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Costruire oggi i medici, in particolare i pediatri, di domani. Una sfida non facile ma necessaria vista la velocità con cui il mondo cambia, gli scenari possibili sempre più estremi — lo abbiamo visto succedere in Spagna — ma anche le enormi potenzialità che le nuove tecnologie ci offrono per ridurre distanze e condividere competenze. Una sfida che parte da lontano, dalla formazione di quanti, domani, saranno in prima persona impegnati in ospedali, ambulatori, istituti di ricerca.
«Fino a non molti anni fa lo scenario era totalmente diverso, anche la comunicazione era molto più lenta e si veniva a sapere dell’esistenza di una nuova tecnica, di una scoperta scientifica molto dopo che erano avvenute. Oggi è cambiato tutto» nota Gian Luigi Marseglia, professore di Pediatria all’Università di Pavia Fondazione Irccs Policlinico San Matteo. Con Massimo Agosti (Università dell’Insubria) e Fabio Mosca (Università di Milano), Marseglia è il coordinatore dell’incontro che il 6 novembre alla Fiera di Roma proverà a fare il punto proprio sulla formazione dei pediatri. L’evento è uno dei tantissimi che animeranno la quinta edizione di Welfair, la tre giorni (dal 5 al 7 novembre) dedicata al «fare sanità». Mercoledì 6, per parlare di pediatria in divenire, i direttori delle Scuole di specializzazione, i rappresentanti della pediatria ospedaliera e della pediatria di famiglia si confronteranno con i giovani che proprio ora si stanno formando, in un testa a testa virtuoso che ha l’obiettivo di rendere la formazione sempre più adeguata a chi deve riceverla: «Nei 5 anni di studio — continua Marseglia — la Scuola deve saper dare al futuro pediatra competenze a 360 gradi nella cura dei pazienti da zero a 18 anni. A questa visione di insieme deve poi affiancarsi una formazione differenziata a seconda delle inclinazioni dei singoli: la Scuola deve essere un incubatore di vocazioni».
I fronti su cui i futuri medici saranno chiamati sono tanti: «Le malattie croniche, quelle acute, la necessità di garantire su tutto il territorio lo stesso accesso alle cure, al nascere in sicurezza e ai servizi d’emergenza senza che ci siano differenze da una parte all’altra dell’Italia». Senza dimenticare la ricerca, ruolo in cui i pediatri potranno, se coinvolti, mettere a frutto le loro competenze: «Per esempio — prosegue Marseglia — sul fronte della denatalità, suggerendo ai decisori politiche di sostegno alle famiglie che ne favoriscano l’implementazione. O dell’ambiente: l’inquinamento influisce già durante la gravidanza e le sue influenze nefaste si prolungano per tutta la vita». L’idea è di formare super-specialisti, capaci di avvalersi delle nuove tecnologie — compresa l’Ia — ma che non dimentichino mai di mettere al centro di tutto il bambino e le sue esigenze.
5 novembre 2024 (modifica il 5 novembre 2024 | 20:26)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
5 novembre 2024 (modifica il 5 novembre 2024 | 20:26)
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