Dazi sulle auto cinesi, ecco quali sono i marchi che non alzeranno comunque i prezzi

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I costruttori cinesi non si arrendono ai dazi, anzi, rilanciano. Le discussioni sono ancora accese, perché il via libera della Commissione europea alle nuove tasse sui veicoli elettrici prodotti in Cina avrebbe l’intenzione di rallentare l’avanzata di modelli provenienti dall’Asia. Tuttavia, al momento, l’invasione dei brand cinesi non c’è stata e, anzi, lo spauracchio dei dazi sta spaventando diversi marchi europei che producono alcuni loro modelli in Cina. Nel frattempo anche la stessa Repubblica popolare sta prendendo provvedimenti commerciali contro i prodotti provenienti dall’Ue. Il ministero del Commercio cinese ha annunciato l’adozione di misure antidumping provvisorie sulle importazioni di brandy dal nostro Continente: dall’11 ottobre, si legge in una nota, gli importatori dovranno fornire «deposito di sicurezza alle dogane cinesi».

MG e Byd: «Non alzeremo i prezzi»

Dazi o no, diversi brand hanno annunciato che i prezzi dei loro modelli non saliranno in ogni caso: la scelta di mercato sarebbe quella di sacrificare i margini e non la quota. Tra questi c’è MG che al dazio del 10% (già in vigore), dovrà aggiungere un altro 35%, per un totale del 45%. Nonostante tutto, il costruttore di origine inglese appartenente al gruppo Saic dal 2007 ha dichiarato di non voler ritoccare i listini dei suoi modelli. La stessa politica richiama le intenzioni di Byd: il marchio, presente sul mercato italiano con auto elettriche o ibride plug-in, avrebbe deciso di non ritoccare i listini al rialzo.

Volvo e Mini al riparo in Europa

C’è, poi, il capitolo dei brand auto europei che producono alcuni dei loro modelli in Cina. I dazi previsti dall’Unione europea colpiranno indistintamente chiunque importi vetture elettriche nel Vecchio Continente e qualcuno è già corso ai ripari. A metà del 2025 Volvo sposterà la produzione dell’elettrica EX30 dalla Cina al Belgio e le EX90 che arriveranno saranno quelle costruite negli Usa, mentre Mini dal 2026 produrrà a Oxford anche la tre porte elettrica (ma per ora la crossover compatta Aceman rimarrà in Asia). Smart è in fase di valutazione: si deciderà in base alle scelte definitive dell’Ue ma, al momento, non è stato deciso di spostare in Europa la produzione dei modelli #1 e #3. Wayne Griffiths, capo di Cupra, ha fatto capire che le nuove tasse metteranno in pericolo il marchio: senza le vendite previste per la Tavascan (costruita in Cina nello stabilimento Volkswagen di Anhui) non sarà possibile raggiungere gli obiettivi di CO2 previsti dell’Unione europea e scatteranno multe sostanziose.

Chi sono i cinesi che aprono fabbriche in Europa

Nel frattempo i costruttori cinesi si stanno attrezzando per venire a costruire i loro modelli in Europa, evitando qualsiasi tipo di tassa sull’importazione. A fine 2023 Byd ha annunciato la costruzione di uno stabilimento in Ungheria, mentre Dongfeng è in trattativa con diversi paesi dell’Ue (tra cui l’Italia) per avviare una produzione locale. Great Wall Motor sta valutando l’avvio di una fabbrica in Germania, Ungheria o Repubblica Ceca, mentre Chery ha comprato in Spagna una ex fabbrica di Nissan. Anche Saic non sta a guardare: il brand cinese di proprietà statale, continua a cercare uno stabilimento di assemblaggio in Europa (una cosiddetta fabbrica cacciavite), mentre MG, un suo brand, ha aperto in Francia il suo secondo centro ricambi europeo.

9 ottobre 2024 (modifica il 9 ottobre 2024 | 08:07)

9 ottobre 2024 (modifica il 9 ottobre 2024 | 08:07)