Michel Houellebecq a Torino: «Emmanuel Carrère è il mio scrittore preferito. Mi ispirerò a lui»

di PAOLO MORELLI L’autore francese, ospite all’anteprima del festival Radici, ideato dal Circolo dei lettori, parla di letteratura, politica, attualità, processi e battaglie legali

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Lo introduce parlando di quanto sia «generoso a essere qua per noi». Così Giuseppe Culicchia, curatore del festival Radici ideato dal Circolo dei lettori di Torino (col supporto dell’assessorato all’emigrazione della Regione Piemonte), accoglie Michel Houellebecq, in città per l’anteprima del 14 ottobre. «Non credo che i partiti di destra descrivano una situazione reale – dice, in dialogo con la scrittrice Ottavia Casagrande –. In Francia non c’è un complotto islamista, ma un ripiegamento etnico, con scontri fra marocchini e ceceni o tra musulmani stessi». La vita in Occidente va avanti «con difficoltà, perché ci chiediamo troppo, un rallentamento generale ci porterebbe nella giusta direzione». Resta l’attualità, che parla di guerra e conflitti. «Sostengo Israele – spiega – ma la situazione sta diventando sempre più difficile e dolorosa. Se Israele smettesse di lottare scomparirebbe, l’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli».

Il dialogo parte dal suo libro più recente, Qualche mese della mia vita (La nave di Teseo), in cui Houellebecq racconta fatti come la minaccia di denuncia da parte del Rettore della Moschea di Parigi o il video pornografico realizzato con un collettivo artistico olandese. Un fatto molto raccontato anche se i media «cercano solo la polemica» e per questo consiglia ai giovani autori «di farsi subito assistere da un avvocato». Con gli olandesi, Houellebecq ha firmato un contratto capestro cedendo i diritti dei filmati. «Non ho vinto la causa – rivela – ma non avrei mai pensato di essere ricattato, pensavo succedesse solo ad attori, cantanti o sportivi famosi. Quello è un collettivo di artisti falliti». La vicenda lo indurrà a scrivere ancora. «Intorno al tema – annuncia – dei processi e delle battaglie legali. L’ha già fatto Emmanuel Carrère e sono un po’ geloso (scherza, ndr), ma è il mio scrittore preferito e mi ispirerò a lui». Poi prosegue. «Fossi stato una donna – accusa – avrei riscosso maggiore empatia, ma anche gli uomini possono subire violenze. Mi ha scioccato vedere cosa ha subito Gerard Depardieu: non le accuse al processo, ma ciò che è stato detto in tv. Ne uscirà pulito, ma non potrà più fare film perché il cinema è un mondo di vigliacchi. Quasi come la letteratura». Non si considera «misogino», dice, ma accetta la definizione di «macho» (affermazione che ha fatto scattare un applauso in sala), perché «se durante un litigio una donna piange, il misogino si arrabbia, il macho si intenerisce».

Quanto alla scrittura, Houellebecq ha ripercorso rapidamente il rapporto con alcuni dei suoi romanzi. «A un certo punto – sottolinea – non scrivere non è più possibile. Di solito la scrittura ha un valore terapeutico, ma non sempre,perché Annientare mi ha messo paura di avere un cancro, mentre Serotonina è un romanzo più romantico. Il cane Fox di La possibilità di un’isola? Il mio amore va soprattutto ai cani, sono anche stato membro di una associazione di difesa degli animali. Dicono che gli animali sono delle isole che incoraggiano l’amore».

15 ottobre 2024 (modifica il 15 ottobre 2024 | 11:57)

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