
Era il 18 dicembre del 2009 quando gli spettatori di tutto il mondo entravano in un universo fino a quel momento sconosciuto, fatto di potenti creature dalla pelle blu, un po’ felini, un po’ umani, in grado di domare giganteschi draghi alati o scagliare dardi letali con implacabile precisione. Avatar non è stato solo un fenomeno da quasi tre miliardi di dollari di incassi (per la precisione 2.923.710.708 di dollari), cifra che lo vede ancora, sedici anni più tardi, stabile al primo posto tra i film più visti di sempre. Il film di James Cameron ha anche rivoluzionato la storia del cinema, sfruttando per primo e al meglio la tecnologia 3d che, allora, sembrava destinata a cambiare tutto, ma che poi in realtà si è rivelata più omeopatica del previsto.
Non solo. Cameron ha anche usato per primo la tecnica del Facial performance replacement, con protagonisti digitali i cui movimenti e le cui espressioni sono state realizzate da attori reali. Ci sono voluti tredici anni per il secondo capitolo della saga, infine, nel 2022 è uscito Avatar – La via dell’acqua: a sua volta un successo clamoroso anche se, in termini di incasso, rimasto sotto il precedente, pur essendosi stabilito al terzo posto dei film dai maggiori incassi con 2.343.096.253 di dollari. Il 17 dicembre il mondo di Pandora riapre le sue porte con l’arrivo al cinema di Avatar: Fuoco e Cenere, sempre diretto da Cameron che, a questo progetto, ha dedicato la sua esistenza artistica. L’attesa è alta per questa nuova avventura in cui torneranno personaggi storici come il marine diventato leader della comunità Na’vi Jake Sully (interpretato da Sam Worthington) e la guerriera Neytiri (Zoe Saldaña), impegnati in nuove guerre tra clan, in particolare quella contro il feroce Popolo della Cenere. Il cast, tra i tanti nomi, vede anche il ritorno di Sigourney Weaver.
L’attenzione, inevitabilmente, è molta per una saga che, già dalla sua nascita, si è prefissata di raccontare «altro» rispetto alla storia letterale: se inizialmente si era parlato del messaggio ecologista insito nel racconto di un mondo rigoglioso e perfetto messo a rischio dalla follia degli umani, ora, in quel fuoco e cenere del titolo, nell’intento di Cameron ci sono le guerre e quello che resta dopo la distruzione. Potrebbe essere l’ultimo capitolo di Avatar, nonostante il 4 e il 5 siano già stati praticamente annunciati (sono programmati per il 2029 e il 2031). Il regista, ospite del podcast The Town with Matthew Belloni, ha dichiarato: «Sono nel mondo di Avatar da 20 anni. In realtà, 30 anni, perché l’ho scritto nel 1995. Ma si, se dovesse finire qui, andrebbe bene». La condizione per cui potrebbe scegliere di non proseguire, sono proprio gli incassi: «Non ho dubbi che questo film incasserà un sacco di soldi. La domanda è: sarà abbastanza da giustificare una prossima produzione?».
Al momento, le previsioni vogliono che Avatar 3 porti a casa circa 110 milioni di dollari nel primo weekend in sala negli Stati Uniti, leggermente al di sotto dei 134,1 milioni di dollari del secondo film. «Forse aspetteremo un po’ per capire come ridurre i costi. Perché negli ultimi anni le spese sono esplose. Tutto è aumentato enormemente e questo inizia a rendere quasi impossibile il tipo di film che mi piace fare. Avremo modo di prenderci una pausa per capirlo», ha spiegato. Eppure, pare che quest’ultimo sia un film completo e maturo, motivo per cui Cameron amerebbe continuare con il progetto. Progetto che mai e poi mai potrebbe concepire diretto da un altro regista: «Assolutamente no. Non credo che ci sarà mai un altro film di Avatar che non ho prodotto da vicino». Alla vigilia del ritorno al cinema del suo universo, il cineasta ha anche parlato di intelligenza artificiale, spiazzando chi credeva che la sposasse al cento per cento. L’idea di attori generati dall’intelligenza artificiale per il pioniere della performance capture è «semplicemente terrificante». Il suo elaborare digitalmente i movimenti degli attori per poi applicarli a personaggi virtuali per il regista è infatti «una celebrazione della santità dell’atto di recitazione. L’AI generativa può creare un personaggio e chi lo interpreta. Può generare una performance da zero: è l’opposto di quello che stiamo facendo noi. Non voglio che un computer faccia quello di cui vado più orgoglioso».
2 dicembre 2025
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