Premio Cairo 2024 a Giuseppe Lo Schiavo: «La mia finestra sguardo di una generazione»

di Pierluigi Panza Scelta l’opera di un artista calabrese selezionato tra venti talenti. Tutti i lavori in gara in mostra fino a domenica 20 ottobre alla Permanente di Milano

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Giuseppe Lo Schiavo con Self Neural Portrait ha vinto la 23ª edizione del Premio Cairo per l’arte contemporanea. Lo ha annunciato nella serata del 14 ottobre l’editore Urbano Cairo nel corso della cerimonia di premiazione al Palazzo della Permanente di Milano. Il premio è una competizione tra venti giovani artisti selezionati dalla redazione del mensile «Arte» diretto da Michele Bonuomo. Il riconoscimento è andato a Lo Schiavo «per il complesso e rigoroso lavoro come punto di incontro tra pratica artistica e conoscenza scientifica», si legge nella motivazione. L’artista, 38 anni di Pizzo Calabro, laureato in architettura a Roma, vive tra Milano e Londra. Le sue opere si distinguono per la sperimentazione con la fotografia sintetica attraverso la quale crea paesaggi sognanti e iperrealistici.

Self Neural Portrait è un mondo artificiale e naturale insieme visto da una finestra, ma vuole rappresentare uno stato d’animo interiore. «Perché ho dipinto da una finestra? Forse perché mio padre era un serramentista e io sono architetto. Noi guardiamo tutto da questa finestra che io ho immaginato essere una finestra del Palazzo di Kyoto — racconta — dove è stato firmato il celebre protocollo, che doveva essere una rivoluzione per il mondo. Ma a distanza di anni mi sembra che quel protocollo abbia perso senso». L’opera, però, è anche un «ritratto» personale e generazionale. «L’obiettivo che mi sono posto è inquadrare la nostra generazione. Io ho 38 anni. La nostra generazione sembra impossibilitata di fronte alle grandi sfide come la guerra, la pandemia, il cambiamento climatico. Noi non possiamo fare niente, solo guardare e credo che la mia opera stia significare questo. L’arte cerca di raccontare, ma non può fare di più. Oggi abbiamo un riverbero di informazioni, ma non riusciamo a gestire la nostra strategia per questo facciamo del copying, copiamo». Il lavoro di Lo Schiavo è realizzato al computer. «Qui ci sono fiori perfetti in primo piano e un’onda che arriva da lontano e noi possiamo guardare una cosa o l’altra indifferentemente. Il quadro è realizzato con fotografie generate dal computer». In primo piano, però, si può osservare una boccetta di detersivo che l’artista ha dipinto con scritto Soul wash: il 90% dei batteri vengono cancellati ma risolve solo lo 0,1% dei tuoi problemi. I fiori sono sintetici realizzati in 3D con un software di simulazione che si pone l’obiettivo opposto all’Intelligenza artificiale. A fianco dell’opera c’è un pannello con dei dati neurologici. «Ho cercato di creare un legame con le neuroscienze. Quello che si vede è una sorta di encefalogramma che raccoglie le mie reazioni in cinque frequenze diverse davanti al quadro».

«Il lavoro del Premio Cairo è fondamentale in Italia per l’arte contemporanea e lo è anche il mensile “Arte” che lo promuove, un mensile ricco di informazioni che consente di capire quello che sta capitando — afferma Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, dal 2016 presidente della giuria del premio —. Qui gli artisti possono operare su qualsiasi medium perché il premio agisce come una sorta di libera committenza. In Italia è molto difficile per i giovani farsi riconoscere sebbene dal 2016 anche il ministero abbia istituito dei degli strumenti di sostegno». La giuria che li ha valutati era anche composta da Luca Massimo Barbero della Fondazione Giorgio Cini; Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale di Genova; Bruno Corà, presidente della collezione Burri Città di Castello; Lorenzo Giusti, direttore della Gamec di Bergamo; Gianfranco Maraniello, direttore Polo museale del Moderno e Contemporaneo del Comune di Milano; Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma, oltreché dal maestro Emilio Isgrò.

Il promotore, Urbano Cairo, ha sottolineato in special modo la qualità dell’allestimento espositivo di quest’anno, «particolarmente curato». Le opere dei giovani venti artisti resteranno esposte alla Permanente (con ingresso gratuito) fino al 20 ottobre, unitamente a quelle dei precedenti vincitori: il primo vincitore del Premio Cairo fu Luca Pignatelli, con la Locomotiva, 24 anni fa. In tutte le sue edizioni il premio ha visto passare 430 artisti che «hanno potuto mostrare il loro talento e la loro creatività — ha dichiarato Cairo -— Il loro successo è testimoniato dagli oltre 50 artisti che, dopo aver partecipato al premio, hanno avuto la possibilità di esporre le proprie opere alla Biennale di Venezia»: anche quest’anno sono presenti in tre.

Ricordiamo, infine, i nomi di tutti gli artisti selezionati per il premio: oltre al vincitore Giuseppe Lo Schiavo, Thomas Berra, Chiara Calore, Tomaso De Luca, Pietro Fachini, Emilio Gola, Giulia Maiorano, Giulia Mangoni, Pietro Moretti, Matteo Pizzolante, Aronne Pleuteri, Vera Portatadino, Carlo Alberto Rastelli, Marta Ravasi, Adelisa Selimbašić, Davide Serpetti, Arjan Shehaj, Luca Staccioli, Maddalena Tesser, Flaminia Veronesi. Si tratta di opere, ha ricordato Bonuomo, «create con una pluralità di dispositivi espressivi: da quelli mai esausti della pittura e della scultura ad altri mutuati da ipertecnologie in continua evoluzione e da guardare senza pregiudizi». Una varietà di linguaggi che testimonia lo stato attuale della ricerca d’arte contemporanea.

14 ottobre 2024 (modifica il 15 ottobre 2024 | 12:02)

14 ottobre 2024 (modifica il 15 ottobre 2024 | 12:02)