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Ficarra e Picone: «I meridionali cambiano, i politici no. Il Ponte? Era una nostra gag, Salvini ci ha presi sul serio»

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«Il ponte sullo Stretto fa evacuare, finalmente l’ha spiegato anche il ministro Tajani. Noi lo dicevamo già vent’anni fa. Ora anche lui e tutti a farci i titoli: non è giusto. La politica dovrebbe smettere di attingere al repertorio dei comici. Ci tengo a dirlo a Salvini: quello sul ponte era uno sketch. Non andava preso sul serio. E comunque, anche se ci fosse, da Roma a Palermo in treno anziché 15 ore ce ne metteresti 13: vuoi mettere la comodità?». È un riso amaro quello di Salvo Ficarra, pronto a tornare in tv con l’amico e sodale Valentino Picone. Nella miniserie Sicilia Express, dal 5 dicembre in cinque episodi su Netflix, Ficarra & Picone sono due infermieri pendolari tra l’ospedale a Milano e le rispettive famiglie a Catania. Nell’imminenza del Natale trovano un’alternativa ai voli carissimi («Possiamo fare Catania-Patrasso, Patrasso-Tunisi, Tunisi-Cracovia, Cracovia-Milano, 29 euro a tratta, invece di 735 per il diretto») e ai treni lentissimi: un portale magico formato cassonetto, qualcosa di simile al teletrasporto.

Una comicità dal tocco molto fantasy per il duo che da oltre trent’anni si muove liberamente tra cabaret, satira tv, teatro e cinema, con un occhio sempre attento alla realtà. «Cambiamo pelle ma rimaniamo gli stessi. L’intento è sempre quello di fare ridere. La serialità è un mondo a parte, la scrittura è diversa dal cinema, devi frazionare. Con Incastrati prendevamo in giro lo schema delle serie tv. In questa — scritta dai due con Fabrizio Cestaro, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, ndr — abbiamo voluto parlare di qualcosa di molto nostro, ma che riguarda tutta l’Italia. Perché, è il caso di ricordarlo, la Sicilia è Italia, perché magari qualche politico ci ascolta: siamo stati annessi, vi dovete fare carico di qualcosa», rilancia Picone. «I siciliani sono cambiati, ma la politica non si è evoluta. Gli ultimi scandali fanno rabbrividire. Non è accettabile che ci siano ancora problemi enormi».

Come la sanità che non funziona («Da noi si dice che il miglior medico in Sicilia è il comandante dell’aereo che ti porta al Nord»), le strade e autostrade inagibili per interminabili lavori in corso, l’acqua nelle case a intermittenza («Noi abbiamo iniziato a lavorare a Milano e a Roma per poterci fare una doccia»), il lavoro che non c’è. «Non parliamo della Sicilia, ma dell’Italia. È evidente che non c’è la volontà di risolvere, e non da oggi. La questione del gap tra Nord e Sud va al di là di quella del ponte di Messina».

C’è un presidente del Consiglio, Max Tortora, che in tv promette una vera unità d’Italia e a telecamere spente smorza l’entusiamo di chi ci crede. Nessun riferimento a qualcuno in particolare, assicurano i due. «Andiamo oltre la cronaca. Quando vedi che gli stessi comportamenti si reiterano non importa chi c’è al potere in questo momento». Gli scandali, fa notare Ficarra, «coinvolgono sempre gli stessi. E la grande ironia del popolo siciliano fa sì che li rivotino anche».

Si ride, tanto. Grazie anche a un cast in cui accanto alle mogli dei due infermieri (Katia Follesa e Barbara Tabita), recitano tra gli altri Sergio Vastano, Enrico Bertolino, Jerry Calà e Giorgio Tirabassi. «Il tono è favolistico. Ma abbiamo pescato dall’esperienza. Il pendolarismo appartiene alla nostra storia. Abbiamo scelto di continuare a vivere in Sicilia, mai avuto casa a Milano o a Roma. All’epoca di Striscia la notizia si era creata una comunità di persone che partiva il lunedì e tornava il venerdì sera, eravamo sempre gli stessi, praticamente un volo privato. Vedendo il trailer si sono riconosciuti in tanti, ci hanno scritto sui social». Citano un articolo di giornale. «Diceva che per le compagnie aeree è già Natale: un Catania – Milano costa 800 euro. L’alternativa è il treno? Da Palermo a Catania, 200 chilometri, ci vogliono quasi sei ore di treno». Cronaca vera. «Però uno si gode il paesaggio…».

27 novembre 2025

27 novembre 2025

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