per l’infanzia? (Marcianum Press, 2024) a cura di Alessandra Mazzini e Angelo Nobile che offre molteplici punti di vista e spunti di riflessione su pedagogia, educazione e società. Come l’intervento Oltre il libro cartaceo, firmato da Tiziana Mascia, docente di Letteratura per l’infanzia all’Università di Urbino, e da Juli-Anna Aerila, che insegna Educazione alla lettura e alla letteratura all’Università di Turku in Finlandia, che da un lato ribadiscono i «vantaggi cognitivi» della lettura in formato cartaceo e dall’altro avvertono che focalizzarsi «sugli aspetti negativi dell’uso dei social media da parte dei bambini rischia di oscurare il ruolo positivo che molti libri digitali rivestono nella vita quotidiana della giovani generazioni». Le autrici auspicano, in conclusione, che la letteratura per l’infanzia declinata al digitale (libri, app, contenuti multimediali…) possa essere vista non come «una semplice sostituzione del libro cartaceo» ma diventare «un complemento significativo che apre nuove dimensioni alla narrazione».

In questa prospettiva anche «la Lettura», il supplemento culturale del «Corriere della Sera» fa la sua (piccola ma significativa) parte con lo speciale «la Lettura della ragazze e dei ragazzi» che periodicamente arriva in edicola e grazie all’impegno di insegnanti, educatori e genitori entra nelle classi diventando strumento e supporto anche didattico per parlare a bambini e ai ragazzi di letteratura per l’infanzia, di contenuti narrativi (cartacei e digitali), della lettura in tutte le sua forme.

Sguardi

Secondo una ricerca che tra agosto e settembre ha coinvolto venti Paesi europei, la media dei genitori che in classe vorrebbe che si utilizzassero più libri di testo e più supporti didattici cartacei è pari al 63% mentre tra gli insegnanti la media sale al 71% (dati a cura di Epson). Il tema della lettura nell’infanzia, sia su carta che su supporti digitali, è affrontato in due volumi collettanei usciti quest’anno: «La qualità nelle narrazioni per l’infanzia. Sguardi pedagogici sui contenuti analogici e digitali rivolti a bambine e bambini» a cura di Cosimo Di Bari (Anicia, pp. 294, euro 25) e «Quale letteratura per l’infanzia? Morfologia di una disciplina in trasformazione», a cura di Alessandra Mazzini e Angelo Nobile (Marcianum press, pp. 374, euro 28)

20 dicembre 2024 (modifica il 20 dicembre 2024 | 10:23)

20 dicembre 2024 (modifica il 20 dicembre 2024 | 10:23)