«Forest Bathing, un’immersione per la salute fisica e mentale»

Lo psicoterapeuta Francesco Becheri spiega i benefici del contatto ravvicinato con la natura che l’umanità pratica dall’antichità I primi a parlare di Forest Bathing, che chiamano Shirin-yoku (bagno nella foresta), sono stati i giapponesi. Anche se, a dirla tutta, non hanno inventato niente, la conoscenza degli effetti benefici del contatto ravvicinato con la natura è nota fin dall’antichità. Loro, però, l’hanno codificata, costruendole intorno una robusta cornice scientifica. Dati accurati, provenienti da ricerche avviate a partire dagli anni ’80, il pioniere è un medico di origine cinese che vive nel Paese nipponico, Qing Li. «Il Forest Bathing rinsalda il legame millenario con la natura che l’uomo, negli ultimi due secoli, ha perso», spiega Francesco Becheri, psicoterapeuta di formazione, fondatore e responsabile scientifico della Stazione di Terapia Forestale Piani dei Termini, sull’Appennino pistoiese. Il professionista che l’ha importata nel nostro Paese avverte che non si tratta di semplici passeggiate nei boschi, «c’è un protocollo da seguire, una metodologia scientifica che guida e stimola l’attenzione della mente e dei sensi verso il contesto naturale», e specifica che «in Giappone si parla già di medicina forestale, applicata con prescrizioni». Anche l’Italia raccoglie dati. I primi arrivano da uno studio del Cnr, condotto in collaborazione con il Cai, su 1.000 persone in 40 siti forestali. «I risultati non si discostano da quelli internazionali: il Forest Bathing, se praticato seguendo il protocollo, non migliora solo l’umore, come è facile immaginare, ma agisce su frequenza cardiaca, pressione sanguigna e livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, facendoli diminuire, e arriva a rinforzare il sistema immunitario, facilitando la produzione dei linfociti Nk». Il 25 ottobre, Forestami Academy offre una prova di Forest Bathing al Parco Nord Milano con lo stesso Becheri. Lui rimarca, «nei boschi remoti la fusione è totale, attenuata nelle città ma funziona ugualmente: è una pratica efficace, a costo zero, per tutti». Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati. 19 settembre 2024 (modifica il 19 settembre 2024 | 08:02) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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I primi a parlare di Forest Bathing, che chiamano Shirin-yoku (bagno nella foresta), sono stati i giapponesi. Anche se, a dirla tutta, non hanno inventato niente, la conoscenza degli effetti benefici del contatto ravvicinato con la natura è nota fin dall’antichità. Loro, però, l’hanno codificata, costruendole intorno una robusta

cornice scientifica. Dati accurati, provenienti da ricerche avviate a partire dagli anni ’80, il pioniere è un medico di origine cinese che vive nel Paese nipponico, Qing Li. «Il Forest Bathing rinsalda il legame millenario con la natura che l’uomo, negli ultimi due secoli, ha perso», spiega Francesco Becheri, psicoterapeuta di formazione, fondatore e responsabile scientifico della Stazione di Terapia Forestale Piani dei Termini, sull’Appennino pistoiese. Il professionista che l’ha importata nel nostro Paese avverte che non si tratta di semplici passeggiate nei boschi, «c’è un protocollo da seguire, una metodologia scientifica che guida e stimola l’attenzione della mente e dei sensi verso il contesto naturale», e specifica che «in Giappone si parla già di medicina forestale, applicata con prescrizioni». Anche l’Italia raccoglie dati. I primi arrivano da uno studio del Cnr, condotto in collaborazione con il Cai, su 1.000 persone in 40 siti forestali. «I risultati non si discostano da quelli internazionali: il Forest Bathing, se praticato seguendo il protocollo, non migliora solo l’umore, come è facile immaginare, ma agisce su frequenza cardiaca, pressione sanguigna e livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, facendoli diminuire, e arriva a rinforzare il sistema immunitario, facilitando la produzione dei linfociti Nk». Il 25 ottobre, Forestami Academy offre una prova di Forest Bathing al Parco Nord Milano con lo stesso Becheri. Lui rimarca, «nei boschi remoti la fusione è totale, attenuata nelle città ma funziona ugualmente: è una pratica efficace, a costo zero, per tutti».

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19 settembre 2024 (modifica il 19 settembre 2024 | 08:02)

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