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Il nuovo libro di Roberta Scorranese: l’arte del corpo che muta

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Per quanto diversi siano i sessi, essi si mescolano tra loro. In ogni essere umano si verifica un’oscillazione da un sesso all’altro, e spesso sono solo gli abiti a mantenere le sembianze maschili o femminili, mentre sotto sotto il sesso è l’esatto contrario di ciò che appare. Tutti hanno fatto esperienza delle complicazioni e delle confusioni che ne derivano». Così scriveva nel 1928 Virginia Woolf in
Orlando
, testo basilare per ogni riflessione sullo scarto della sessualità rispetto ai codici condivisi, e sulla sua narrazione e rappresentazione. Oggi, a quasi un secolo dalla pubblicazione di quel romanzo rivoluzionario, la fluidità (quella «di genere», o
gender fluidity
) fa pienamente parte della nostra quotidianità, non soltanto in termini di «lotta» — sebbene a monte vi sia spesso un percorso, difficile e doloroso, di presa di coscienza e rivendicazione di sé.

Le persone gender fluid o «non binarie» si muovono tra diversi punti dello spettro di genere — femminile, maschile, neutro, non binario… — spesso faticando a trovare nel dizionario termini che le rappresentino, costrette così all’uso dell’asterisco o dello schwa, o al pronome they/them. Ma non è soltanto una questione di definizione, o autodefinizione, ma anche di rappresentazione. E non soltanto da oggi. È la storia a raccontare persone e «tipi» (reali, immaginari, mitologici…) che da sempre vivono nell’indefinitezza, nella variabilità e, in definitiva, nella «libertà»: quella di oscillare «tra Apollo e Dioniso, tra Afrodite e Atena, tra i cielo e la terra, l’acqua e il fuoco».

A raccontarci come «passaggi di genere e di forma, ambiguità, trasformazioni di varia natura hanno popolato la fantasia di artisti e scrittori, annidandosi nell’immaginario collettivo» è oggi il libro Fluido. Corpi mutevoli e instabili nell’arte (edito da Giunti), scritto con passione da Roberta Scorranese, da vent’anni giornalista per il «Corriere della Sera» e già autrice di A questo serve il corpo. Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne (Bompiani, 2023).

In un momento storico nel quale pare che la fluidità sia una realtà inequivocabile per molta parte della popolazione più giovane, ma sia contemporaneamente messa sotto accusa da fasce altrettanto ampie e pervasive, Fluido corre in nostro aiuto presentandoci prospettive capaci di portare luce sul nostro presente, partendo dal passato più remoto: addirittura dalla mitologia, dai grandi poeti, dai massimi artisti.

Dall’Epopea di Gilgameš all’indiano Mahabharata, alle Metamorfosi di Ovidio, da Artemide a Narciso, tra «ermafroditi» e corpi «madre» e nelle più diverse rappresentazioni (da Leonardo a Caravaggio, a Gina Pane…), tra le pagine di Fluido si dipana, anticipa Scorranese, «una natura vorticosa e senza regole, cambi di identità, conflitti che si riaccendono, una umanità cangiante e mai sazia di metamorfosi, divinità sospese tra gli opposti, androginia e travestimenti». Fluido è una passeggiata nel tempo e nell’arte che ha raccontato «corpi e natura in continuo mutamento, instabili, o fluidi». Ma anche liquidi, come ci ha indicato ormai più di vent’anni fa Zygmunt Bauman, con il suo Modernità liquida, perché «questa liquidità (erotica, cerebrale, mitologica) attraversa la storia dell’arte» (ancora Scorranese), ma anche la grande letteratura che dell’arte è stata spesso la fonte prima.

«Difficile, o dea, riconoscerti quando t’incontra un mortale, anche se è molto saggio: tu prendi tutti gli aspetti». Così l’eroe dell’Odissea si rivolge, sconsolato, ad Atena, protagonista di trasformazioni infinite (non diversamente da suo padre, Zeus, e dalla dea indiana Kali, ad esempio) e identità fittizie: ora un vecchio, ora un uccello rapace, ora un giovinetto gentile… Proprio al mito di Atena dedica un bellissimo passo Scorranese: «Atena, la dea della guerra e della strategia bellica, nasce da una gravidanza maschile. La narrazione più famosa — e più suggestiva — racconta che Zeus mise incinta Metis, una figlia di Oceano, ma poi, spaventato dall’idea che lei potesse generare un figlio più forte e più intelligente di lui, la colse di sorpresa e la divorò. La gestazione, dunque, si compì nel suo corpo maschio e divino, la creatura venne alla luce dalla sua testa. Uscì già adulta, già guerriera, dotata di elmo, scudo e corazza. Non è solo sinonimo di forza e di indipendenza, ma anche di castità: Atena è vergine, senza madre, nata già adulta e completa, non ha bisogno di unirsi sessualmente perché non ha bisogno di altro. È una forma avanzata del mito della Grande Madre». E a rappresentarla, nelle sue molte forme e caratteristiche, sono tanto Botticelli (Pallade e il Centauro, 1482-83 circa) quanto Gustav Klimt (Pallade Athena, 1898), ma anche Tiziano, Parmigianino, Rubens, Rembrandt, Gustave Moreau. E perfino (leggete per capire come e perché) Louise Bourgeois in uno dei suoi celebri ragni.

Negli 11 capitoli Scorranese passa attraverso alcuni dei protagonisti della storia dell’arte, da Atena all’Ermafrodito e fino alle Sirene, da Dioniso a Eros e Thanatos, passando per corpi, miti e amori. Le sirene sono quelle inquietanti di Arnold Böcklin del 1875 ma anche la marchesa Luisa Casati ritratta da Giovanni Boldini nel suo abito fasciante e cangiante, sorta di sirena della Belle Époque. Irrazionale, libero e gaudente, Dioniso trionfa nelle tele di Tiepolo, Tiziano e Velázquez, fino allo spettacolo di Jan Fabre Mount Olympus e al mitico Jim Morrison, sogno erotico delle masse e in queste pagine Dioniso contemporaneo.

Colto e mai pedante, ricco di spunti originali e di considerazioni illuminanti, Fuido è una celebrazione della duplicità, un inno al valore dell’incertezza. Al doppio che tutto contiene, all’opposto che nulla esclude.

7 giugno 2025 (modifica il 7 giugno 2025 | 20:18)

7 giugno 2025 (modifica il 7 giugno 2025 | 20:18)

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