Storia di un vecchio

Storia di un vecchio

 

Sull’arida terra

ereditata dall’estate,

che giorno dopo giorno

ha implacabilmente riarso,

sul letto di essa,

foglie secche, sparse,

dai colori giallo-rame,

riposano con freschezza

nella pelle di novembre.

Cadeva il tramonto verso

l’ultima tenue luce,

sposando le prime ombre

della vicina notte.

Nuvole grigie a gregge,

spinte dallo scirocco,

se ne andavano verso nord.

Seduto, s’una sedia impagliata

chissà da quanti anni,

un vecchio brontolava

masticando del tabacco,

sputacchiando qua e la.

Volse lo sguardo al cielo,

se non piove ora, pioverà

prima che scocca le otto.*

Chinava il capo racccontando

storie della sua vita.

L’ammiravo come un bambino

ammira il suo giocattolo.

Poi disse: queste spalle

precocemente impiagate

da tanti pesanti sacchi,

dal dramma della provertà.

Come prevista pioggia,

Un lampo, un schianto,

   * ore 20

da schiarire la città,

echeggia un tuono, vomitando

nella valle sottostante

dell’antica bella Fermo.

Rivoli d’acqua sulle vie,

sulla piazza con i sanpietrini,

pezzi di granito grigio

come questo freddo novembre,

bagnati dal pianto corale

che il cielo plumbeo riversa

ovunque sul letto d’autunno.

Sotto un antico porticato

il vecchio zuppo si copriva

e disse: almeno la pioggia

a farci compagnia, dopo

una vita di duro lavoro

ho guadagnato l’abbandono,

la morte morale mi coglie.

A farmi compagnia la solitudine,

una realtà indesiderata

che maschera sudore e sacrifici.

                14/12/2011 ore 21