Munari, creatività senza limiti: la collana in edicola con il «Corriere»

di Andrea Fanti Designer di pezzi culto, artista, genio della grafica, maestro di un metodo di progettazione non omologato. L’11 ottobre esce il primo volume della serie: «Fantasia»

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Personaggio eclettico, Bruno Munari (1907-1998) si è occupato di grafica, design industriale, arte e didattica, lasciando un segno indelebile in ogni disciplina a cui si è dedicato. Si unì giovanissimo al Futurismo, era inevitabile che il suo dinamismo trovasse in questo movimento le motivazioni per la sperimentazione portata al limite. Le sue Macchine inutili, dal 1930 in poi, sono la testimonianza dell’irriverente ironia dei suoi esordi, che continuerà con le Sculture da viaggio, e una buona dose di giocosità che accompagnerà tutta la sua opera. Il «Corriere» pubblica a partire dall’11 ottobre una serie di suoi libri, fondamentali per capire il Munari-pensiero.

Puntuale, metodico e rigoroso, Munari realizza oggetti di culto, dalla scimmietta Zizi (Compasso d’oro 1954) alla lampada a sospensione Falkland (1964), dal posacenere Cubo al sistema modulare Abitacolo (1971) pensato per una stanza per ragazzi, solo per citarne alcuni. Per quanto riguarda la didattica, dedica tantissimi laboratori ai bambini e per loro realizza più di ottanta libri; con il suo sguardo curioso invita a scoprire il mondo cominciando dall’infanzia. Precursore anche nell’ambito dell’educazione visiva e artistica, sa che per avere una società migliore bisogna cominciare dai bambini; trattandoli da adulti instaura con loro un rapporto paritetico abituandoli ad avere uno sguardo curioso sul mondo, sviluppando quattro facoltà a suo parere fondamentali: creatività, fantasia, immaginazione e invenzione.

Prima di tutto questo, però, la sua vocazione divulgativa comincia sulle pagine de «La Lettura» a metà degli anni Trenta, dove firma articoli su fotografia, tipografia ed esperimenti artistici. Il suo percorso di ricerca didattica parte invece con i seminari universitari negli anni Settanta, in seguito scrive cinque saggi, divenuti fondamentali per lo studio del design e per l’apporto dato alla professione del designer. Il primo di questi (l’11 ottobre in edicola con il nostro quotidiano) è Fantasia, testo propedeutico alla progettazione.

Chiaro, concreto, il volume getta le basi per una metodologia rigorosa. Definendo i valori di «fantasia, invenzione, creatività, immaginazione», Munari inventa una metodologia del progetto, con un avvincente ritmo ricco di riferimenti culturali e visivi. Il suo è un invito costante all’allargamento della conoscenza, all’indagine per scoprire cosa già esiste, per immaginare soluzioni ai diversi problemi che si pongono quando si progetta qualcosa.

Munari esorta a sovvertire i meccanismi mentali abituali, utilizzando tecniche di pensiero, spaziando con lo sguardo altrove, in diversi ambiti e culture, guardando anche a Oriente. Lo fa con lo studio di casistiche specifiche, con l’aggiunta di esempi noti e meno noti di progetti realizzati da architetti o artisti.

Fantasia è un saggio che esplora le molteplici sfaccettature della creatività, ovvero: «Tutto ciò che prima non c’era, anche se irrealizzabile» come scrive Munari. Le sottili provocazioni dell’autore contro l’omologazione del pensiero e la necessità di superarla, si alternano a intuizioni, esempi pratici, in un continuo invito alla condivisione fondamentale per migliorare la professione del designer.

I riferimenti culturali sono tanti. L’immagine di copertina, per esempio, La pennellessa con le trecce dalla femminilità accentuata dal manico sinuoso, viene messa a confronto con la famosa Testa di toro, ready-made di Picasso (1943) ottenuta assemblando un manubrio e un sellino da bicicletta; oppure i celebri quadri di Giuseppe Arcimboldo usati come invito a cercare un significato diverso alle cose in base all’uso che ne viene fatto: le verdure nelle opere dell’artista diventano elementi di un ritratto, così come le forchette di Munari (1958) diventano piccole mani, piegandone i rebbi.

L’uso del colore decontestualizzato crea effetti inediti e contradditori, come la baguette dipinta di blu da Man Ray (1960) o il profilo nero di Bob Dylan disegnato da Milton Glaser (1967) dove i capelli coloratissimi creano un contrasto iconico assoluto e un imbroglio riuscito, visto che lo stesso autore ammise che il profilo era quello di Marcel Duchamp, ma la notorietà del cantautore e una vaga somiglianza produssero l’effetto sperato.

Il cambio di materia, quando è legato alla creatività, produce sempre qualcosa di nuovo. Basta osservare opere surrealiste come la tazzina da caffè e il cucchiaino ricoperti di pelo di Meret Oppenheim (1936), oggetti impossibili. Oppure pensare alle cornici di gomma realizzate da Bruno Munari per Danese (1970) per capire che lo stesso meccanismo mentale di cambiare completamente il materiale per un oggetto comune può essere o una battuta ironica che crea disagio o una soluzione geniale per risolvere problemi pratici.

E così via fino ad affrontare altre tematiche legate alla progettazione, come l’invisibilità, il cambio di dimensioni o di proporzioni, dal veliero in bottiglia ai bonsai, dal naso di Pinocchio alla Poltrona di paglia alta tre metri di Alessandro Mendini (1974) che influenzano le metafore pop per allestimenti o comunicazioni visive.

I mostri della fantasia hanno sempre un effetto garantito: San Giorgio e il drago di Paolo Uccello, il Minotauro picassiano, il dio del sole egiziano Ra, la sirena «sbagliata» di Magritte intitolata Inventive Collection (1937) sono infinite le opere bizzarre che possono servire da ispirazione. Perché mettere «in relazione le relazioni», per Munari, dà infinite possibilità alla fantasia e alla creatività, a patto che ci sia un continuo avanzamento della conoscenza, un continuo aggiornamento.

I volumi in edicola

È composta da cinque libri la serie del «Corriere» dedicata a Bruno Munari. Dall’11 ottobre in edicola c’è Fantasia (ogni volume costa euro 9,90 più il prezzo del quotidiano). Sono saggi che invitano al dibattito, pensati sempre in funzione di una condivisione totale. Le intuizioni di Munari, le sue idee, la sua sperimentazione in tutti gli ambiti in cui si è applicato, dalla didattica al design industriale, dall’arte all’editoria, sono un enorme capitale culturale di un’attualità incredibile. I saggi che il «Corriere della Sera» ripropone, alcuni introvabili, sono stati ristampati in edizione anastatica, fedeli alla prima edizione originale. Ecco l’elenco dei titoli e delle uscite in edicola: 1 «Fantasia», venerdì 11 ottobre; 2 «Da cosa nasce cosa», venerdì 25 ottobre; 3 «Artista e designer», venerdì 8 novembre; 4 «Arte come mestiere», venerdì 22 novembre; 5 «Design e comunicazione visiva», in edicola venerdì 6 dicembre.

10 ottobre 2024 (modifica il 10 ottobre 2024 | 21:17)

10 ottobre 2024 (modifica il 10 ottobre 2024 | 21:17)