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Conferenza Onu oceani 2025, a Nizza i Grandi del pianeta: specie a rischio, plastiche e acque sempre più calde le priorità

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Gli oceani sono in sofferenza, tutti gli indicatori sono allarmanti. Il livello del mare si sta alzando, a livello globale è aumentato di 23 centimetri dal 1901 e si stima che entro il 2050 possa salire ancora (tra 10 e 25 cm). Nel 2024 la temperatura media degli oceani ha raggiunto livelli mai così alti da quando si effettuano registrazioni affidabili. Inoltre, le specie marine minacciate di estinzione sono in aumento (1.677). E le aree protette coprono attualmente solo l’8,34% del pianeta, una percentuale ancora lontana dall’obiettivo del 30%.

Sono alcuni dei dati elaborati dal barometro Starfish, l’iniziativa lanciata l’8 giugno in occasione della Giornata Mondiale dell’Oceano, e alla vigilia della Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3) che si terrà a Nizza dal 9 al 13 giugno. Un rapporto che sarà presentato alla cinquantina di capi di Stato e di governo e a migliaia di delegati, scienziati e rappresentanti di ONG, chiamati a fare il punto sull’impatto del cambiamento climatico sui mari, a dare impulso a nuove iniziative e ad approvare la dichiarazione finale «Il nostro oceano, il nostro futuro», che ha già un titolo ma poche certezze.

«Lo stato degli oceani mostra un quadro allarmante — ha dichiarato all’Afp Marina Lévy, ricercatrice del Cnrs (il Centre national de la recherche scientifique francese), che ha co-diretto l’edizione 2025 del barometro Starfish —. La situazione si sta degradando a un ritmo che sta accelerando».

Prendendo ad esempio le specie minacciate: un terzo degli squali e oltre un quarto dei cetacei sono in grave pericolo di estinzione, principalmente a causa della pesca eccessiva e delle estrazioni minerarie, oltre agli effetti del cambiamento climatico. Delle 1.677 specie marine elencate nella Lista Rossa IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), 291 sono classificate in grave pericolo, 647 in pericolo e 739 vulnerabili. Rispetto al precedente rapporto sono 204 le specie a rischio che si sono aggiunte.
Più di un terzo (il 37,7%) della pesca è ritenuta non sostenibile perché sfrutta eccessivamente le risorse marine. Si stima che il 75% delle grandi imbarcazioni non venga monitorato.

I rifiuti plastici rappresentano oltre l’80% dei detriti acquatici identificati. Nel 2021, l’accumulo di plastica nei fiumi e nell’oceano è stato stimato tra 75 e 199 milioni di tonnellate. «L’inquinamento marino da plastica è stato segnalato fin dagli anni ’70, ma l’assenza di un sistema di monitoraggio globale unificato ostacola ancora una valutazione e una risposta efficaci» afferma il rapporto Starfish. «Questo barometro ci dice: attenzione, siamo davvero su una traiettoria di pressione crescente, l’oceano sta cambiando velocemente — aggiunge Pierre Bahurel, direttore generale di Mercator Ocean International, che ha co-diretto il progetto —. Abbiamo elencato tutte le pressioni che vengono esercitate, ed è abbastanza spaventoso».

Che il futuro del nostro pianeta sia legato alla salute dei mari è facile da comprendere visto che il 71% della superficie della Terra è sommerso dall’acqua, assorbe il 90% del calore in eccesso dovuto al riscaldamento globale e che ospita l’80% delle specie viventi. Eppure, è un mondo di cui conosciamo ancora molto poco. «Nonostante i notevoli sforzi compiuti negli ultimi anni, sappiamo meno sui fondali oceanici dei crateri lunari» osserva Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco. L’agenzia delle Nazioni Unite, alla vigilia della conferenza di Nizza, ha annunciato il progetto per dotare 10.000 navi commerciali di sensori scientifici. L’obiettivo è fornire dati in tempo reale al Global Ocean Observing System (Goos), che l’Unesco sta sperimentando su 2.000 navi già dotate di sensori. «Imparare dall’oceano è la grande avventura scientifica del nostro tempo –— aggiunge Azoulay —. Per raggiungere questo obiettivo, la comunità internazionale non deve più ignorare gli avvertimenti degli scienziati e investire massicciamente nella ricerca oceanografica, che attualmente rappresenta meno del 2% dei bilanci nazionali per la ricerca».

8 giugno 2025 ( modifica il 8 giugno 2025 | 15:55)

8 giugno 2025 ( modifica il 8 giugno 2025 | 15:55)

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