Un Paese in formato A1

di Daniele Di Piazza Compie oggi 60 anni l’Autostrada del Sole, impresa ingegneristica e politica realizzata in 8 anni. L’Italia del boom economico assaporò modernità e libertàsu una spina dorsale di 755 km

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La domenica fiorentina si presentava finalmente serena dopo il nubifragio del giorno prima. Una pioggia sferzante che aveva costretto, il pomeriggio di sabato 3 ottobre 1964, le auto con a bordo il presidente del Consiglio, Aldo Moro, e l’amministratore delegato della società Autostrade, Fedele Cova, a procedere a passo d’uomo da Orvieto a Chiusi. Era l’ultimo tratto che mancava per rendere l’A1 – esattamente sessant’anni fa – l’autostrada che conosciamo: la dorsale d’asfalto, allora avveniristica, che univa per la prima volta le macroaree del Nord, del Centro e del Sud.

La chiamammo sin da subito Autostrada del Sole, e la pioggia della vigilia, come scrisse quel giorno l’inviato del Corriere della Sera Fabrizio De Santis, poteva apparire «una clamorosa smentita al nome che porta». Per fortuna tornò il sole e quella domenica a Firenze Aldo Moro con accanto l’allora presidente della Società Autostrade, Ezio Donatini, poterono dichiarare completati i lavori della A1. Lavori che oggi potrebbero apparire miracolosi: otto anni in tutto, dalla posa della prima pietra il 19 maggio del 1956 a San Donato Milanese (pietra benedetta dall’allora arcivescovo Montini, futuro papa Paolo VI) fino al taglio del nastro compiuto da Moro.

Il costo complessivo dell’opera fu di 272 miliardi di lire, che attualizzati sarebbero oggi 3 miliardi e mezzo di euro. Furono realizzati 755 chilometri d’autostrada per collegare Milano a Napoli, 113 tra ponti e viadotti, 572 cavalcavia, 38 gallerie, 57 raccordi, 56 aree di servizio. Numeri che riempirono d’orgoglio l’Italia che si godeva il leggendario boom, ovvero il Miracolo Economico: stavamo motorizzando il Paese, e fornivamo agli italiani le strade che servivano per connettere i sogni, lungo l’intero Stivale. L’Autostrada del Sole – notava Enrico Menduni nell’omonimo saggio pubblicato nel 1999 per il Mulino – fu il «germe costitutivo del capitalismo italiano». Gli italiani potevano viaggiare rapidamente, così come le merci. Quel lavoro di connessione Nord-Sud rappresentò la svolta nella crescita del Paese ma non ne garantì la coesione: si va veloci da Milano fino (adesso) a Reggio Calabria, ma il Nord resta Nord e il Sud, troppo spesso Sud.

Al di là delle valutazioni odierne, l’A1 non fu soltanto uno straordinario lavoro ingegneristico e politico, fu qualcosa che incise sin da subito nell’immaginario del Paese. Che cosa rappresentò infatti la sua apertura? Innanzitutto libertà e modernità: l’ispirazione per i progettisti italiani erano state le highway americane. Poi creatività: quel nastro d’asfalto che collega linguisticamente il milanese al romanesco, fino al napoletano, hanno dato origine a tanto cinema e a tanta letteratura. Uno dei più veloci a rappresentare la grande innovazione stradale fu nel ’64 Dino Risi che due anni prima aveva omaggiato la statale Aurelia nel capolavoro «Il sorpasso». Quell’anno diresse Walter Chiari ne «Il giovedì» e al suo attore fece dire: «Sai che affare è piazzare una pompa di benzina all’ingresso dell’Autostrada del Sole? Con i primi soldi costruisco una stazione di lavaggio e ingrassaggio. E dopo un bel motel di 40 camere».

L’anno dopo Carlo Lizzani va nelle sale con uno degli episodi di «Thrilling», protagonista uno strepitoso Alberto Sordi con Bianchina truccata e corna esposte a ogni sorpasso in autostrada. È l’epopea divertente dell’Italia che scopre quant’è facile viaggiare. Un viaggio che dura da 60 anni, con estensioni e privazioni (la Sardegna, ricordiamolo, è ancora senza autostrade), con tecnologia avanzata – il nostro Telepass ha fatto scuola persino negli Usa – e promesse di futuro, con successi e tragedie (come dimenticare il crollo del ponte Morandi, nel 2019 a Genova, con le sue 43 vittime?). Sui tremila chilometri che oggi è la rete, il quadruplo del ’64, si parla adesso di intelligenza artificiale nella gestione dei cantieri e di ricariche fast per le auto elettriche. Un gran successo, non c’è che dire, da omaggiare facendo un salto, se potete, alla Chiesa sull’Autostrada, gioiello architettonico nei dintorni di Firenze, realizzata dall’architetto Michelucci in ricordo dei 74 operai che persero la vita nella costruzione di quel sogno chiamato A1. 

IL NUOVO LOGO – Un po’ «A» e un po’ «&», l’idea che unisce i territori

Una A duttile, che ruota andando a rappresentare una &, segno di unione. Così un nuovo logo, lanciato oggi in occasione dei 60 anni dell’Autostrada del Sole, vuole rappresentare l’unità del Paese e la libertà di movimento. Per Autostrade per l’Italia

(Aspi) questa immagine vuol essere il punto di approdo di un lungo processo di trasformazione aziendale avviato nel 2020, dopo i tragici eventi del Ponte Morandi: un percorso che ha visto l’ingresso di nuovi azionisti e nuovi vertici, un radicale change management, l’adozione di innovativi sistemi di monitoraggio e di manutenzione, l’avvio di un programma di ammodernamento e di potenziamento delle infrastrutture della rete. Secondo Aspi, il logo (realizzato da Inarea Identity and Design Network) rappresenta idealmente il legame con il Paese, con il territorio e i suoi borghi ma anche con l’innovazione, la sostenibilità e l’inclusività.

CINEMA & MUSICA – Da Sordi «zigzagante» alla canzone dei Pooh

Elemento fondamentale della vita italiana, l’A1 ha naturalmente lasciato diverse tracce in film, fiction e canzoni. Come in «Il giovedì» di Dino Risi, con un Walter Chiari padre spiantato ai margini del boom economico (il film era del 1964, anno in cui era appena stata inaugurata l’autostrada) che prospetta alla sua amante

perplessa di cambiar vita aprendo una stazione di rifornimento (e poi un motel) all’ingresso dell’Autostrada del Sole. O come in «Thrilling» (diretto da Carlo Lizzani nel 1965), con Alberto Sordi, sfrontato e zigzagante automobilista nell’episodio «L’Autostrada del Sole» (nella foto). All’epopea della realizzazione dell’A1 è stata poi dedicata «La strada dritta», fiction con Ennio Fantastichini trasmessa su Raiuno nel 2014 (cinquantenario della inaugurazione) che, tratta dal romanzo del regista e dirigente televisivo Francesco Pinto, racconta le vicende degli uomini che sognarono, progettarono e costruirono quella che all’epoca sembrava un’opera proibitiva. L’A1 compare anche in «Pronto, buongiorno è la sveglia», brano dei Pooh del 1978 che ironizzavano sugli spostamenti tra un concerto e l’altro: «Sull’autostrada del sole come sempre finisce che piove, vai più piano che c’è la stradale se ci ferma facciamo qui Natale».

Nella foto, auto nel tratto Bologna-Firenze nel 1962

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4 ottobre 2024 (modifica il 4 ottobre 2024 | 09:06)

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