Come felino di sera,
con leggeri passi
sui secolari vicoli
in solitudine andavo,
strappando ai giorni
pugni di minuti che
dall’alba al tramonto
correvano ripetitivi.
In gola moriva parola
e tanto avrei gridato
contro amara nostalgia,
un verme che si nutre
dentro affannato petto.
Vicoli dell’infanzia,
stracolmi di miseria,
trasudati, rosi mattoni,
arrugginiti i cardini
sulle porte incrostate.
Potrò evadere dalla galera;
mai dal richiamo caro.
Non c’è luogo che si ama
più di questi secolari
profili sempre oscuri.
Questo interrato morbo,
nato da radici profonde
fin dalle prime poppate;
si porta tutta la vita.
27/10/2009