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Si parla comunemente di battaglia di El Alamein, ma in realtà il ciclo di operazioni che si svolse nel deserto nordafricano, un centinaio di chilometri a ovest di Alessandria d’Egitto, tra l’estate e l’autunno 1942, comprende ben tre distinti eventi bellici, al termine dei quali le forze dell’Asse Roma-Berlino vennero nettamente sconfitte da quelle dell’Impero britannico. Fu l’inizio della fine della presenza italiana in Africa durante la Seconda guerra mondiale.
A metà del 1942 la situazione nel deserto libico si presentava favorevole agli italo-tedeschi. L’8ª armata britannica era stata sconfitta in Marmarica dalle forze dell’Asse guidate dal brillante generale tedesco Erwin Rommel, che con un’offensiva coronata da rapido successo si era impadronito il 21 giugno del porto di Tobruk, trasformato dagli inglesi in una possente piazzaforte. A quel punto sembrava aperta la via per l’Egitto in direzione del canale di Suez, passaggio di cruciale importanza strategica per la guerra nel Mediterraneo. I britannici però erano ben lungi dall’essere battuti, anche perché potevano contare sull’aiuto della formidabile macchina industriale degli Stati Uniti, entrati in guerra nel dicembre 1941 in seguito all’attacco giapponese di Pearl Harbor. Così l’8ª armata si riorganizzò e si trincerò appunto a El Alamein, località non aggirabile da sud perché posta sopra la profonda depressione di Bab el Qattara, inagibile ai veicoli a motore per sue distese saline.
A quel punto le linee di rifornimento degli italo-tedeschi si erano decisamente allungate, poiché dovevano far arrivare munizioni e carburante da Tripoli, mentre il nemico poteva approvvigionarsi con molta maggiore facilità, trovandosi quasi alle porte di Alessandria. Vi fu in quel momento nei comandi dell’Asse una fase di incertezza: c’era chi proponeva di arrestare l’offensiva nel deserto per cercare di occupare l’isola di Malta, base navale britannica che martoriava i convogli italiani diretti in Libia, ma prevalse l’opinione di Rommel, promosso nel frattempo feldmaresciallo da Adolf Hitler, che voleva proseguire l’avanzata con la speranza di raggiungere Suez. Gli italo-tedeschi lanciarono quindi all’inizio di luglio un attacco alle linee britanniche a El Alamein, la prima battaglia che prende il nome da quella località, che si risolse in un fallimento. Le forze dell’Asse erano esauste dopo lunghe settimane di combattimenti e i britannici riuscirono a bloccarle. Benito Mussolini, che il 29 giugno 1942 era giunto in Nord Africa nella speranza di entrare ad Alessandria da trionfatore, dovette tornare a Roma con le pive nel sacco.
Seguì una pausa che permise ai contendenti di consolidare le posizioni. In quella fase il primo ministro britannico Winston Churchill decise di destituire il comandante dell’8ª armata, generale Claude Auchinleck. La scelta del sostituto cadde in un primo momento su William Gott, che però morì poco dopo, abbattuto in volo da aerei da caccia tedeschi. Al suo posto fu nominato il generale Bernard Law Montgomery.
Alla fine di agosto del 1942 Rommel tentò di nuovo la sorte, cercando di infrangere le difese dell’8ª armata da sud con le forze corazzate tedesche. Ma la manovra fu sventata, anche per l’ostacolo costituito dai vasti campi minati predisposti da Montgomery e per l’azione martellante dell’aeronautica britannica. I tedeschi raggiunsero la cresta di Alma Halfa, dove però furono fermati dai carri armati nemici, molti dei quali di fabbricazione americana. Questa seconda battaglia di El Alamein è nota nel mondo anglosassone appunto come battaglia di Alma Halfa.
Giunse a questo punto la svolta decisiva. Grazie a una netta superiorità di uomini e soprattutto di mezzi, Montgomery potè preparare meticolosamente un’offensiva massiccia, che scattò con un potente fuoco di artiglieria nella serata del 23 ottobre 1942. Dopo durissimi combattimenti, il 2 novembre l’8ª armata lanciò una seconda ondata, che le forze dell’Asse non furono in grado di fermare. Il 4 novembre, dopo un tentennamento dovuto anche all’ordine insensato di mantenere le posizioni impartito da Hitler, Rommel ordinò la ritirata generale. Non riuscirono però a ripiegare molti reparti italiani. In questa terza e ultima battaglia di El Alamein furono annientate le divisioni corazzate Ariete e Littorio, caddero prigionieri i fanti superstiti della Pavia e della Brescia, si arresero dopo aver lottato con indomito valore i paracadutisti della Folgore. L’8ª armata fece circa 30 mila prigionieri, per due terzi italiani. Poco dopo lo sfondamento effettuato da Montgomery, l’8 novembre 1942 forze britanniche e statunitensi sbarcarono all’altro capo del Nord Africa, nel Marocco e nell’Algeria presidiati dai francesi di Vichy, collaborazionisti dei tedeschi, che opposero una ben scarsa resistenza. Presi in una morsa, con due eserciti nemici che avanzavano da ovest (Algeria) e da est (Egitto), i militari dell’Asse combatterono ancora per alcuni mesi in Nord Africa, arroccandosi in Tunisia. Ma senza speranza.
22 novembre 2024 ( modifica il 22 novembre 2024 | 11:51)
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