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Caso Ricci, il «messaggio» di Genchi: «C’è chi ha tratto maggiori vantaggi»

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Mentre nei laboratori già impastavano il primo lievito per i panettoni di Natale, quelli da mandare in Australia via nave, martedì nessuno s’è accorto che nella saletta del famoso Bar Fiasconaro, di fronte al campanile della Matrice Vecchia, nel cuore di Castelbuono, 400 metri sopra Cefalù, era arrivato da Pesaro Massimiliano Santini, l’ex coordinatore Eventi per il Comune guidato fino a un anno fa dall’ex sindaco Matteo Ricci

Volto sconosciuto anche ai camerieri, invece premurosi per l’altro ben noto avventore, il loro concittadino Gioacchino Genchi, 64 anni, ex poliziotto esperto in intercettazioni, il perito informatico posto fuori servizio da vicequestore, poi reintegrato dal Consiglio di giustizia amministrativa, moglie magistrato, da tanti anni avvocato con studi a Roma e Palermo, le vacanze nel paese dove a 18 anni fu consigliere comunale del Msi, poi star con Antonio Di Pietro a un congresso di Italia dei valori. 

A lui, dopo un lungo viaggio, si è rivolto Santini da principale indagato nell’inchiesta per corruzione della Procura di Pesaro, rimasto in silenzio davanti ai pm nell’interrogatorio di garanzia, ma necessariamente loquace con Genchi. Caffè, dolcini e carte bollate. È bastato poco perché l’avvocato — in un’altra vita considerato il consulente numero uno del pool antimafia, ai tempi di Giovanni Falcone —, accettasse la difesa di questo imputato eccellente. Accordo raggiunto con un primo consiglio: «Lei deve affrancarsi dal contesto locale». Come dire, meglio evitare legali inserirti nell’ambiente marchigiano. E, infatti, scatta immediata la revoca della prima avvocata con studio a Pesaro, Paola Righetti. Non solo, ma la posizione va distinta da tutti, compreso Ricci. Esplicito Genchi: «Dobbiamo puntare al riconoscimento di tutte le attenuanti possibili, perché Santini non può essere considerato l’unico responsabile a sostenere il peso della vicenda». 

Attenuanti che possono appesantire le accuse contro Ricci? «Io difendo il mio assistito, non Ricci. Dobbiamo fare emergere possibili condotte di reato commesse da terzi soggetti, pubblici ufficiali e privati, eventualmente in concorso con lui». A Santini dona la massima di un suo maestro: «L’ingratitudine umana è più grande della misericordia di Dio». La lancia è affilata: «Santini ha tratto vantaggi economici, ma qualcuno sul suo lavoro ha tratto vantaggi politici ancora più importanti»

Scelta strategica seguita dalla richiesta di un nuovo interrogatorio, come scrive nella memoria Genchi: «Stavolta per parlare e anche per recuperare e leggere ai pm le chat cancellate sul telefonino di Santini». Materia e diavolerie congeniali all’ex poliziotto spesso descritto con l’appellativo di «Interceptor», come lo chiamavano sfottendolo. E facendolo arrabbiare. Mentre lui non perdeva occasione per ricordare di non avere mai intercettato nessuno, di non ascoltare, ma di incrociare numeri di telefono e tabulati scoprendo i pasticci di boss e fiancheggiatori, come già accadeva con Falcone. 

E adesso? «Adesso forniamo ai magistrati le password dell’account iCloud per aprire l’iPhone 14 ProMax di Santini». A che scopo? Presto detto: «Per agevolare il recupero dei backup iCloud relativi all’account WhatsApp già cancellato. Recuperiamo tutto». Con un «tutto» che spaventa chi già lo vive come sfida e minaccia. 

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7 agosto 2025

7 agosto 2025

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