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Chi è Federica Mogherini: l’accordo sul nucleare iraniano da «ministra degli Esteri» dell’Ue, la competizione con D’Alema

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DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Chi la conosce bene la descriva schiva e riservata ma con una grande forza e capacità di empatia che ha saputo usare nei rapporti con i ministri degli Esteri dei Ventisette, che ha guidato quando era Alto rappresentante Ue nella Commissione Juncker. Federica Mogherini, fermata nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nell’assegnazione da parte del Servizio europeo per l’azione esterna (la Farnesina dell’Ue) di un programma di formazione finanziato dall’Unione europea al Collegio d’Europa, di cui è rettrice dal settembre 2020, aveva ridato slancio al ruolo di Alto rappresentante dopo la fase di Catherine Ashton, che non aveva lasciato un bel ricordo. 

Nel momento di decidere i top job Ue nel 2014, l’allora premier Matteo Renzi riuscì a creare il consenso in Europa attorno al nome di Mogherini  nonostante Massimo D’Alema godesse di un forte seguito in casa socialista. Da Alto rappresentante è riuscita a ritagliare in quegli anni – dal 2014 al 2019 – un ruolo per l’Unione europea sullo scenario internazionale che ancora rispettava il multilateralismo, a partire dalla difesa dell’accordo sul nucleare iraniano dopo che nel 2018 gli Stati Uniti di Donald Trump (primo mandato) decisero di uscirne. Pochi giorni fa una fonte diplomatica europea, facendo il confronto con chi l’aveva succeduta, prima Josep Borrell e ora Kaja Kallas, ne aveva evidenziato «la capacità di comporre le divergenze tra i ministri all’interno del Consiglio Affari esteri, forse in virtù proprio dell’essere stata a sua volta ministro», per arrivare alle decisioni all’unanimità necessarie per procedere in politica estera. 

Durante il suo mandato alla guida della diplomazia Ue, Mogherini ha lavorato molto sui Balcani e sulla difesa. È stata lei a iniziare il lavoro che poi Borrell ha portato avanti, inclusa la Peace facility. E investì molto anche sulle relazioni con l’Africa e sul Medio Oriente.

La sua nomina al Collegio d’Europa di Bruges, una fondazione privata che ha lo scopo di formare la futura classe dirigente europea e di lavorare sull’integrazione, era stata accompagnata da polemiche per il modo adottato e perché la notizia era diventata pubblica in una fase avanzata del processo di selezione. Jon Worth, visiting professor a Bruges, aveva sollevato la questione del modo di selezione e dei titoli di Mogherini (laurea in Scienze politiche più phd), che poteva vantare di avere ricoperto il ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue ma non aveva alle spalle una carriera accademica. Worth aveva anche raccolto una quarantina di firme per protesta, lamentando la poca «trasparenza» da parte del Collegio.

Mogherini ha cercato di rinnovare il Collegio: ha creato l’Accademia diplomatica, su impulso del Parlamento europeo, e l’anno scorso ha aperto un nuovo campus in Albania

Pochi giorni f

2 dicembre 2025

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