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‭«Do as I do», così i cani ci osservano e imitano: cosa sapere di questo metodo e come insegnarlo ai nostri animali

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Non diffidate delle imitazioni. Sì, avete capito bene: non. C’è un nuovo metodo di apprendimento utilizzabile con i nostri cani (ma anche i gatti) – e di cui la scienza avvalora la tesi – che si basa proprio sulla nostra imitazione da parte loro e che richiede solo un po’ di attenzione per essere compreso e apprezzato. «Il mondo sarebbe un luogo migliore se, insieme alle altre tecniche, sempre più persone utilizzassero anche questo potente strumento ancora troppo poco sfruttato: significherebbe accorciare i tempi di insegnamento, riuscire a operare anche a distanza, rendere i comportamenti più stabili e meglio generalizzabili, smettere di dipendere dal cibo». Ne è convinta Liliana Tamberi, ambasciatrice del «Do as I do» in Italia, che prima di qualsiasi altro beneficio sottolinea quello relazionale. ‭Con questo metodo, racconta, si apre un canale comunicativo più efficace: «Il  cane impara meglio e più velocemente perché, finalmente, vede che anche noi “parliamo la sua lingua”. E si emoziona, stupito, per questo nuovo feeling raggiunto».‬‬‬‬

Licenza di dimostrare

Educatrice cinofila specializzata in ricerca di tartufi, pull out e apprendimento sociale, Tamberi, originaria di Grosseto, ha portato la tecnica del ‭«Do as I do» nel nostro Paese dove, al momento, è una delle due sole istruttrici certificate, unica a essere operativa. Nel mondo sono pochissimi, anzi pochissime perché, eccezion fatta per il messicano Marco Ojeda, finora sono tutte donne, a partire dalla coordinatrice del progetto, l’etologa Claudia Fugazza, ricercatrice all’università di Budapest. La certificazione di Tamberi è la numero 008 di sedici e lei, su quello 007 mancato, strappato per un soffio da una collega danese, ci scherza sopra, mentre prende molto sul serio il proprio ruolo e la responsabilità di diffondere un metodo rivoluzionario, nell’interesse di cani e umani.‬‬

‭«Do as I do», il tuo cane ti osserva e può imitarti. Ecco come e perché insegnarglielo

Evoluzione congiunta

Ma che cos’è il «Do as I do»? Si tratta di una nuova tecnica basata sull’apprendimento sociale, che Tamberi sottolinea essere innato nell’animale: «I cani, tra loro, apprendono anche, ma quasi soprattutto, per imitazione. Un cucciolo va alla ciotola dell’acqua perché vede un altro andarci. Io ho cani da tartufo: affianco il cucciolo alla mamma e al branco affinché veda che i suoi conspecifici cercano i tartufi; anche lui, così, inizierà a scavare. Il “Do as I do” è dunque una tecnica per cui il cane apprende per imitazione: io gli faccio vedere una mia azione che lui, interiorizzata la regola per imitare, sarà in grado di ripetere». E funziona anche se il dimostratore è umano, ovvero di una specie diversa? «Sì, perché in questo caso il cane ci riconosce come consimili e questa è una conseguenza dell’evoluzione. I lupi, infatti, non hanno tale capacità; i gatti, invece, sì, e il “Do as I do” si può utilizzare anche con loro. Si tratta di una scoperta scientifica recente, come del resto è recente – dopo gli anni 2000 – l’interessamento dell’etologia nei confronti dei cani, perché prima si era convinti che la cattività inficiasse i risultati degli studi, non vivendo il cane nel proprio habitat. E invece, nel tempo si è capito esattamente il contrario: per i cani, selezionati da noi e coprotagonisti di un’evoluzione congiunta, quella che può sembrare cattività è davvero il loro ambiente naturale».

