«Lascio con orgoglio: questo luogoè diventato l’agorà di tutta Venezia»

di Enrico Parola Il sovrintendente Ortombina, al passo d’addio, racconta la nuova stagione della Fenice: dove ritorna la Traviata di Carsen, simbolo della rinascita del teatro

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Otello e Traviata. «Il titolo inaugurale e l’opera che vent’anni fa ha segnato la resurrezione della Fenice dalle sue ceneri: c’era stato un concerto nel 2003, ma la vera riapertura del teatro fu proprio con questa Traviata firmata da Robert Carsen, divenuto poi l’allestimento simbolo del teatro. Sono contento che la mia ultima stagione in laguna coincida col ventennale di quest’opera così veneziana. E credo sia emblematico che in cartellone ci siano anche Rigoletto e Attila: Verdi è stato il grande progetto di questi anni, voluto non solo perché i musicisti e tutte le maestranze del teatro crescessero, ma perché le sue opere tornassero ad essere percepite per quel che sono, un elemento fondativo dell’identità italiana».

Fortunato Ortombina, da nove anni sovrintendente dopo essere stato per otto stagioni direttore artistico della Fenice, ha voluto confermare le direttive su cui ha impostato la rinascita di uno dei teatri più belli e iconici dell’Italia: «L’intreccio tra grande repertorio e titoli più desueti, l’allargamento e il consolidamento del pubblico non solo in termini quantitativi, lo sviluppo di progetti che potessero trovare a Venezia quell’apertura mentale che questo teatro ha sempre offerto: fu la Fenice a tenere a battesimo opere di argomento allora così scabroso come Traviata e Rigoletto».

Quanto all’accostamento di titoli popolari e altri decisamente meno frequentati, «quest’anno — sostiene — omaggiamo Domenico Scarlatti nel trecentesimo dalla morte col Trionfo dell’amore; proponiamo Der Protagonist, la prima opera di Kurt Weill, Wozzeck di Berg (sul podio Markus Stenz, regie rispettivamente di Ezio Toffolutti e Valentino Villa, ndr.), nonché un altro capolavoro del teatro del Novecento quale i Dialogues des carmélites di Polenc nella versione di Emma Dante coprodotta con l’Opera di Roma e diretta da Frédéric Chaslin».

La Roma di Tosca rivivrà in un nuovo allestimento di Joan Anton Rechi diretto da Daniele Rustioni, mentre a Carnevale tornerà Il barbiere di Siviglia rossiniano diretto da Renato Palumbo. «In questi anni abbiamo ragionato anche sulla stagionalità: certi titoli sono più adatti a dati mesi, anche in considerazione della tipologia di pubblico presente in Laguna tra veneziani, veneti e turisti», spiega Ortombina, che racconta: «Uno degli aspetti che più mi rendono se non orgoglioso sicuramente contento è che tanto pubblico ha iniziato a vivere il nostro teatro come l’agorà della città, un luogo non solo dove vedere spettacoli, ma dove incontrarsi e creare tessuto sociale e umano, sulla via dell’arte. Dopo una rappresentazione dei Due Foscari una signora, figlia di abbonati storici, mi ha avvicinato dicendomi che la Fenice stava diventando un posto dove lei, venendoci, era sicura di trovare qualche amico».

Il teatro Malibran, inizialmente quasi snobbato, ha «calamitato — dice il sovrintendente — le attenzioni di tutta la città con Marin Faliero: volevano vedere la storia del doge decapitato che tutti i veneziani conoscono. E non dimentichiamo i giovani, portati in teatro grazie a biglietti a prezzi ridotti, a momenti e a spettacoli appositamente pensati per loro – quest’anno nell’ambito Educational torna Acquaprofonda di Sollima e debutta Arcifanfano re dei matti di Galuppi. Giovani vuol dire poi anche famiglie, vicini di casa e amici toccati dal passaparola; lo confermano le cifre delle presenze e l’identità degli spettatori».

Se Rigoletto sarà riproposto nell’allestimento firmato da Damiano Michieletto (sul podio Diego Matheuz), Attila sarà invece una nuova produzione (regia di Leo Muscato) come il titolo inaugurale. «Otello rappresenta il coronamento del percorso fatto con Myung-Whun Chung, che seppur non ricoprisse ufficialmente nessuna carica, è stato una sorta di direttore musicale in pectore: due titoli d’opera all’anno, soprattutto Verdi, e i concerti sinfonici, senza contare le tournée internazionali», continua Ortombina, che conclude: «Il Venerdì Santo dirigerà la Resurrezione di Mahler, dopo che Ton Koopman avrà diretto i nostri complessi nella Passione secondo Matteo di Bach». Passione e resurrezione: così sono stati questi vent’anni della Fenice risorta dalle sue ceneri.

LA GUIDA – Il Concerto di Capodanno con la bacchetta di Harding

La stagione Lirica e Balletto 2024-2025, composta da undici titoli d’opera, prenderà il via con Otello. L’apertura della stagione sinfonica sarà affidata a Hervé Niquet, che dirigerà il Te Deum di Charpentier. Il tradizionale concerto di Capodanno avrà la direzione musicale di Daniel Harding (foto). Chiuderà la stagione Wozzeck di Alban Berg, che sarà proposto in occasione dei cento anni dalla prima rappresentazione assoluta, nel dicembre del 1925. Main partner della Stagione è Intesa Sanpaolo. Per informazioni, orari, programma e biglietto, sito ufficiale
www.teatrolafenice.it

Nella foto sopra, «Dialogues des Carmélites», regia di Emma Dante

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18 novembre 2024 (modifica il 18 novembre 2024 | 11:51)

18 novembre 2024 (modifica il 18 novembre 2024 | 11:51)