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Mangione torna in tribunale accolto da una schiera di fan. E punta a «ridurre» le prove

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Stavolta non indossava la tuta beige da carcerato: in completo grigio e camicia a quadretti rossi (ha potuto scegliere tra una selezione di 3 abiti, 3 camicie e tre pullover), Luigi Mangione si è presentato ieri al tribunale di Centre Street a Manhattan per una serie di udienze preliminari cruciali, con cui i suoi avvocati difensori puntano a far dichiarare inammissibili le sue prime dichiarazioni ai poliziotti che lo arrestarono un anno fa, come pure a escludere una serie di prove contro di lui, incluso il, cosiddetto «manifesto del killer» e la pistola stampata in 3D, il silenziatore e le chiavette Usb trovati nel suo zainetto. 

In quel taccuino Mangione avrebbe scritto di volere «ribellarsi contro il cartello letale delle assicurazioni sanitarie, guidato dall’avidità» colpendo «una compagnia che letteralmente estrae la vita umana per denaro». E in una lettera separata diretta all’Fbi: «Mi scuso per ogni trauma, ma bisognava farlo. Francamente questi parassiti se la sono cercata». 

Gli avvocati difensori dicono che gli agenti non gli lessero subito i suoi diritti e non avevano un mandato per perquisire lo zaino quando il 9 dicembre 2024 arrestarono in un McDonald’s della Pennsylvania il 27enne, figlio di una famiglia italoamericana benestante di Baltimora, accusato dell’omicidio del manager delle assicurazioni sanitarie UnitedHealthcare Brian Thompson. 

Ci sono due processi contro Mangione: questo è quello statale in cui rischia l’ergastolo, l’altro, federale, inizia il 9 gennaio (rischia la pena di morte). In tribunale ieri l’accusa ha chiamato a testimoniare agenti di polizia ed esperti di telecamere di sicurezza: sono stati mostrati i video di Mangione in quel McDonald’s e (nonostante le obiezioni della difesa) del killer con il volto coperto che spara alle spalle al manager e padre di famiglia Brian Thompson che si recava alle 9.30 del mattino del 4 dicembre 2024 a una conferenza a Manhattan. 

Eppure per tante persone — che lamentano i costi eccessivi e le ingiustizie dell’assistenza sanitaria in America — Mangione, che si dichiara innocente, è un eroe. In prigione ha ricevuto migliaia di lettere da 54 diversi Paesi. Online circolano le sue presunte risposte scritte ai sostenitori, ma solo una è stata autenticata dai suoi avvocati. 

A una madre di nome Karen che criticava UnitedHealthcare a nome della figlia, affetta da una malattia rara, Mangione ha scritto il 29 dicembre 2024: «La tua lettera è stata la prima che mi ha fatto piangere. Mi dispiace tanto per quello che tu e tua figlia avete dovuto subire senza senso». Per pagare i suoi legali Mangione ha ricevuto 1,34 milioni di dollari (la cifra media è di 20 dollari a persona, ma un donatore anonimo ne ha versati 50 mila in nome delle peripezie con la sanità subite dalla sua famiglia). Fuori dal tribunale ieri c’era la solita fila di sostenitori e di curiosi: soprattutto ragazze, come Abril Rios, che ha fondato il gruppo «Mangionistas». 

Ashley, messicana-americana, al suo fianco dice che suo padre soffre di insufficienza renale e non ha i soldi per i medicinali. Le due ragazze hanno dormito per due notti in tenda al freddo pur di entrare ieri nell’aula. La incontrammo qui a settembre quando il giudice Gregory Carro stracciò per Mangione l’accusa di terrorismo. «Quel giorno mi hanno ritratta sul New York Post con la scritta “terrorista”», racconta Abril. Trump ha detto che uno come Mangione, che spara alle spalle, è un «assassino puro» e chi lo appoggia è un terrorista. Ci sono ammiratrici che scrivono romanzi rosa, ma anche attivisti contro la pena capitale. C’è chi crede che Mangione sia innocente e sia stato incastrato; altri pensano che sia colpevole ma abbia fatto bene e altri ancora sono convinti che — colpevole o no — non avrà un processo equo, perché ha ucciso un manager delle assicurazioni.

1 dicembre 2025 ( modifica il 1 dicembre 2025 | 22:48)

1 dicembre 2025 ( modifica il 1 dicembre 2025 | 22:48)

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