
Confidavano nella Corte Suprema, ma sono rimasti delusi e ora dovranno restituire le somme percepite a titolo di assegno vitalizio «attualizzato». «Una buona notizia», la definisce il presidente del Consiglio regionale Roberto Pacher. «Eravamo convinti di essere nel giusto e ora la massima giurisdizione civile conferma la correttezza del percorso legislativo che nel 2014 ha posto rimedio a scelte precedenti non equilibrate», aggiunge, commentando l’ordinanza della Corte di Cassazione. L’altolà dei giudici supremi è arrivato ieri, lunedì primo dicembre. Il collegio ha respinto il ricorso dei 17 ex consiglieri con il quale chiedevano di dichiarare infondate le pretese restitutorie avanzate dal Consiglio regionale. I consiglieri dovranno quindi restituire le somme trattenute.
Le motivazioni della Corte
Una vicenda annosa che ha scatenato aspre polemiche e duri scontri in aula. Al centro: la differenza tra gli importi previsti dalla legge regionale numero 6 del 2012 e quelli ridotti stabiliti dalla legge 4 del 2014. La riforma del 2014, che aveva abbassato il valore attualizzato di una quota del vitalizio introdotto meno di due anni prima, aveva indispettito diversi ex consiglieri che si erano rivolti ai giudici contestando la riduzione dell’assegno e la richiesta di restituire quanto percepito. Il caso era arrivato fino alla Corte Costituzionale che nel 2019 aveva confermato la legittimità della norma del 2014, riconoscendo la prevalenza dell’interesse generale a un sistema di trattamento più equo e a un maggiore controllo della spesa pubblica. Poi c’erano le pronunce di merito, ma le sentenze non avevano scoraggiato gli ex consiglieri, decisi a far valere le proprie ragioni anche in Cassazione.
«Operato con trasparenza»
La Corte, con l’ordinanza del 30 novembre, ha dichiarato inammissibili le ulteriori questioni di costituzionalità, condannando i ricorrenti anche al pagamento delle spese di giudizio. «È un riconoscimento della trasparenza e dell’equilibrio con cui il Consiglio ha agito, tutelando l’interesse pubblico senza contrapporsi ai diritti individuali», continua Paccher. Le somme andranno restituite, ma per mettere la parola fine sull’annosa contesa si è dovuti arrivare fino in Cassazione. «Si poteva osare di più e fare quello che avevano promesso, e non fatto, Arno Kompatscher e Rossi, ovvero eliminare quella vergogna dei maxi anticipi», commenta Filippo Degasperi (Onda) .
2 dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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