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1500 km per salvare Miyagi, prigioniero di un laccio metallico che lo avrebbe ucciso

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Millecinquecento chilometri in due giorni. Pochissime ore di sonno e tante di camminata di notte nel bosco, per arrivare a salvare una vita. È il tour de force che hanno compiuto i volontari di Lav in Basilicata per salvare Miyagi, un cagnolone simil pastore maremmano vittima di un episodio di grande crudeltà. Gli era stato stretto un laccio di fil di ferro intorno alla vita, all’altezza dei genitali. Un laccio che, oltre a provocargli lacerazioni nelle carni, stava bloccando l’apparato urinario e questo l’avrebbe portato sicuramente alla morte. Il cane ora sta bene ed è in cerca di adozione. 

Miyagi è stato notato da alcuni volontari, che fanno parte dell’Unità d’Emergenza Lav, mentre vagava spaventato e sofferente lungo la statale di Francavilla in Sinni, in direzione di Matera. I volontari, tra cui Beatrice Rezzaghi, responsabile dell’Unità, erano in vacanza, ma non hanno esitato un secondo. Si sono fermati e hanno tentato di avvicinarlo, per aiutarlo e portarlo al sicuro. Dopo svariati tentativi di approccio, però, Miyagi ha oltrepassato il guardrail e si è spinto fino ad un campo, fuori dalla portata delle auto, per poi inoltrarsi in un bosco. La presenza del cane per strada era stata segnalata già due giorni prima da un gruppo di volontari locali ai carabinieri forestali. Il canile comunale di Latronico, allertato, era pronto ad ospitarlo ma serviva un intervento urgente per la cattura. 

1500 km per salvare Miyagi

E così la macchina dell’emergenza si è messa in moto. Mentre l’ambulanza veterinaria si recava sul posto, dalla Lav di Prato (a 680 chilometri di distanza) è partita un’altra squadra di volontari, capitanata dal responsabile, Cristiano Giannesi. Per rintracciare e catturare Miyagi sono state impiegate tecnologie avanzate: dal drone termico alla gabbia trappola a monitoraggio remoto. In tutto ci sono volute oltre 12 ore di attesa. Per spingere Miyagi a lasciare il bosco e a entrare nella trappola, i volontari hanno creato un sentiero olfattivo che lo ha attirato. Poi, la corsa all’ambulatorio, dove il laccio è stato rotto con un tronchese. E così, a 36 ore dal suo primo incontro con i volontari finalmente è tornato libero. Dopo settimane di cure amorevoli, è pronto a ricominciare ad avere fiducia negli esseri umani. 

«Osservandolo da vicino abbiamo davvero compreso la gravità della situazione: il laccio di ferro intrecciato al corpo stava per penetrare nella pelle del cane, tutto intorno alla vita, impedendogli di urinare. Se non fossimo intervenuti in tempo, tutto questo avrebbe causato dei danni serissimi e irreversibili per la vita di Miyagi»  racconta Beatrice. «Non sappiamo come abbia fatto a finire in quella condizione, potrebbe essere stata la mano di qualcuno che voleva impedirne con inaudita crudeltà i movimenti, forse un gesto punitivo per un animale vagante, come hanno ipotizzato i carabinieri forestali – aggiunge – Oppure il laccio potrebbe essere stato posizionato da un bracconiere per catturare animali selvatici, e in quel caso Miyagi ci sarebbe finito dentro. Di solito però, i lacci da fauna selvatica sono fissati al terreno o sugli alberi, intrappolano le zampe e l’animale muore sul luogo della trappola: in questo caso non c’erano segni del tentativo di strapparsi il laccio». 

«Questa operazione è stata complessa e faticosa: in due giorni ho percorso oltre 1500 km per portare l’attrezzatura speciale dalla Toscana alla Basilicata, abbiamo dormito pochissimo e lavorato senza sosta. Ma vedere Miyagi salvo ha reso ogni sacrificio insignificante di fronte al valore della sua vita – sottolinea Cristiano Giannesi – Da anni partecipo alle attività dell’Unità d’emergenza, anche durante grandi calamità, e ogni volta resto colpito dalla forza del lavoro di squadra e dalla solidarietà di chi ci sostiene. Senza il supporto delle persone che credono in noi, strumenti come i droni termici o le gabbie monitorate non esisterebbero, e salvataggi come questo non sarebbero possibili. Ogni vita che riusciamo a salvare è il risultato concreto della fiducia che i cittadini ripongono in noi. A loro va il nostro grazie più grande».

8 settembre 2025 ( modifica il 8 settembre 2025 | 13:00)

8 settembre 2025 ( modifica il 8 settembre 2025 | 13:00)

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