
Il sindaco Stefano Lo Russo non ha alcuna intenzione di interrompere il percorso avviato sul patto di collaborazione civica per l’immobile di corso Regina Margherita 47, sede storica del centro sociale Askatasuna. A meno che non intervenga la magistratura. È questa la linea che il primo cittadino ribadisce in Sala Rossa nel momento più teso degli ultimi mesi, mentre le parole «sequestro» e «sgombero» riecheggiano sempre più pesanti nel dibattito politico cittadino e nazionale. Una postura di resistenza che però appare sempre più assediata dalla pressione delle opposizioni e dagli eventi: l’assalto alla redazione de La Stampa, avvenuto venerdì scorso ad opera di gruppi pro-Palestina, con una regia che gli inquirenti stanno verificando anche nei circuiti del centro sociale.
Lo Russo: «Torino vive una fase delicata»
Nelle comunicazioni al Consiglio comunale di ieri, 1 dicembre, Lo Russo richiama innanzitutto alla responsabilità da parte della politica. «L’Italia ha saputo sconfiggere in passato l’eversione di destra e di sinistra grazie alla capacità delle istituzioni di non confondere i piani, di distinguere responsabilità individuali da contesti più ampi, di mantenere freddezza e rigore democratico. È questo che dobbiamo fare anche oggi». E ancora: «Io non credo che i problemi reali si risolvano con polemiche sterili, cercando bersagli, semplificando fenomeni complessi, ma solo lavorando insieme». Poi un invito alla prudenza: «Torino vive una fase delicata – dice – e in questo contesto credo non si debba alimentare la tensione, né cedere a semplificazioni che fanno male alla città e alla nostra coesione democratica».
Aska e il percorso amministrativo
Il sindaco difende l’accordo con Aska e critica ogni connessione con l’assalto: «Nelle ultime ore si è tentato di collegare quanto accaduto venerdì alla redazione de La Stampa al patto di collaborazione civica per l’immobile di corso Regina Margherita 47. Lo respingo: è improprio, fuorviante e strumentale creare un nesso di causa-effetto tra un percorso civico pubblico e trasparente e comportamenti eversivi che nulla hanno a che fare con esso». Il progetto, insiste, riguarda «esclusivamente la cura e la riattivazione pubblica di un immobile occupato illegalmente dal 1996».
Lo Russo ricorda poi i decenni trascorsi senza interventi risolutivi da parte dello Stato: «In questi 29 anni si sono succeduti 16 governi, 13 ministri dell’Interno, 12 prefetti, 15 questori, 8 procuratori della Repubblica e 5 sindaci. Tra questi governi e ministri dell’Interno mi sembra ci siano anche quelli delle destre che oggi invocano lo sgombero ma che non hanno mai ritenuto di intervenire». E ribadisce la propria posizione: «Se l’autorità di pubblica sicurezza o giudiziaria valuteranno di procedere sul fronte dell’immobile, ne prenderemo atto: significherà che il percorso amministrativo avviato non può proseguire. Se dispongono il sequestro, il patto si considera chiuso». Il primo cittadino, però, su questa possibilità ha le idee chiare: «Temo sarebbe eccessivamente ottimistico pensare che il sequestro dell’immobile sia la risposta risolutiva».
Lo Russo: «Piantedosi venga a Torino»
Nel bel mezzo della bagarre Lo Russo punta il dito anche contro il ministro Matteo Piantedosi (che nei giorni scorsi aveva attaccato il Comune per il progetto su Askatasuna): «Capisco che abbia l’esigenza di individuare sempre nuovi bersagli polemici, ma dopo tre anni di governo sarebbe forse più utile concentrarsi sui dati reali della sicurezza, che nel frattempo stanno peggiorando. Invito il ministro a venire a Torino: sarò lieto di accompagnarlo a parlare con le forze dell’ordine che, sotto organico, devono fronteggiare un numero crescente di reati».
Opposizioni all’attacco
Parole che non placano le minoranze. La Lega attacca con la consigliera e onorevole Elena Maccanti: «Che dobbiamo aspettare affinché quest’amministrazione esca dall’ambiguità? Stracci il patto con Askatasuna e restituisca un po’ di pace a questa città». Forza Italia rincara con la capogruppo Federica Scanderebech: «Il sindaco continua a legittimare l’accordo, inizi con il recedere». Più dura ancora Augusta Montaruli (Fratelli d’Italia): «Dal sindaco di Torino, Stefano Lorusso, solo bugie. Il Viminale può sgombrare solo se vi è una richiesta da parte del proprietario che è il Comune, quindi da parte del sindaco stesso. In alternativa può ordinare il sequestro, se disposto dalla magistratura».
Verso le elezioni comunali del 2027
Il quadro che emerge è quello di una città attraversata da tensioni crescenti, dove il patto amministrativo su corso Regina 47 si intreccia con le questioni di ordine pubblico e diventa già uno dei primi terreni di scontro in vista delle elezioni comunali del 2027.
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2 dicembre 2025
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