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Le sensazioni non erano positive e i numeri del mercato italiano le hanno confermate: in ottobre sono state immatricolate 126.488 autovetture con un calo del 9,05% sullo stesso mese del 2023. Grazie alla (modesta) crescita accumulata nei primi mesi dell’anno, il 2024 dovrebbe chiudersi con un livello di immatricolazioni dell’ordine di 1.600.000 unità. Praticamente i numeri dello scorso anno che si era chiuso con 1.566.448 auto immatricolate, ma con una differenza notevole: le 250.000 unità in più rispetto al 2022. Qui si tratta di limitare i danni nell’ultimo bimestre, con il timore (fondato, per molti analisti) che il 2025 partirà male, tanto più con la certezza che non ci saranno incentivi. Un segnale forte che peraltro Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia, commenta positivamente: «Bene ha fatto il Governo a spostare risorse dove c’è mercato – quindi il settore Difesa – togliendole dove il mercato non risponde dopo aver buttato altre centinaia di milioni di euro in incentivi senza realizzare alcuna crescita, anzi, con il rischio di chiudere l’anno con un segno meno. Bisogna farsi una domanda sul bisogno ‘assoluto’ dell’auto elettrica».
Fiat non è più prima
Guardando alle Case, il risultato di ottobre ripete in fotocopia quello di settembre: Fiat non è più la prima forza del mercato dell’auto in Italia. Il serrato testa a testa tra Volkswagen e Toyota per il vertice della graduatoria questa volta vede prevalere, ancora di misura, il colosso di Wolfsburg anziché quello giapponese, come invece era avvenuto il mese precedente. Simile a quella di settembre la performance di Fiat a ottobre, la cui emorragia di vendite è stata del 43,4%. Il risultato di Volkswagen e di Toyota è invece positivo: entrambe hanno mostrato un trend di crescita nelle immatricolazioni, rispettivamente +11,8% e +7,4%. A seguire, nelle posizioni successive, Dacia e Renault, entrambe però in flessione (-4,6% e -7,8%). Poi Peugeot (+27,1%), BMW (+20,3%), Jeep (-11%), Ford (-13,5%) e Audi (-6,7%). Ottima performance, invece, per Skoda (+29,7%), MG (+22,4%) e Volvo (+23,8%). Dopo l’exploit di settembre, Tesla ha tirato i remi in barca: -46,6%, contribuendo in maniera determinante al risultato negativo delle elettriche.
Plug-in a picco
A proposito, le elettriche sono inchiodate al 4% di quota mensile e annua. A ottobre le immatricolazioni di BEV sono scese del 13,3% ma colpisce di più il calcolo di Dataforce Italia: nei primi 10 mesi le vetture aggiuntive rispetto al 2023 sono state appena un migliaio. Le auto a benzina hanno fatto segnare una flessione vicina alla media: -8% e rimangono di poco al di sopra del 50% di quota. Le diesel hanno registrato un calo del 13,1% (con le mild hybrid in leggera crescita). L’unica tipologia di alimentazione in costante espansione è quella full hybrid che a ottobre ha incrementato le immatricolazioni del 6,7% e facilmente nel 2025 opereranno il sorpasso sui veicoli a gasolio . Male, invece, le plug-in hybrid, nonostante la disponibilità ancora abbondante dei generosi ecobonus per le ibride alla spina: -26,5%.
Un terzo di auto immatricolazioni
Serve a poco, visto il momento, ma è corretto ricordare che nel 2019 ci si lamentava delle 1.917.106 unità immatricolate. Tra l’altro, senza le targhe assegnate nello sprint finale (44.293, pari al 34,9% sul totale) nel mese chiuso da poco sarebbe andata peggio. «In questa situazione appare sempre più urgente – afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che l’Unione Europea rompa gli indugi nel rivedere le sue posizioni sulla transizione energetica dell’auto. Essere prima della classe nel mondo su questo terreno sta già generando forti perdite al settore europeo dell’auto e all’economia dell’Unione. Proseguendo su questa strada la catastrofe è dietro l’angolo».
5 novembre 2024 (modifica il 5 novembre 2024 | 08:11)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
5 novembre 2024 (modifica il 5 novembre 2024 | 08:11)
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