Una Luna piena di vita

di Giovanni Caprara il design dello spazio protagonista di una mostra a «Mercanteinfiera» che racconta come abiteremo il nostro satellite

Questo post è stato originariamente pubblicato su questo sito

Entro il decennio arriveranno immagini di vita dalla Luna. Rivedremo gli astronauti muoversi tra le sabbia grige e pulviscolari allestendo antenne, strumenti e abitacoli nei quali vivranno per mesi. Saranno i primi coloni su un altro corpo celeste e sarà l’inizio di una nuova storia fuori della Terra.

Inizierà dal polo sud lunare perché questa porzione dell’astro offre e condizioni favorevoli per un insediamento. Lì, ai bordi del cratere Shackleton, la luce è perenne e in questo modo garantisce energia, e nelle profondità di alcuni crateri della zona l’antico ghiaccio d’acqua portato dalle comete in epoche primordiali sarà prezioso per la sopravvivenza degli abitanti, oltre che per i motori dei razzi estraendo ossigeno e idrogeno.

Ben 44 nazioni, tra cui l’Italia, condividono il programma «Artemis» della Nasa mirato a questi obiettivi, coltivati in parallelo anche dalla Cina. Perché tutto diventi realtà si sta attualmente lavorando nei laboratori delle agenzie spaziali e nelle università, per esempio al Politecnico di Milano, al fine di sviluppare le indispensabili tecnologie. All’Estec, il centro dell’agenzia spaziale europea Esa, in Olanda, dedicato alla ricerca delle necessarie innovazioni, sono in corso interessanti esperimenti. Prima di tutto bisognerà costruire una casa solida che si aggiungerà alla casa mobile che ora l’Italia, con Thales Alenia Space, sta realizzando per la Nasa. Poi si guarda ad insediamenti più ampi e anche più confortevoli per consentire condizioni abitative più normali e soddisfacenti per i coloni.

Alcune delle nuove tecnologie sviluppate in Europa all’Estec sono esposte a «Mercateinfiera», a Parma, nella mostra collaterale «Shoot for the moon: come abiteremo il nostro satellite», in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea Esa. Dimostrazione che siamo già incamminati in modo concreto verso la vicina meta cosmica. «Utilizzando la regolite della superficie lunare abbiamo costruito dei mattoni con i quali metteremo insieme le pareti della futura abitazione — spiega Tommaso Ghidini a capo del dipartimento di meccanica dell’Estec —. Con il calore della radiazione solare, fondendo la sabbia del luogo, ricaveremo i blocchi necessari. Ci siamo riusciti partendo dalla ricostruzione in laboratorio di un materiale analogo che ha le stesse caratteristiche dei campioni raccolti da Neil Armstrong nella sua prima passeggiata nel 1969. Così abbiamo dimostrato che il procedimento è efficace, perché prima di tutto è sostenibile».

Nella regolite sono stati trovati elementi di varia natura, dal titanio all’alluminio, utili per diversi scopi. Una volta estratti, con delle stampanti 3D già collaudate all’Estec si potranno fabbricare i pezzi e i manufatti necessari. Ciò faciliterà l’insediamento anche dal punto di vista economico perché è impensabile portare i materiali dalla Terra.

Bisogna imparare ad utilizzare le risorse reperibili nei siti in cui gli astronauti vivranno. Per questo sarà altrettanto importante il bioreattore che produce cibo per l’alimentazione e ossigeno per la respirazione dalle alghe come la spirulina. Intanto la qualità dell’aria e la sicurezza saranno garantite da un altro strumento, rilevando pericolosi inquinanti.

Ma come sarà l’architettura della casa lunare? È la domanda che tutti ci poniamo suggestionati dalle immagini della fantascienza. Alcune archistar si sono cimentate in ardite esplorazioni teoriche ma in Esa, partendo da una visione possibile, hanno disegnato e realizzato modelli di un abitacolo capaci di risponde alle esigenze fondamentali. La Luna è un ambiente estremo («una magnifica desolazione» l’aveva definita Edwin «Buzz» Aldrin muovendo i primi passi lassù con Armstrong) e quindi deve tener conto dei rischi da eliminare, come le radiazioni e le polveri insidiose per i polmoni degli astronauti ma anche per gli impianti della colonia.

Oltre al fatto che la forza di gravità è sei volte inferiore a quella della Terra e tutto può diventare più facile o difficile a seconda delle operazioni da compiere. «Ma nell’immaginare il primo insediamento vorremmo salvare anche un criterio di bellezza — nota Tommaso Ghidini, il “costruttore lunare” — perché non si può vivere senza questa dimensione che allieta la mente».

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9 ottobre 2024 (modifica il 9 ottobre 2024 | 08:55)

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