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A Sanremo il tris di figli d’arte: Tredici Pietro, LDA e Leo Gassmann. Vantaggio o condanna?

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Cognomi importanti da gestire, non a caso spariti dai nomi d’arte di due dei tre «figli di» del cast dei big di Sanremo 2026. Tredici Pietro, LDA e Leo Gassmann oltre al prossimo Festival, hanno in comune l’essere nati con una ingombrante eredità artistica, quella rispettivamente di Gianni Morandi, Gigi D’Alessio e infine quella al quadrato di Vittorio e Alessandro Gassmann. Percorsi differenti, per tre cantanti cresciuti dentro lo spettacolo molto prima di farne un mestiere. Prima che decidessero di seguire importanti orme che portavano con loro aspettative e inevitabili paragoni. 

Ognuno di loro ha lavorato da anni per costruire la propria autonomia. Leo Gassmann, vincitore delle Nuove Proposte nel 2020 torna all’Ariston, qualche mese fa, parlando del suo cognome e del pensiero di un confronto con chi lo ha preceduto, ha raccontato: «No, non ne ho mai avuto paura, anche perché credo che il confronto sia necessario, ognuno di noi si deve confrontare con il proprio passato. Io stimo la mia famiglia per quello che ha fatto e per quello che sta facendo ancora oggi, però quello che secondo me ognuno di noi deve capire è che noi siamo individui singoli, arriviamo su questo mondo con le nostre gambe e ce ne andremo con le nostre gambe». 

Impresa che ora dovrà portare avanti anche Tredici Pietro, erede di uno dei simboli della musica italiana e di Sanremo, in particolare: Gianni Morandi. Rapper, poterà all’Ariston un’estetica musicale e uno stile senza dubbio distanti da quelli paterni. Il suo nome è tra quelli del cast che genera più fermento: aveva già provato a partecipare al Festival l’anno scorso, ma senza successo. Poi, il rapper bolognese classe 1997, ha incassato una delle hit più riuscite della scorsa estate, il brano «Che gusto c’è», cantato con Fabri Fibra. E ora questa conferma. «I raccomandati non mi piacciono. Ho sempre odiato i ricchi, anche se io, agli occhi di qualcuno, lo sono. Sono figlio di una persona ricca, mi confronto con questa cosa e non so come fare», ha dichiarato di recente, confermando che il suo cognome, a volte, gli va un po’ stretto.

E poi c’è LDA, figlio di Gigi D’Alessio, che salirà sul palco assieme ad Aka 7even. Lui, che era già partecipato a Sanremo nel 2023, aveva poi raccontato in un podcast come gli fosse dispiaciuto non aver avuto al suo fianco il padre, come tanti altri giovani concorrenti. Questo perché il suo non è un papà anonimo, ma in grado di catturare tutta l’attenzione: «Non nego che mi ha dato molto fastidio il fatto che non mi sono potuto portare papà. Una cosa che mi ha fatto soffrire è questa. Io giustamente lui non posso portarlo. Ma anche il prossimo anno, fra 5 o 10. Io non me lo posso portare». Convivere con le aspettative che derivano da una famiglia d’arte, significa anche questo.  Essere figli d’arte è un vantaggio o una condanna? Questi tre artisti, accomunati da un cognome pesante, proveranno a dare la loro risposta. Personale. Con in comune il bisogno essere ascoltati per ciò che sono, non per le famiglie da cui provengono.

1 dicembre 2025

1 dicembre 2025

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