
Guidata da Ippolita di Majo, la giuria del 43° Torino Film Festival ha giustamente incoronato The Garden of Earthly Delights (Il giardino delle delizie terrene) del regista olandese Morgan Knibbe, al suo primo lungometraggio.
Ambientato a Manila, segue le rassegnate odissee dell’undicenne Ginto e di sua sorella Asia: il primo vuole entrare nel giro degli spacciatori alla ricerca di un’identità e di un ruolo che l’età gli nega, la seconda si prostituisce per pagarsi una fuga all’estero.
Le loro vite si incroceranno con quelle di un turista olandese alla ricerca della donna che ha conosciuto su internet e che gli ha fatto credere di amarlo.
Con un occhio che non scade mai nel voyeurismo ma che non nasconde però la miseria e lo squallore (materiale e morale), il film si trasforma in una specie di guida per il mondo desolato delle baraccopoli, quelle che confinano con gli hotel di lusso e i locali di incontri, perfettamente funzionali a un turismo sessuale che non vuole porsi limiti.
E i fiori colorati e bellissimi, che vediamo alla fine sbocciare tra i fuochi d’artificio che festeggiano l’anno nuovo, sono solo l’ennesimo sberleffo per i sogni degli ultimi, di chi crede di avere la felicità a portata di mano e la vede invece dissolversi nel nero senza speranza della notte, dove anche il domani viene cancellato.
Il premio speciale della giuria ha premiato un’altra delle sorprese di questo festival, l’esordio della regista slovena Ester Ivakic con Ida Who Sang So Badly Even the Dead Rose Up and Joined Her in Song (Ida che cantava così male che persino i morti si sono alzati e si sono uniti a lei nel canto), specie di favola adolescenziale sospesa tra i sogni taumaturgici di una ragazza e i dolori con cui la vita dovrà inevitabilmente confrontarsi. E che il film racconta con una contagiosa spensieratezza.
Tutto al femminile il film che è stato premiato per la miglior sceneggiatura, Ailleurs la nuit (Altrove la notte) dove la canadese Marianne Métivier mette a confronto quattro donne, ognuna all’inseguimento di una nuova ripartenza.
Premi molto condivisibili non possono però far dimenticare che Torino sta sempre più radicalmente cambiando la pelle (e l’anima) del suo festival: resta il concorso per le opere prime e seconde, quelle all’origine del nome d’antan «Cinema giovani», ma l’accoppiata Giulio Base, confermato direttore anche per l’anno prossimo, e Tiziana Rocca sta facendo del TFF quasi esclusivamente un affollato tappeto rosso, dove una «Stella della Mole» non si nega a nessuno.
E dove il marketing e la promozione sembrano dettare le scadenze degli appuntamenti. Siamo sicuri che è questa la strada migliore da percorrere?
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29 novembre 2025
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