Se a primavera t’illumini
di mattini vivi di rugiada
e non provi guardare oltre,
sappi, solo ieri s’è spenta
l’alba d’un giorno radioso.
Azzarda lo guardo altrove,
s’aprirà finestra d’un domani
e rivivrai giorni sereni, felici,
risentirai voce cara, spenta
su lago di silenzio, dolore.
Se non provi di abbandonarti
sul grembo del giorno che muore,
o nel sonno di chi t’amava,
sarai fruscello secco trascinato
via dalla furia del vento.
Se penso a quel prato verde,
la tua mano stretta con la mia,
le albe avevano senso viverle,
i tramonti morivano con i baci.
Poi venne l’accorato pianto,
ma dimmi chi, chi non piange?
Volevo scrivere un favola,
poi venne questo pensiero di te.
Oggi il cuore s’invoglia di mutare
i tanti ricordi che mi trascinano
ogni attimo verso tempi lontani,
che mi conobbero uomo felice,
spero sia vero, com’è vero che batte.
Burnaby 12/5/2005