La decarbonizzazione del sito di Taranto, per chi voglia rilevare l’ex Ilva, non è più un’opzione ma diventa un obbligo vincolante. Questa è la principale novità della nuova procedura di vendita degli asset aziendali di Ilva e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria: le offerte vincolanti dovranno essere presentate entro il 15 settembre 2025. I nuovi investitori dovranno impegnarsi allo spegnimento delle aree a caldo alimentate a carbone nel più breve tempo possibile, alla realizzazione fino a un massimo di tre forni elettrici e al pieno rispetto delle prescrizioni contenute nella nuova Aia, obbligo frutto dell’intesa raggiunta il 31 luglio al Mimit dal ministro Adolfo Urso con le istituzioni nazionali, la Regione Puglia e gli Enti locali, che hanno espresso un accordo unanime e deciso a favore della piena decarbonizzazione.
La tutela dell’occupazione
Rispetto al precedente bando, la nuova offerta vincolante dovrà anche prevedere l’acquisto dell’intero magazzino e un nuovo piano industriale che dovrà specificare il numero dei dipendenti che l’offerente intende mantenere. Il nuovo bando consente l’acquisto dell’intero complesso aziendale ma anche solo degli impianti del Nord e del Sud o di singoli rami d’azienda. E a parità di condizioni, sarà privilegiato chi meglio garantisce la continuità produttiva e la tutela occupazionale, la costruzione di un numero maggiore di forni elettrici e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione entro il termine più breve possibile.
Lo scontro Urso-Bitetti
Ma prima ancora che nelle mani del nuovo investitore, il futuro della nuova Ilva dipenderà dal confronto tra il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con il primo che non vuole firmare l’Accordo di programma proposto dal governo e il secondo che conferma la riunione del 12 agosto proprio per ratificare l’intesa. Urso chiama in causa direttamente Bitetti: al tavolo «il sindaco di Taranto dovrebbe manifestare qual è l’intendimento della città in merito alle proposte formulate da mesi con chiarezza e trasparenza». Poi l’affondo: «Il sindaco ci ha chiesto più volte di rinviare la riunione per convocare il Consiglio comunale e discutere del piano. Ieri, invece, ci ha detto che non è necessario, che hanno preso la decisione i capigruppo della maggioranza. Insomma, ciò che prima sembrava una condizione assolutamente necessaria non è più così necessaria. Il 12 sarà il giorno della verità e della
responsabilità».
I sindacati contro il sindaco
I sindacati sono con il governo: «Chi vuole chiudere l’Ilva — evidenzia il segretario generale Uilm, Rocco Palombella — se ne assuma le responsabilità». E se la Fiom, con il segretario generale Michele De Palma, sottolinea la «mancanza di qualsiasi senso delle istituzioni», la Fim, con il segretario generale Ferdinando Uliano, punta il dito sul sindaco: «La decisione di Bitetti e della sua maggioranza di non sostenere il piano di decarbonizzazione condanna lo stabilimento di Taranto alla perdita di oltre 7 mila posti di lavoro, tra dipendenti diretti e dell’indotto».
7 agosto 2025
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