Tre indizi fanno una prova

Tamberi ripercorre le tappe di questa scoperta, avvenuta un po’ per caso: «Nel 2003, l’etologo ungherese Ádám Miklósi della Eötvös Loránd University di Budapest, pioniere degli studi sui cani domestici, stava compiendo ricerche su altri argomenti quando, senza l’intenzione di indagare l’apprendimento sociale, vennero alla luce i primi indizi. Si evidenziò quanto, rinchiudendo un cane in un recinto, con un osso al di fuori, i tentativi dell’animale per prove ed errori allungassero di molto l’individuazione di un varco per raggiungerlo, con alte probabilità di insuccesso. Se invece il proprietario dimostrava al cane come fare, solitamente al primo tentativo il cane, emulandolo, ci riusciva. E non solo: pur aprendo successivamente un passaggio, l’animale continuava a preferire il percorso dimostrato dal proprietario. A questa scoperta si aggiunsero poi le considerazioni rispetto al problem solving sottoposto a cani e lupi allevati allo stesso modo: in situazioni normali, i tempi di risoluzione delle due specie erano uguali ma, in caso di blocco forzato della risoluzione, il lupo continuava imperterrito a provarci, mentre il cane si rivolgeva al proprietario, chissà, forse in cerca di aiuto. È da lì che è iniziato tutto: dalle prime ricerche sull’apprendimento per imitazione si è presto arrivati alla stesura di un protocollo, che è lo stesso che si utilizza ora, sviluppato proprio dall’etologa italiana Fugazza».

‭«Do as I do», il tuo cane ti osserva e può imitarti. Ecco come e perché insegnarglielo

Ti sblocco un ricordo

Amici da sempre e per sempre, i cani domestici non solo hanno fatto dunque della «cattività» il loro – amato – ambiente naturale, ma si sono declinati al meglio per capire cosa di volta in volta vogliamo dirgli e insegnargli, anche quando non usiamo tecniche propriamente sviluppate per loro. Continua Tamberi: ‭«Li portiamo a casa nostra dopo un breve periodo in cui si sono ispirati, nelle loro azioni, alla madre, ai fratelli e agli altri soggetti del branco e, invece di coltivare questa propensione imitativa, iniziamo a parlargli ‭in “un’altra lingu‭a”, incentivando altre modalità di apprendimento, che funzionano, per carità – si pensi al classico paradigma per prove ed errori – ma hanno dei limiti intrinsechi, primo e non ultimo le tempistiche. Una volta interiorizzata – nuovamente – la regola dell’imitazione, l’apprendimento necessita del tempo della sola dimostrazione dell’azione, nulla di più. Inoltre, diventa possibile insegnare facilmente azioni a distanza. Il comportamento che nasce è molto più stabile e il cane lo ricorda più a lungo. L’animale, poi, generalizza più facilmente; pensiamo all’interazione con gli oggetti: collegato un oggetto a un’azione specifica, senza il metodo dell’imitazione risulta difficile insegnare, relativamente allo stesso oggetto, nuovi comportamenti. Inoltre, la persona non è più un mero dispensatore di bocconcini: io partecipo, mi metto in ginocchio, entro nel trasportino; si impara a muoversi e a comunicare come un cane. Ad esempio, con la pratica ho capito che, per uniformarmi al linguaggio canino, ogni movimento del mio corpo doveva essere preceduto da quello della mia testa, perché è così che fanno i cani‭». ‬‬‬‬‬‬‬‬

Potente scorciatoia

Esprimersi ‭«da cane a cane‭» significa farsi capire meglio e prima, per non parlare della felicità che l’animale prova quando si apre questo nuovo canale comunicativo. Tamberi lo descrive così: ‭«Ogni volta che un nuovo cane apprende la regola, ha un’espressione mista di stupore e soddisfazione per come ci ha capito, per come ci siamo spiegati, per come ci siamo (ri)trovati. Tale feeling sarebbe utile a tutti, dal proprietario medio, per una relazione di massima condivisione, al conduttore sportivo, per avere una marcia in più e alzare ancora l’asticella. Insegnare comportamenti concatenati risulta molto più facile rispetto a come si dovrebbe procedere con le altre tecniche, che ne prevederebbero la scomposizione in tanti piccoli step. E non si tratta di un vantaggio solo agonistico o cinematografico: pensiamo a certe discipline cinofile che ruotano attorno a delle complesse routine come la Dog Dance o al copione di certi film che richiedono ai cani azioni molto particolari. Qui si tratta anche di obiettivi sociali, come un più rapido – e, dunque, meno costoso – addestramento dei cani da assistenza, che renderebbe più efficiente un sistema da cui dipendono non solo ipo e non vedenti, ma persone affette anche da tante altre patologie. Può esserci imitazione puramente fisica, di un movimento, ed è la tipologia più complessa, tanto più visto che i cani sono quadrupedi e noi bipedi, quindi bisogna trovare dei compromessi dimostrativi, ma se collegato c’è anche un oggetto con cui interagire e un obiettivo pratico, questi sono effetti facilitatori per il cane: prendermi il portafoglio dalla tasca, aprirlo e sfilare la carta di credito per il cane è più semplice di quanto si immagini. Se io ho due cesti e muovo un pomodoro alla volta da un cesto all’altro, compreso lo scopo, il cane tenderà ad abboccare quanti più pomodori possibili, dimostrando con collaborazione ed entusiasmo di voler portare a termine il compito quanto prima. Quanto all’imitazione dei suoni, non ci sono ancora studi al riguardo, anche se l’Università di Budapest ha lanciato la ‭“Woof Challenge”, per incentivare i tentativi di proprietari da tutto il mondo. Io con la mia Labrador Jack sto sperimentando da tempo e ora riesce ad abbaiare e modulare suoni imitandomi‭». ‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬

