
Dunque, è obbligatorio parlare male di Die My Love? No, non lo è, anche se il film ha pecche evidenti ed eccessive ambizioni. I difetti riguardano lo schema del racconto: troppo classico, artificioso, accademico. A tutto questo s’aggiunge l’aspirazione di agganciare un tema interessante, benché molto usato sia per drammi sia per horror, come la depressione post partum. Die My Love può essere salvato perché 1) insistere su un argomento importante ancora senza una vera soluzione non fa mai male e 2) perché il ricco e qualificato cast riesce comunque a condurre il film a una resa complessiva non trascurabile. Parliamo di attori smaglianti e in progress come Jennifer Lawrence, che sta tentando di dare una svolta alla sua carriera dopo alcune prove poco croccanti, e Robert Pattinson, reduce dal flop di Mickey 17, firmato dal premio Oscar Bong Joon-ho, e dei veterani Nick Nolte, 84 anni, e Sissy Spacek, 76. Dirige la scozzese Lynne Ramsay, 55 anni, che vinse il premio della giuria a Cannes nel 1996 per il cortometraggio girato in occasione della laurea, un’autrice particolarmente attenta a temi come il dolore e la sconfitta.
Fate conto: Die My Love scava nel turbine di una coscienza sconvolta da un indicibile trauma. Grace (Jennifer Lawrence), in corsa per diventare scrittrice, è una donna turbata, vicina a disconnettersi. Si porta dietro fantasmi che vengono da un passato che scopriremo per gradi. Il momento di svolta arriva quando Grace si trasferisce insieme al compagno, Jackson (Robert Pattinson), in una casa ereditata da uno zio nell’America profonda. Anche Jackson non è uno spirito limpido e forse il titolo del film ha in sé un doppiofondo, un’ambiguità che sorvola il dramma, il mistero, le violenze e i dolori della coppia. Ramsey rivoluziona il concetto di famiglia. Grace e Jackson sono due anime nella tempesta. La nascita di un figlio dovrebbe cementare l’unione. Invece, crea un’interferenza decisiva. Scatta l’ossessione. E con essa lo sconforto, il delirio e il crollo.
Il bebè toglierà a paparino e mammina un poco di quell’apparente serenità che davano per certa. Grace subisce la depressione che segue la gravidanza, si abbandona al male di vivere, ma intorno a lei, nella casa dove i due si trasferiscono, si affollano presenze e ricordi minacciosi. La donna è posseduta da un patologico malanimo che esprime nel desiderio sessuale. La coppia si sfascia. La solidarietà iniziale, se non l’amore, lascia il posto alla violenza. Il dramma di Grace e Jackson è un déjà vu da togliere il respiro, talvolta stonato. La matrice di Die My Love è un romanzo argentino, omonimo del film, ambientato nella provincia francese.
Inserirlo in un contesto american way è una delle pecche del film che nei momenti di stanca si affida alle ballate di Johnny Cash e alla frase di un manifesto che dice: «La bestia che è in me ha dovuto imparare a convivere con il dolore». Ramsay costruisce un’atmosfera soffocante, collosa, usando le scene di sesso come benzina per l’incendio dei sentimenti. Lawrence e Pattinson fanno del loro meglio per dare tono ed elasticità alla storia. Divissimi, belli e dannati come erano Jack Nicholson e Jessica Lange nel torrido Il postino suona sempre due volte (1981). Lei, Lawrence, è meglio di lui, Pattinson. Ma l’unione (dei talenti) fa la forza.
DIE MY LOVE di Lynne Ramsay
(Gran Bretagna-Canada, 2025, durata 118’, Mubi)
con Jennifer Lawrence, Robert Pattinson, Nick Nolte, Sissy Spacek, Sara Lind, Lakeith Stanfield
Giudizio: 3+ su 5
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