
Una certezza c’è: il tema, in Aula, scatenerà l’ennesima polemica. Che inevitabilmente si rifletterà all’esterno dell’emiciclo di piazza Dante con prese di posizione della società civile. Del resto, sulla questione — contestatissima — degli aumenti delle indennità dei consiglieri regionali da mesi si gioca una partita aspra. Ma che non sembra destinata a chiudersi. Almeno, non nell’immediato. L’argomento tornerà in Aula domani, quando sui banchi del consiglio regionale approderanno i documenti della manovra finanziaria della Regione. E, con essi, anche gli emendamenti depositati da alcuni gruppi di opposizione per rilanciare — ancora una volta — la proposta di togliere l’automatismo che lega l’adeguamento delle indennità dei consiglieri al rinnovo del contratto dei dipendenti regionali. Un passaggio dirimente: la trattativa per il rinnovo contrattuale del comparto per il triennio 2025-2027 è in corso. Pur se incagliata in un percorso complicato, tanto che ieri il dialogo è stato aggiornato a gennaio. Ma il dato di fatto rimane: nel momento in cui il rinnovo contrattuale sarà firmato, nelle tasche dei consiglieri potrebbero arrivare ulteriori 700 euro in più, oltre agli arretrati. Con la conseguenza di riaccendere la rabbia di sindacati e società civile, da tempo sul piede di guerra di fronte ad aumenti considerati inaccettabili.
L’adeguamento che scatta
Per questo, da mesi si discute su come intervenire per modificare il meccanismo di adeguamento. Senza, però, essere arrivati a un punto fermo. In estate, il presidente della Regione Arno Kompatscher si era preso l’impegno — in Aula — di arrivare a una modifica dell’automatismo prima della firma del rinnovo contrattuale. Lasciando poi la palla all’Aula. «Trattandosi di un tema tipicamente non dell’esecutivo ma del consiglio — ha chiarito ancora una volta ieri il Landeshauptmann — ho consegnato da tempo delle ipotesi ai capigruppo, onorando cosi l’impegno che avevo preso, invitandoli a confrontarsi su di essi. Bisognerebbe chiedere a loro a che punto sono». Ma il «punto» è più una frenata che un passo in avanti. Tanto che l’ipotesi di proposta abbozzata in casa Svp — che prevede di legare le indennità all’andamento delle retribuzioni giornaliere lorde ai fini previdenziali dei lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato non agricolo della regione raccolti dall’Osservatorio dell’Inps — è ancora lontana da una condivisione in maggioranza. Meglio: non è ancora stata messa realmente sul tavolo dei capigruppo. E non lo sarà neppure in questa tornata. «Abbiamo tempo, il rinnovo del contratto è lontano» spiegavano ieri alcuni esponenti di maggioranza, lasciando intendere che se ne riparlerà più avanti. In effetti, ieri l’incontro sul rinnovo contrattuale si è chiuso con un rinvio della trattativa a gennaio. «Se non ci danno le risorse che chiediamo, non firmiamo» ha sintetizzato ieri Beppe Pallanch (Fp Cisl). Nel mirino, la proposta della Regione che prevede un aumento del 5,2%: «Noi chiediamo il 6% da gennaio 2025, oltre al 2% del residuo del 2022-2024» ha ricordato Pallanch. Deciso ad «ottenere il giusto per i lavoratori».
Il braccio di ferro
E se questo braccio di ferro, di fatto, consente alla maggioranza di prendere tempo per affrontare e dirimere la questione dell’automatismo (anche se va detto che nemmeno nelle opposizioni il fronte è compatto), lo scontro nel frattempo non è destinato a spegnersi. Perché oggi, in sede di bilancio, a rilanciare le richieste saranno le opposizioni. Primo fra tutti Filippo Degasperi (Onda), che sul nodo delle indennità ha «in canna» un disegno di legge, già bocciato in commissione e in lista per essere discusso in Aula (probabilmente con lo stesso esito). E che, insieme al Team K, ha depositato due emendamenti alla manovra di bilancio. Il primo ribadisce il concetto e chiede di togliere gli automatismi legati all’aumento delle indennità dei consiglieri. Il secondo punta il dito invece sull’incremento — fino al 20% — previsto per le indennità di sindaci e assessori, ma anche per i gettoni di presenza dei consiglieri comunali della regione (la proposta era stata presentata ai sindaci nelle scorse settimane dallo stesso assessore Franz Locher). «Dal 2019 — osserva il consigliere di Onda — è la quarta volta che si mette mano alle indennità dei sindaci». Degasperi, su questo, è lapidario: «L’equazione secondo la quale se dai più soldi ai sindaci aumenti la partecipazione non vale. Bisognerebbe piuttosto dare maggiore valore ai consigli comunali». Per questo, rilancia il consigliere, «invece di dare più soldi ai sindaci, bisognerebbe darli ai consiglieri: molti, dopo la prima consiliatura, decidono di mollare perché delusi». C’è poi anche un altro aspetto che non convince il consigliere: «Aumenta anche il numero degli assessori. Dicono che è per allargare la partecipazione, ma non è così». Facile immaginare che l’Aula, di fronte alle due richieste di Onda e Team K, risponderà picche.
Le richieste dell’opposizione
Ma Degasperi non sarà l’unico a incalzare la maggioranza sul tema delle indennità. Anche il Pd è pronto a rimettere sul tavolo l’argomento. Con un primo emendamento che chiede, chiaramente, di «cancellare l’automatismo nell’adeguamento delle indennità». Di fatto, un emendamento fotocopia di quello avanzato a luglio nell’ambito della discussione per la manovra di assestamento. Allora, il consiglio regionale aveva respinto la richiesta ed era stato proprio in quel frangente che Kompatscher si era impegnato a intervenire. «Ma finora — è l’affondo del gruppo dem regionale — quella iniziativa di modifica non si è ancora vista». Il secondo emendamento dem entrerà in gioco solo «se il primo venisse bocciato», chiariscono i consiglieri del Pd. E punta a «bloccare quantomeno l’applicazione degli aumenti dell’indennità legati al rinnovo dei contratti dei dipendenti regionali per i trienni contrattuali 2025-2027 e 2028-2030». Uno stop che, di fatto, potrebbe lasciare tempo al consiglio di elaborare una proposta condivisa che possa modificare quel meccanismo automatico contestato praticamente da tutti (fuori dall’Aula). Ed evitare, dunque, ulteriori prese di posizione e polemiche.
2 dicembre 2025
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