Due fasi

Ma come si (ri)accende il fuoco dell’imitazione nei nostri cani, adulti ma anche di età avanzata? Tamberi ce lo spiega così: ‭«Esiste un protocollo da seguire che consta di una “fase preparatoria” e della successiva “fase uno” in cui il cane apprende la regola; già da quest’ultima, il proprietario inizia a dimostrare. Nella fase preparatoria non si parla ancora di “Do as I do”: è molto schematica e si possono, anzi si devono usare altre tecniche per insegnare al cane dai tre ai sei comportamenti molto semplici, come toccare un oggetto, andare a terra, entrare nel trasportino, che il cane esegua sotto comando vocale senza aiuto gestuale e che noi si possa poi dimostrare, perché non tutti i comportamenti sono dimostrabili ed è questo l’unico limite del “Do as I do”. Di questi comportamenti il cane dovrà avere una rappresentazione ben precisa nel cervello in maniera che al segnale verbale corrispondente gli appaia l’immagine di quell’azione. ‬‬Quando si passerà alla fase uno, in cui il proprietario dimostra, durante la dimostrazione il cane troverà la correlazione. La fase preparatoria è semplice, ma se non viene portata a termine, il cane non apprende la regola. Se, invece, viene svolta correttamente, il rate di successo è del cento per cento: qualsiasi cane può imparare, adulto o anziano che sia; non sono richieste doti particolare nell’animale, tanto meno nel proprietario‭».‬‬

Foto di Sara Bartalucci

Just do it

Ma la regola dell’imitazione come viene appresa? Tamberi ci illustra gli step successivi:‭ «Consolidati i comportamenti della fase preparatoria, il cane è seduto su una pedana, con il proprietario davanti a lui che prima gli dà un comando di attesa e poi va a dimostrare uno dei comportamenti di cui l’animale ha la rappresentazione, quindi torna davanti al cane e gli dice: “Do it”. Se il cane non parte, si dà il vecchio segnale verbale corrispondente; a questo punto, il cane esegue, il proprietario dimostra ancora e dà nuovamente il “Do it”, il cane imita e lo si rinforza. Così si procede per tutti i comportamenti: ne consegue sempre l’apprendimento della regola. Da qui si comincia con un comportamento nuovo: cane sulla pedana, nostra richiesta di attesa e poi dimostrazione, quindi rientro dal cane e “Do it”, evitando qualsiasi tipo di aiuto. A un cucciolo, in cui non sia andata già persa la propensione imitativa, non servirebbe nemmeno la fase preparatoria; basterebbe che avesse un po’ di autocontrollo per rimanere a osservare dalla pedana il dimostratore. E, a proposito di dimostratore, appresa dal cane la regola, può essere chiunque, non necessariamente il proprietario, tanto meno per forza una persona. Sono dieci anni che sperimento questa tecnica con i miei cani e la uso con quelli dei clienti dei campi e degli allievi dei miei seminari (il prossimo è in partenza venerdì 1 agosto; lo ospita il centro cinofilo Top Dog Friuli, di Udine: consta di un webinar preparatorio, di successivi due mesi di laboratorio online e di una parte in presenza)». 

Nel frattempo, Tamberi non si ferma un attimo: dai contest sui social alle demo nelle piazze, la sua missione è ‭«rendere il mondo un luogo migliore per i cani‭». Con il ‭«Do as I do‭» sarebbe più facile.

8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 00:39)

8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 00:39)

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