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Alzheimer, l’indagine sui servizi sanitari dedicati alle demenze in Italia: pochi al Sud e lunghe attese per le visite

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Un «Centro per i disturbi cognitivi e le demenze» (CDCD) su quattro è aperto solo un giorno a settimana; circa il 35% dei CDCD non ha né uno psicologo né un neuropsicologo; si aspettano più di tre mesi per fare la prima visita in quasi un Centro su quattro. Sono carenti, poi, soprattutto al Sud i Centri Diurni e le Resistenze sanitarie assistenziali (Rsa), presidi fondamentali per l’assistenza alle persone con demenza. Sono alcuni dati di un’indagine, condotta nel 2022-23 dall’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità, presentati nell’ambito del convegno «I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza», che si svolge a Roma il 27 e 28 novembre presso la sede dell’Istituto.

Bussola per i decisori politici

«Il tema delle demenze è fondamentale per la salute pubblica, per le sue implicazioni non soltanto cliniche – afferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone -. Basti pensare che interessa direttamente circa il 10% della popolazione italiana tra persone con problemi cognitivi (demenza e Mild-Cognitive Impairment, declino cognitivo lieve) e loro familiari e ha un costo annuo complessivo di 23,6 miliardi di euro, di cui il 63% a carico delle famiglie. Questi dati, insieme a tutto il lavoro dell’Osservatorio Demenze, sono un’utile bussola per i decisori politici nell’elaborazione delle strategie per affrontare questo problema». 

L’indagine

Dall’indagine, condotta su 3607 Rsa e 1084 Centri Diurni, emergono enormi differenze nell’offerta dei servizi dedicati alle demenze nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Innanzitutto, i Centri diurni e le Rsa presenti al Sud sono un quarto delle strutture esistenti al Nord. Vuol dire che, se nelle Regioni meridionali in media c’è un Centro Diurno per oltre tremila persone con demenza, in quelle settentrionali c’è un Centro Diurno per circa 700 persone malate.   
Riguardo alle Rsa, invece, il rapporto è di una Rsa ogni 224 casi di demenza al Nord, una ogni 332 al Centro e una ogni 884 al Sud. E solo il 25% degli ospiti in RSA accede a un nucleo (o modulo) Alzheimer, così come solo il 24% dei Centri Diurni sono definiti «Centri Diurni Alzheimer». 
L’indagine, condotta per il Fondo Alzheimer e Demenze 2021-23, ha poi evidenziato che il 9.1% dei 450 Centri per i disturbi cognitivi e le demenze ha solo il medico, il 15.1% dei CDCD ha solo un medico e un infermiere, il 24.7% è aperto un solo giorno a settimana, il 35,3% dei CDCD non ha nè uno psicologo nè un neuropsicologo. Quasi un Centro su quattro ha tempi di attesa per la prima visita superiore a 3 mesi e il 17.1% dei CDCD non offre TAC/RM direttamente o in convenzione. 
Ancora: due persone con demenza su tre non sono inserite in Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta), fondamentale per la presa in carico. 

Diseguaglianze da superare

Avverte il dottor Nicola Vanacore, responsabile dell’Osservatorio Demenze dell’ISS: «L’imminente immissione in commercio dei nuovi farmaci per l’Alzheimer creerà, allo stato attuale, una ulteriore profonda diseguaglianza in termini di accesso e mantenimento delle cure tra il 10% dei pazienti candidati al trattamento – che richiederà un impegno notevole di risorse umane e strutturali – e il restante 90% dei pazienti che non potranno essere trattati. Mi auguro un adeguato finanziamento del Piano Nazionale Demenze vigente» sottolinea il neurologo.

Attività dell’Osservatorio Demenze

Col «Fondo per l’Alzheimer e le Demenze» sono finanziati progetti regionali che potenziano la corrente offerta sanitaria. Nell’ambito del Fondo 2024-2026, l’Osservatorio demenze dell’ISS sta svolgendo specifiche attività, dall’implementazione della linea guida «Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment» in tutte le Regioni e Province Autonome, investendo quindi sulla cultura e la formazione, all’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze in vigore, in base alla metodologia richiesta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; dalla redazione di nuovi documenti di approfondimento su ambiti clinici e organizzativi come, per esempio, comunicazione della diagnosi e valutazione della capacità delle persone con disturbi cognitivi, ai programmi per la prevenzione primaria e secondaria con l’obiettivo di ridurre il numero di casi evitabili di demenza; dall’implementazione di un sistema di indicatori nazionali per il monitoraggio della rete dei servizi e dei PDTA-Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali dedicati alle demenze, alla definizione e implementazione di un piano nazionale di formazione dei professionisti sociosanitari e di informazione-formazione per i caregiver, coinvolgendo le associazioni dei familiari dei pazienti e i referenti della formazione delle Regioni.

27 novembre 2025

27 novembre 2025

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