«I Beatles? Sono musica classica da non dimenticare»

di Marcello Parilli Una delle esposizioni è dedicata al collezionatissimo quartetto di Liverpool, con rarità, gadget e un pizzico di ironia, nell’anniversario del primo tour americano (1964)

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C’è qualcuno che nello stesso tempo è stato oggetto di culto assoluto, di apprezzamento artistico e di collezionismo dissennato più dei Beatles, la cui produzione di gadget, da quelli di valore storico agli oggetti più improbabili e kitsch, in Inghilterra china il capo solo davanti all’imponente merchandising della casa reale?

A 60 anni dallo storico primo tour negli Sati Uniti (31 concerti che diedero di fatto inizio alla «Beatlemania»), Mercanteinfiera dedica una delle sue mostre collaterali ai quattro ragazzi di Liverpool affidandone la realizzazione al presidente dei «Beatlesiani d’Italia Associati» Rolando Giambelli (aiutato da Luca Carlini), giornalista, fotografo, ma soprattutto uno dei massimi esperti in materia.

Uno che, tanto per capirci, guardando in controluce un vinile dei «Fab Four», è in grado di stabilire, dalla lunghezza delle varie tracce, di quale album si tratti (vedi lo «Scommettiamo Che» condotto da Fabrizio Frizzi nel 2001).

«Abbiamo portato a Parma molto materiale proveniente dal Beatles Museum che ho fondato a Brescia nel 2009: rarità discografiche, libri, poster, macchinine, miniature di piombo, un sitar che furono i primi a usare nel pop, una parete con tutte le copertine dei loro vinili e anche una decina di foto del grande Marcello Geppetti scattate a Roma durante il tour italiano del 1965 —racconta Giambelli —. Ma ci saranno anche cose divertenti, come un enorme poster dell’iconico passaggio pedonale di Abbey Road attraversato dai Beatles, davanti al quale farsi fotografare, possibilmente in quattro. O la presenza dei The Menlove, che sabato 12 alle 12.00 suoneranno un po’ di loro cover».

Ma come cominciò tutto?

«Ricordo ancora la data, era il 13 novembre del 1963. Avevo 13 anni e ascoltai su un juke box “Please Please Me” dopo un brano di Rita Pavone e uno di Peppino di Capri. Rimasi fulminato e la mia vità cambiò per sempre. Per esempio, una volta andai a St. Moritz in autostop per comprare un 45 giri che lì usciva due mesi prima. Ma erano altri tempi e c’era un altro modo di vivere le passioni».

Ha una sorta di «missione» da portare avanti?

«Mantenere vivo questo mito, farli conoscere a chi ormai ne sa poco o nulla. Perché questa è una forma di cultura, è musica classica».

Nella foto in alto, Rolando Giambelli, presidente dei «Beatlesiani d’Italia Associati», tra i memorabilia dei Fab Four del museo bresciano a loro dedicato

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9 ottobre 2024 (modifica il 9 ottobre 2024 | 09:09)

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